Recensione “Fury” (2015)

Brad Pitt a caccia di nazisti ha sempre un certo fascino, indelebile la sua interpretazione in “Bastardi Senza Gloria” di Tarantino.
Stavolta non è a capo dei Bastardi ma di un gruppo di Alleati.
Ci troviamo infatti in Germania nel 1945, anno decisivo per la seconda guerra mondiale.

Il sergente americano Don Collier (Brad Pitt) è al comando di un carroarmato (Fury) con il suo gruppo.
A loro in seguito si aggiunge la nuova recluta Norman Ellison (Logan Lerman), un ragazzo molto giovane che con la guerra c’entra poco o nulla, e lo dimostra già dalle prime battaglie.
La sua paura, la sua inattitudine, le sue preoccupazioni saranno il fulcro di questa narrazione.

Il regista David Ayer ci trasmette tutta la sofferenza della guerra grazie a due dialettiche predominanti: la disperazione di Norman, un ragazzo completamente avverso all’orrore della guerra; e il ruolo claustrofobico del carroarmato, sia un mezzo dove rifugiarsi e uscire di rado sia un mondo dove i “rumori” della strage sono smorzati.
Il dramma emotivo del ragazzo e le scene di guerra sono ben bilanciati e ci mostrano in pieno cosa si prova ad essere totalmente impreparati nei confronti di queste catastrofi.
Ovviamente anche grazie al sergente e alla sua squadra, il ragazzo subisce un cambiamento psicologico che, come da copione, assume proporzioni maggiori alla morte della ragazza con cui vorrebbe stare.
Unica pecca forse la lunghezza del film. Le due ore potevano essere spalmate meglio, eliminando alcune scene ridondanti di battaglia.

In compenso il cast si comporta egregiamente. Brad Pitt è come il vino, più “invecchia” piu ci regala performance emozionanti (Moneyball su tutte), replicando a poche e ignoranti critiche del tipo “bello ma non balla”.
Logan Lerman, vero protagonista della pellicola, ci fa vedere le sue doti recitative confronandosi senza timori con un cast stellare, e ci regala la miglior interpretazione della sua carriera (finora).
Ottime anche le interpretazioni degli altri protagonisti Shia LaBeouf, Jon Bernthal e Michael Pena.
Il finale un po’ scontato non ci fa cambiare idea su un film che bisogna assolutamente visionare.

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