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Recensione "Il Libro di Renfield" di Tim Lucas

Creato il 05 aprile 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori, 
oggi vi parlerò di un bel volume della Gargoyle, Il libro di Renfield. Il romanzo, scritto da Tim Lucas, prende le mosse da un personaggio secondario del celebre Dracula di Bram Stoker, descrivendo l'esistenza drammatica di quello che è il primo discepolo del Signore del Sangue, il Conte vampiro più amato di tutti i tempi: Renfield.
Trama: Uno dei personaggi più misteriosi e inquietanti del Dracula di Bram Stoker e' senza dubbio Renfield, il pazzo zoofago rinchiuso nel manicomio di Carfax: da lui ha addirittura mutuato il nome una sindrome patologica caratterizzata da un quadro psicologico disturbato che scatena nel malato l’impulso irrefrenabile all’assunzione orale di sangue.Se la figura di Dracula e' stata vista da alcuni studiosi come l’immagine specularmente rovesciata di Gesu' Cristo, analogamente Renfield e' stato sovente indicato come il Giovanni Battista di Dracula, colui che ne prepara la venuta e ne annuncia il tenebroso messaggio…Ma cosa si nasconde dietro la maschera del folle?Chi e' realmente Renfield e cosa ha scatenato la sua follia?La risposta in questo coinvolgente spin-off del romanzo di Stoker, che scava nella psiche del personaggio utilizzando lo stesso racconto da questi reso al Dr Jack Seward.Un modo per affrontare con un taglio diverso uno dei capolavori indiscussi della letteratura horror, colmandone i vuoti narrativi e alimentandone genialmente il mito senza mai attentare all’integrità del testo originale.
RECENSIONEQuesto romanzo è una vera e propria esperienza narrativa, una prova di scrittura di alto livello. L'autore, Tim Lucas, ha dato prova di una bravura magistrale nel riuscire a creare una storia credibile e coerente con il plot di Dracula, narrandola attraverso un lessico tipicamente vittoriano ed incredibilmente vicino per sfumature e sintassi a quello di Stoker. Il linguaggio usato è rarefatto, il fraseggiare ricco e strutturato, vi è un uso massiccio di aggettivi e una grande attenzione per i dettagli. Tutto questo rende il romanzo estremamente efficace. Non è un testo scritto nel XXI secolo: è "davvero" un romanzo nato dai diari di Jack Seward, lo psichiatra che ebbe in cura Reinfield fino alla morte. Lo scrittore ha scelto di presentare questa vicenda come un resoconto pubblicato dal nipote di Seward, dopo più di cento anni: esso è costituito dall'assemblaggio dei resoconti delle sedute tra lo psichiatra e Renfield, da porzioni del diario personale dello stesso dottor Seward e da parti del volume di Bram Stoker, il tutto fuso in maniera armonica e scorrevolissima.
La vicenda parte dal primo incontro nel manicomio di Carfax tra Renfield e Seward: l'uomo è stato portato presso la casa di cura perchè sorpreso a divorare un ratto presso le rovine di Carfax Abbey. E' agitato, intemperante e pericoloso, e mostra strani segni di insofferenza alla vista della luce solare e una strana attrazione per tutto ciò che proviene dal mondo animale; a questi periodi di furia alterna fasi di estrema lucidità, in cui fa mostra di una cultura sorprendente. Il direttore del manicomio, il dottor Jack Seward, appunto, non può non notare lo strano comportamento del suo paziente. Egli è un medico giovane, che usa metodi innovativi in un periodo quale quello Vittoriano dove il massimo delle cure psichiatriche si traduceva in una reclusione a vita o nel peggiore dei casi in lobotomie irreversibili.
Seward parla con Renfield, lo ascolta, ne rimane sconvolto e insieme affascinato, lo segue nei deliri tortuosi della sua mente e, nello stesso tempo, cerca un bandolo per risolvere il mistero che avvolge il suo misterioso paziente. Già: perché di Renfield si sa poco o nulla, e ciò che conosciamo lo dobbiamo alle poche informazioni che Bram Stoker ha seminato qua e là. Tuttavia Tim Lucas sopperisce a questa mancanza con grande bravura, creando un background credibile e doloroso per questo"soldato dimenticato" dell'armata delle tenebre.
Il passato di Renfield è tragico: bambino abbandonato, rifiutato dalla piccola comunità in cui è vissuto, ha trovato accoglienza e affetto solo presso un pastore, Padre Renfield, appunto, che gli da nome, un tetto sulla testa, un'istruzione e un simulacro di affetto. Ma ciò che al piccolo manca è la figura materna e nessuno, nè le famiglie cui viene temporaneamente affidato - che si rivelano grette e meschine - nè la governante Moira, riescono davvero a comprendere il crudo, doloroso bisogno di affetto del piccolo. In queste pagine dolorose si avverte l'eco di altri protagonisti, prima fra tutte l'infanzia dolorosa di David Copperfield di C. Dickens: sia pure narrata con sensibilità moderna, la vicenda del piccolo Renfield ha molte affinità con quella dickensiana. Non nella trama, intendiamoci: ma nel modo in cui viene descritta la solitudine straziante di un bambino privo di genitori e rifiutato dalla società in cui vive.
L'unica consolazione di Renfield è osservare la natura... immergersi, esser parte della natura stessa. Egli, grazie alla sua spiccata sensibilità, diviene insetto, lepre, scoiattolo o cane: egli sente ciò che provano gli animali, avverte la loro paura della crudeltà degli esseri umani. Renfield odia chi lo priva, per pura crudeltà, chi lo priva del suo unico amico, un topolino di nome Jolly e detesta profondamente Moira, che ha ucciso una lepre ferita che lui aveva cercato di curare. Una parte della sua mente è in totale sintonia con il mondo animale e ad esso sente di appartenere. E' in totale sintonia con ogni essere animale, tanto da comprendere lo strazio che essi provano nella morte, e la rassegnazione che consente loro di andar via in pace:
...sapete bene che quegli occhi che ricambieranno il vostro sguardo, in quel tremendo istante, sapranno infinitamente di più della morte e del morire di quanto mai potrete saperne voi. Sarà come se l'avessero già affrontata e ne ricordassero ogni dettaglio. Quello che vedrete nei loro occhi non sarà saggezza né coraggio bensì consapevolezza... la cognizione che le vostre parole di conforto sono soltanto un inganno, che quella faccia coraggiosa che indosserete per l'occasione è solo una maschera.
Ma, nello stesso tempo, Renfield lega a sé Seward con un magnetico e insieme impercettibile filo. La vicenda, infatti, si svolge su due binari: il primo riguarda la narrazione che Reinfield fa della sua vita al medico, dall'infanzia fino alla conoscenza con una misteriosa donna, Madame Volpes che rappresenterà per il ragazzino la madre e la guida che lui non aveva mai potuto avere... una madre al negativo, però, che lo porterà alla conoscenza dell'orrore assoluto. Del Mestro. Di Dracula.
Il secondo piano della narrazione è quello che ha come protagonista Jack Seward: in esso troviamo le vicende ampiamente descritte in Dracula, ossia l'amore di Jack per Lucy, non ricambiato, e la scelta della giovane di sposare Arthur, sino alla sua tragica fine (paletto e aglio in bocca compresi). In questa parte della vicenda, l'Autore ha inserito dei passaggi del volume di Bram Stoker che sono individuati attraverso il grassetto, rendendo concreta l'idea della continuità tra vicenda principale e spin-off.
Di grande impatto sono anche le valutazioni di matrice psichiatrica che accompagnano le considerazioni di Jack Seward su Reinfield. Anzi, ad un certo punto, lo psichiatra si rende conto che Renfield sembra giocare in maniera perversa con lui (sopratutto nella fase successiva al rifiuto da parte di Lucy) finendo quasi per trascinarlo nei suoi deliri onirici.
Che sia un narratore attendibile o meno, è Reinfield stesso a tenere la bussola, mentre esploro i recessi della sua mente.Non posso far altro che seguirlo, ovunque mi conduca. Dovrò stare attendo a non trascurare alcun dettaglio; qualunque cosa sia abbastanza reale da esser presa per buona dal paziente è rilevante ai fini della terapia.
Il romanzo procede con un ritmo uniforme, assumendo via via toni sempre più cupi, gotici che portano alla tragedia che coinvolgerà lo stesso schiavo di Dracula. Alla fine il protagonista comprende di non essere un figlio, ma solo un servo, per di più sacrificabile. E' questa la grande bravura dell'Autore: dare l'idea, attraverso una grande sensibilità narrativa, di quanto sia stato tragico il destino di quest'uomo. Orfano di madre, rifiutato dalla sua gente, alla perenne ricerca di un affetto vero, autentico, e infine privato dell'unica illusione che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta: l'immortalità. Non si può non soffrire con quest'uomo disturbato che nasconde ancora in se il bambino abbandonato, piegato dalla mancanza d'amore e indurito dalla solitudine, distrutto da un essere crudele che non si fa scrupoli di eliminarlo nel momento in cui Reinfield, con un sussulto estremo di dignità, si ribella al suo nuovo Dio. 
Un ultima nota poi merita il rapporto che lega il protagonista con gli animali: è un sentimento malato, a volte morboso. Eppure lascia comprendere attraverso le righe quanto l'Autore della conoscere e stimare gli animali che vengono descritti nei lor comportamenti con passaggi di una bellezza struggente, quasi dolorosa.
L'AUTORE:Nato a Cincinnati (Ohio) nel 1956, Tim Lucas e' un affermato critico cinematografico, curatore della pluripremiata rivista Video Watchdog, attiva da oltre venti anni. Oltre a varie attivita' come sceneggiatore, biografo e poeta, Lucas e' autore di Mario Bava: All the Colors of the Dark (2007), considerato il saggio piu' approfondito ed esaustivo sul cinema del grande Maestro italiano dell’horror, premiato con L’International Horror Guild Award. Il libro di Renfield e' il suo secondo romanzo dopo Throat Sprockets (1994), ispirato a una graphic novel.

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