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Recensione "Il Libro Segreto delle Cose Sacre" di Torsten Krol

Creato il 27 settembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Il Libro Segreto delle Cose Sacre" di Torsten Krol

Pubblicato da Valentina Coluccelli Titolo originale: The Secret Book of Sacred Things Autore: Torsten Krol Editore: ISBN Pagine: 384 Prezzo: 16,90  In libreria dal: 20 settembre 2012 Quarta: Cosa accadrebbe in un mondo post-apocalittico dove gli uomini sono soggiogati alle donne? Dopo l’impatto con la Grande Pietra, la vita sulla Terra è quasi completamente scomparsa. Ma in una valle remota, le Sorelle di Selene hanno ricreato un angolo di civiltà: sono le donne, dedite al culto della luna, a governare il villaggio, mentre gli uomini sbrigano i lavori di fatica come cacciare e macinare il grano. La luna, però, con la sua orbita che ogni settima notte si avvicina pericolosamente alla Terra, minaccia il villaggio: le adepte devono offrirle continui sacrifici per far sì che rimanga al suo posto in cielo. Tra le sorelle più giovani c’è la dodicenne Aurora, la Scriba della chiesa, il cui compito è scrivere e riscrivere il nome della dea, in un’infinita preghiera di inchiostro. A mettere in discussione le sue certezze è l’arrivo di Willa: sfacciata e mascolina, la nuova sorella è destinata a sconvolgere l’equilibrio della comunità... Quello che avete in mano è il diario di Aurora: il libro segreto delle cose sacre.
RECENSIONE Se provo a sciorinare nella mente i molti tag possibili – importanti e meno – attribuibili a questo terzo libro del misterioso Torsten Krol, alla ricerca dei motivi portanti del testo e delle finalità dell’autore (che non scrive mai per mero gusto estetico o ludico, come dimostrano i due precedenti romanzi), mi rendo conto ancor più lucidamente di quanto non sia già accaduto durante la lettura, di come una storia all’apparenza così semplice e immediata in realtà sia sapientemente stratificata e valorizzata da inusuali scelte narrative. Eppure, tra tutti questi tag romanzo post-apocalittico, romanzo apocalittico (second impact), distopia, perdita della memoria storica, ginecocrazia, matriarcalismo, bildungsroman, slice of life, religione, ritorno al culto animista – quello che continua a lampeggiare come un allarme e che chiede di esser scoperto, ascoltato, sviscerato, è quello di Verità, e il suo essere soggettiva, vulnerabile, irraggiungibile. In una Terra devastata dall’impatto con un meteorite che, scontratosi prima con la Luna, si è scagliato in mille frammenti sull’umanità risparmiandone solo una minuscola parte, i pochissimi superstiti (parliamo di qualche decina di persone) conducono una nuova esistenza relativamente tranquilla. Nonostante siano passate qualche centinaia d’anni dalla tragedia, non c’è stata nessuna evoluzione delle condizioni di vita, né un aumento significativo della popolazione: perdute quasi completamente la memoria storica e definitivamente ogni forma di tecnologia (con l’esclusione di uno strumento per scrutare il cielo), le persone vivono in una dimensione bucolica e in una condizione di staticità sociale. Seguendo i dettami di sorella Winona – “sempre sia lodato il nome di sorella Winona” –, colei che nel “vecchio-mondo-lontano-lontano” portò un piccolo gruppo di persone in questa isolata regione che venne risparmiata dal cataclisma, le donne gestiscono la vita comunitaria e religiosa: gli uomini, ritenuti responsabili della fine del vecchio mondo perché incapaci “di controllare i loro appetiti di dominio e massacro”, hanno come unico compito il lavoro materiale per la collettività, ma nessun ruolo decisionale, mentre le donne sono educate sin da piccole nella chiesa di Selene – che potranno liberamente lasciare una volta raggiunta l’età da marito – , dove imparano a leggere e scrivere e soprattutto a pregare. Perché è proprio sulla preghiera che le sorelle rivolgono costantemente a Selene, personificazione del satellite che – secondo la loro visione – ha salvato l’Umanità, che l’intera comunità fa affidamento affinché essa non scuota la terra né le si avvicini troppo. Dopo essersi sacrificata per gli uomini, infatti, Selene è rimasta deturpata dall’impatto con la grande pietra ed ha cambiato il suo cammino attorno alla Terra: ogni Settima Notte le passa così vicino da scatenare spesso dei terrificanti lunamoti, poi si allontana per tre notti e torna ad avvicinarsi nelle seguenti tre.
Il volto di Selene la settima notte è meraviglioso e terribile, perché annulla le stelle tanto è vicina a noi e la sua forza immensa arriva fino alla Terra, stringendoci in un abbraccio amorevole. Nel vecchio mondo Selene mostrava solamente un lato di sé, tanto girava lenta, ma da quando è stata colpita dalla grande pietra tutto è cambiato. Ora ruota così veloce che la vediamo davvero girare e riusciamo a distinguere le montagne e le pianure del suo lato lontano. Ci mostra ogni parte di sé, compresa la lunga ferita del suo sacrificio, quella che le ha lasciato il colpo che ci ha salvato dalla catastrofe.
In questa ginecocrazia, fondata forse su un culto ingenuo e ben lontano dall’autarchica ragione del vecchio mondo, ma caratterizzata da ordine, pace, semplicità, compassione e accettazione, all’uomo è limitata la possibilità di scelta, ma non gli vengono negati in alcun modo il rispetto e la dignità: “c’erano altri posti e altra gente nel vecchio mondo, ma sono stati tutti distrutti perché veneravano cose che non erano fatte per essere venerate, cose di poca importanza che ora non esistono più […] ora ci occupiamo solo delle cose che sono veramente importanti, come coltivare ortaggi da mangiare e pregare Selene”; “la valle può contenere ogni tipo di persona […] l’unica cosa che non è permesso fare è restare senza fare niente, senza dare nessun contributo al villaggio”. Nonostante questo, gli uomini del villaggio vogliono conquistare un ruolo di parità con le donne – o forse perfino di supremazia – e iniziano ad avanzare pretese, dichiarando di non credere in Selene – in realtà causa del disastro apocalittico e continua minaccia – ma in Sol, l’unico vero protettore affidabile. La loro rivolta, che all’inizio prende forma con piccoli ammutinamenti, come la mancanza di rispetto nei confronti delle sorelle o il riportare a casa, con forza, dalla chiesa le figlie più giovani, prende via via toni sempre più prepotenti e violenti, crudelmente inaspriti dall’arrivo della seconda terribile – e forse definitiva – apocalisse. Tutto questo – la realtà del villaggio e della chiesa, la vita serena e ordinata stravolta dagli uomini e dalla nuova catastrofe, lo scontro tra due verità, sia religiose sia sociali, che non possono rivendicare completa giustezza e che hanno una buona parte di ragione ciascuna – è raccontato attraverso gli occhi della giovanissima Aurora, detta Rory. Scriba delle sorelle di Selene – ruolo unico e di prestigio –, Rory ha il compito di scrivere sul Libro dei Nomi il nome di Selene centinaia e centinaia di volte al giorno, in una continua preghiera; ma spinta dal maelstrom di emozioni e pensieri che le ribolle nell’anima, decide di “rubare” tempo e inchiostro alle sue preghiere, per poter scrivere quello che pensa e quello che vive in un libro segreto (quello del titolo) che rimarrà come testimonianza per quelli che verranno dopo di lei. L’unico libro esistente al mondo. Ciò che turba il lettore è che Rory è quanto di più lontano ci si possa aspettare da una piccola protagonista, a maggior ragione da una cresciuta in un ambiente semplice e fortemente spirituale, e insignita di un ruolo di rilievo e responsabilità. Saccente e superba, ritiene tutti ingenui se non proprio stupidi e in errore. Egoista e meschina, manipola eventi e persone a proprio vantaggio. Intrigante e sfacciata, affronta ogni cosa e parla agli altri con superiorità e maleducazione. Convinta di possedere l’unica Verità – per quanto questa sia priva di prove e fondamenti –, inveisce contro le verità sciocche e rozze del popolo dei pescatori (l’unico altro clan conosciuto, che vive al di là delle montagne e adora il grande dio Rombo), contro quelle semplici della sua compagna di letto, contro quelle ambiziose dell’umanità del vecchio mondo, contro quelle materialiste degli uomini del villaggio e persino contro quelle modeste delle sue consorelle. Una compagna di viaggio scomoda, insomma. Eppure, al di là dell’educazione ricevuta, al di là del fanatismo in cui inciampa, al di là dell’animo invidioso, Aurora ha ragione a ritenersi più intelligente e più lucida degli altri, di tutti gli altri. Ed è facile quindi attraverso di lei cogliere il gioco di Verità che si avvicendano, si scontrano, cercano di soffocarsi, muoiono e rifioriscono, in un mondo in cui non esiste più nulla per stabilire cosa sia e cosa non sia, in un mondo privo di strumenti e conoscenze, all’oscuro del proprio passato e probabilmente senza un futuro… E non stupisce che sia proprio Rory l’unica a maturare la consapevolezza della Verità, l’unica a far germogliare il seme di una razionalità perduta [la citazione potrebbe contenere spoiler]:
“Cose in cielo… non Selene o Sol… sono solo cose che stanno in cielo… […] Non vogliono dire niente! Sono solo cose che non sanno nemmeno che siamo qui! Smettete di pregare! Smettetela! Non sentono niente! Sono troppo lontane! Non gliene frega niente di noi! Smettete di pregare… […] Non conta più niente! Nessuno ha fatto succedere nulla! È successo e basta… siete degli stupidi, stupidi, stupidi…!”
Un libro che, al di là della storia che appare in superficie, cadenzata e semplice, mette in gioco profonde riflessioni sui temi ontologici, antropologici ed escatologici che albergano nell’animo dell’Uomo: sempre in conflitto, sempre alla ricerca di una risposta, sempre a rischio di smarrirsi in questo mondo che “trascura le cose semplici, le cose importanti”.
L'AUTORE Torsten Krol è autore di due precedenti romanzi, pubblicati in Italia da Isbn Edizioni: Callisto (selezione Premio Bancarella 2008) e Gli uomini delfino (2009). Nessun editore, agente o lettore lo ha mai visto in volto. Si dice viva in Australia, ma la sua identità rimane ignota.

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