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Recensione "Io sono un'assassina" di Silvia Tani

Creato il 01 luglio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori e lettrici,
oggi vi presento un libro scritto da Cinzia Tani, scrittrice e conduttrice radiofonica, oltre che volto noto del piccolo schermo per i suoi programmi d'inchiesta. Si tratta di un'opera interessante e particolare dal titolo intrigante: Io sono un'assassina. Al di là del sensazionalismo che può generare una simile dichiarazione, vi è un volume pregno di storie declinate al femminile, dove sangue, morte ed emozioni primordiali la fanno da padrone.
Trama:
Affrontare apertamente il comportamento criminale femminile ha sempre rappresentato una sfida in una società che spesso tende a relegare la donna nel ruolo tradizionale di custode del focolare domestico.

Una sfida che Cinzia Tani raccoglie inIo sono un'assassina,sostituendo i tanto celebrati miti dell'amore e della cura, della mitezza e della dedizione con moti dell'animo più odiosi, ma forse più veri: rabbia, invidia, vendetta, avidità, passione, perversione erotica... E ci narra ventuno storie di giovani assassine, dipanate in due secoli e in otto nazioni diverse: dal delitto di Road Hill del 1860, in cui Costance Kent uccise il fratellastro di appena quattro anni, alla parricida Violette Nozière, cantata dal movimento surrealista francese come icona del ribellismo, alla ventenne Irma Grese, «la Belva di Belsen», sadica torturatrice in un campo di concentramento nazista, alla nostrana Pupetta Maresca, assassina per vendicare l'amato sposo, alla diciannovenne Florence Rey, una «terrorista per caso», autrice, insieme al fidanzato, di una sanguinosa mattanza per le strade di Parigi nel 1994, fino al delitto passionale di Anna Maria Sacco, che ha ucciso a Dublino il marito violento e fedifrago. Cinzia Tani ripercorre le tappe delle indagini, dalla scoperta della vittima all'identificazione della responsabile, descrivendo i drammatici istanti del delitto e i suoi retroscena, sulla base dei rapporti ufficiali di polizia, dei verbali di interrogatorio, dei fascicoli del processo, delle perizie psichiatriche. Ventuno casi emblematici che l'autrice tratteggia soffermandosi sulle vicende personali delle criminali, sulle dinamiche psicologiche che motivarono l'efferatezza dei loro gesti e sul contesto sociale in cui si mossero, svelando come il confine tra una vita apparentemente normale e la follia omicida sia più sottile di quanto immaginiamo. A farci guardare per un attimo dentro l'abisso sono le parole di don Guido Galfiona, insegnante della giovane Doretta Graneris, che sterminò tutta la sua famiglia per entrare in possesso dell'eredità: «No, Dorett non è pazza. È normale, come ognuno di noi. Questa è la lezione tremenda del suo delitto: tutti possiamo diventare come lei. Lei non è un demonio, è umana. I figli che abbiamo accanto, domani, potrebbero assomigliarle. Sapete una cosa? Se mi avessero detto che una mia allieva era diventata un'assassina, ne avrei nominate venti prima di arrivare a Doretta».


RECENSIONEIl volume si articola in ventuno capitoli per altrettante storie di donne. Vecchie, adolescenti, addirittura bambine o nel fiore degli anni, queste figure femminili hanno colpito l'immaginario collettivo per gli atti terribili di cui si son rese responsabili. Omicidi efferati di familiari, amici, datori di lavoro, amanti. Emozioni come rabbia, paura, gelosia, avidità, ossessione... perfino l'eccesso d'amore. In questo volume, Cinzia Tani ha puntato l'obiettivo su ciò che spinge una donna ad uccidere e a come questo gesto dalla forte carica eversiva abbia mutato la condizione della donna nella società.


Vi sono storie conosciute dal grande pubblico, come quella di Cheryl, la bella figlia di Lana Turner, che uccise Jack Stompanato, un malavitoso con cui la madre aveva una burrascosa storia; Pupetta Maresca, archetipo della donna di camorra che fa dell'onore il suo credo e che uccide con le proprie mani l'assassino del marito; Mary Bell, bambina psicopatica che strangola due piccoli, vittima di abusi sessuali nella prima infanzia; Irma Greese, nazista, sadica sorvegliante di Auschiwitz; e poi ancora delitti più antichi, degni della penna di di Dickens, come quello di Costance Kent che uccise il fratellastro di pochi anni per vendicarsi della matrigna.
Donne che uccidono. E' difficile trovare un filo comune fra queste storie. Gli omicidi descritti non hanno nulla o quasi in comune poiché differenti sono le motivazioni che portano queste figure - talvolta entrate nell'immaginario collettivo come dee, donne sfortunate o perfide mantidi - a uccidere. Veleno, coltello, pistola, talvolta le nude mani.


Di fondo, però, si ravvisa una differenza con gli uomini, che sono più portati ad uccidere per avidità o sete di potere. Le donne, invece, uccidono nel momento in cui la propria affettività viene ferita. Non importa che questi sentimenti siano malati o distorti, magari in relazione a patologie psichiatriche frutto di ambienti sociali degradati o di difficoltà economica. La donna uccide perché soffre, perché vede leso un suo diritto, quello all'amore, alla propria soddisfazione. Non è una regola che vale per tutti: piuttosto, una sorta di considerazione che accomuna molte di queste figure così tormentate.
La donna che uccide può esser forte e succube, leader e gregaria. Può esser divorata dal senso di colpa o mostrarsi fredda, persino orgogliosa di ciò che ha compito. In una parola, l'assassina è umana.


Questo è forse il più grosso pregio di questo volume. L'Autrice non racconta le vicende con morbosità o compiacimento, ma adopera uno stile lineare, persino asettico, dove non vi è alcun tipo di valutazione morale o condanna, ma una semplice descrizione degli eventi. Nessuno forse potrà capire fino in fondo cosa spinge una donna a uccidere: la donna è colei che da la vita, che protegge e soccorre. L'impatto di un omicidio compiuto con modalità particolarmente efferate è, agli occhi della società, una distorsione rispetto al ruolo "canonico" rivestito dalla figura femminile. E' una sorta di controsenso in termini, che si fa fatica a metabolizzare. 


Cinzia Tani pone l'attenzione su questo aspetto: l'impatto che questi omicidi hanno avuto sulla società. Spesso le donne colpevoli sono state giustiziate; altre volte, hanno potuto riprendere la propria vita. Ma mai nessuna di esse è stata davvero perdonata per ciò che ha compiuto.  


Laddove possibile, l'Autrice ha descritto le fasi dei processi o degli interrogatori, citando piccoli brani delle udienze e caratterizzando il clima politico e sociale in cui il processo si svolse. Per esempio, nel caso di Michelle Lambert, vi sono lunghe descrizioni del dibattito processuale, oltre che la descrizione di come i media americani si tuffarono a capofitto in una storia morbosa fatta di sesso e violenza.
Lo stile dell'Autrice è piano, scorrevole, con brevi descrizioni che danno vividezza ai personaggi e alle vicende, curato nell'approfondimento psicologico dei personaggi. E' un libro scritto con un ritmo giornalistico: capitoli compatti, suddivisi per sequenze e scene, in cui ovviamente prevale il narrato sul dialogico. Un volume curato e interessante, utile per chi vuole una lettura scorrevole con un tocco di saggistica mescolato al noir. 
L'AUTRICECinzia Tani, giornalista e scrittrice, è inoltre autrice e conduttrice di programmi televisivi, tra cui "FantasticaMente", "Italia mia benché", "La Rai @ la carte", "Visioni private" e "Il caffè". Ha pubblicato per Mondadori:Assassine(1998),Coppie assassine(1999),Nero di Londra(2001),Amori crudeli(2003), i romanzi bestsellerL'insonne(2005),Sole e ombra(2007, premio Selezione Campiello) eLo stupore del mondo(2009).

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