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Recensione "L' Adultera" di Noelle Harris

Creato il 11 aprile 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
vi presento con una qualche emozione la mia prima recensione in questo blog: ne è argomento un romanzo che può mostrare altro rispetto a facili interpretazioni e cliché. Buona lettura a chi avrà voglia di ravvisare cosa c’è di “altro”!
Titolo: L’Adultera
Editore: Mondadori
Anno: 2011
Collana: Omnibus
Pagine: 360
Prezzo: 19,50 €
Trama:
Tre voci narranti si alternano raccontando le loro rispettive storie che si svolgono in epoche diverse, ma tutte accomunate dal tema dell’adulterio. Nicholas fugge dal suo matrimonio e soprattutto da una moglie infedele e si rifugia in un vecchio cottage nella selvaggia natura irlandese. Deluso dalla vita, si dedica al restauro di questa casa che sembra parlargli, è come se lui sentisse delle voci e di tanto in tanto avvertisse la presenza eterea di una donna del passato che sembra intrappolata nel rimpianto. Lo stesso cottage è stato abitato all’inizio degli anni Quaranta da June Fanning, una donna inglese rimasta sola dopo che il marito è partito per la guerra. La sua lontana vicenda si mescola a quella di Nicholas. E tra loro prende forma il racconto di una terza misteriosa persona, un’adultera. Chi è questa donna? I tre destini si intrecciano finché grazie a una serie di indizi, viene svelata la sua identità e Nicholas comprende finalmente cosa non ha funzionato nel rapporto con la moglie amata e cosa deve fare per riprendere in mano la propria vita.
RECENSIONENicholas è ferito e deluso. La moglie lo ha tradito e, per fuggire da lei e da un matrimonio che non ha più senso, decide di abbandonare gli agi in cui vive a Dublino e acquistare un vecchio cottage immerso nella selvaggia natura irlandese. La nuova casa, con accanto un frutteto abbandonato da molto tempo, rappresenta una grande sfida per lui, deciso a restaurarla a fondo. Ma fra quelle antiche mura gli accade qualcosa di inspiegabile: è come se avvertisse la presenza eterea ma insistente di una donna la cui voce sembra intrappolata nel rimpianto.
Deciso a capire di chi si tratti, Nicholas scopre che all'inizio degli anni Quaranta il cottage era abitato da June Fanning, una donna rimasta sola poco dopo essersi trasferita dall'Inghilterra perché il marito era partito volontario per la guerra. La sua lontana vicenda, così come quella di coloro che la circondano - la sorella Minerva a cui è legatissima, il marito Robert, il vicino Phelim -, si insinua progressivamente nella vita di Nicholas, e a poco a poco prende forma il racconto di una terza persona, senza volto e senza nome. Una donna misteriosa. Chi è e cos'ha in comune con Nicholas e June? Passato e presente si intrecciano e la sua identità viene finalmente alla luce, rivelando come il profondo desiderio d'amore e passione abbia trascinato inesorabilmente tutti i protagonisti verso l'adulterio e segnato il loro destino.
Con una scrittura poetica, evocativa e sensuale, Noëlle Harrison si confronta con segreti inconfessabili, sentimenti travolgenti e legami indissolubili mescolando suspense e romanticismo. Ne L'adultera, i destini dei personaggi si fondono in una complessa e intrigante partitura a tre voci, dando vita a una struggente storia d'amore e perdita.
In base ai contenuti ed alla scansione del libro, posso dire di essermi trovata di fronte ad un buon romanzo giallo, perché, fino alla fine, di adulteri conosciamo la madre delle ragazze, la moglie di Nicholas e quella di Phelim Sheriden: la scrittrice è abile nel sospingerci ad andare avanti, poiché l’identità di un’altra Adultera, (la protagonista dei capitoli a lei dedicati), non ci viene rivela durante la narrazione. Come non conosceremo fino alla fine i destini dei protagonisti, e alcuni frammenti decisivi del loro passato che ne hanno determinato il carattere e gli atteggiamenti.

Ciò che rende accattivante questo libro non è certo il carattere alla “Balocchi e profumi” della madre di June e Minerva, la quale flirta con tutti i mariti delle vicine (oggi diremmo, e forse a ragione, per insicurezza e non per “facili costumi”), compra vestiti più belli per sé rispetto a quelli che compra alle figlie. Nemmeno i tradimenti degli altri personaggi sono un elemento particolarmente originale per un libro, siano essi veri o presunti - idem per lo stratagemma dell’incognita sull’identità del padre di Danielle, la figlia di Claudette Sheriden: è James D. (fratello di Robert, morto in guerra) o Robert stesso, teme June? Qualsiasi donna venisse a sapere mezze verità sul passato della famiglia del proprio marito, quando questo marito a lei quasi nulla di quel passato avesse raccontato, solo in una fiction riuscirebbe a mantenere un minimo di calma.

Ad un lettore consapevole, questi artifici da romanzo d’appendice ancora non bastano per essere coinvolto. Altresì dicasi sempre per Robert, il quale parte per la guerra lasciando la moglie incinta (aggravante da feuilletton), in più in un luogo che non le appartiene, tra estranei, senza le distrazioni e gli interessi che a Londra la coinvolgevano. Lo stesso vale per la lettera di spiegazioni, inviata dal campo di battaglia (ancora una volta da Robert) che non sappiamo se June abbia mai letto, e per il ritrovamento degli appunti della tesi di June: le due testimonianze recuperate casualmente da Nicholas, sono quel che si dice “un classico” da sempre per romanzi che affrontino temi sentimentali e non. Qualora gli elementi fondamentali fossero solo questi ci si troverebbe di fronte - con tutto il rispetto, beninteso - ad un altro prodotto di pilcheriana memoria, se riesco a rendere l’idea. In realtà è la componente suspance a farne una lettura da non lasciare incompleta, una volta iniziata. Il tutto condito dal senso di frustrazione e/o di colpa di alcune delle protagoniste donne; dalla sensazione, o meglio, dal dato di fatto di trovarsi sempre ad un bivio tra scelte da fare; dal senso di abbandono; delle aspettative disilluse che, soprattutto in passato, giovani donne nutrivano nei confronti del matrimonio: nella migliore delle ipotesi non corrispondevano a reali fallimenti o a mancanza d’amore, bensì a costruzioni basate su fantasticherie alimentate dalla totale inesperienza. Che dire poi degli “spigoli” contro i quali ci si scontra spesso nel rapporto madre-figlia, altra situazione “da manuale”? Nel libro vi assistiamo tra entrambe le sorelle e l’inaccessibile madre: June e Minerva la giudicano, Minerva in particolare ci si scontra violentemente ma entrambe percepiscono il vuoto profondo della sua mancanza di cure nei loro confronti. Sono tutte cose che solo noi donne conosciamo bene, quando anche non ci coinvolgano direttamente, e che nel romanzo imperversano. Non ultimo, nella galleria degli esempi, il conflitto perenne, o meglio, la perenne convivenza tra raziocinio e sensibilità (la Austen ne sapeva qualcosa, no?), la sofferenza che si prova per la perdita di una gravidanza o più ed, al contrario, la paura - potrebbe sembrare un ossimoro ma è così - di avere figli.
Altro tema fondamentale, quello della “mela”, che ricorre per tutto il libro: le mele del giardino di casa Fanning, le mele che il padre di June considerava cibo degli dei pagani riconducono inevitabilmente al tradimento ed al peccato, ma anche ad un altro interrogativo che si evince dalle storie dei protagonisti: chi tradisce per primo in un rapporto? Colui che per cercare conforto si rivolge altrove o l’altra/o, avendo trascurato i sentimenti del partner? Sono tutte contraddizioni che non passano inosservate, soprattutto ad una lettrice in quanto donna, non se ne abbiano i maschietti. Nel romanzo ci sono tante figure di pittori o aspiranti tali: Phelim Sheriden dipinge, una passione che ha anche Minerva, ed anche Giovanni Calvesi, nuovo compagno della madre delle due ragazze, è un pittore. Questo mi suggerisce che le contraddizioni ed emozioni, per apprezzare questo libro, vadano estrapolate da una banalità pseudo-melodrammatica e lette attraverso una lente di particolare colore: un colore derivante dall’unione del rosa - di “romanzo rosa” - con il giallo - di un “giallo” - aggiungendo una punta di mistero in più, una sfumatura di evanescenza, data la presenza del fantasma di June. Una tonalità meno impattante rispetto ad un arancione acceso, ma forse più adatta a dipingere paesaggi interiori. L'AUTRICE: Noëlle Harrison, nata in Inghilterra, si è trasferita in Irlanda nel 1991. A Dublino è stata autrice e produttrice teatrale e si è occupata di arti visive. Attualmente vive a Oldcastle, nella contea di Meath. Per Mondadori ha pubblicato nel 2006 il romanzo Una piccola parte di me e nel 2009 il romanzo Ora ricordo. Il sito web dell’autrice: www.noelleharrison.com
June, Nicholas, L’Adultera: questi sono a rotazione i titoli dei paragrafi che articolano la storia; unica eccezione, uno di essi è intitolato “MIN”, da Minerva, la sorella della principale protagonista, June. June è un narratore in prima persona, mentre le vicende di Nicholas e dell’Adultera passano attraverso una terza persona onnisciente, che ci narra le loro azioni e soprattutto loro emozioni, viaggiando a volte nel passato.

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