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Recensione “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery

Creato il 31 agosto 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Rita Fortunato Recensione “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery Autore: Muriel Barbery
Titolo: L’eleganza del riccio Titolo originale: L’élégance du hérisson Traduzione: Emanuelle Caillat e Cinzia Poli Casa editrice: Edizioni E/O Pagine: 319 Prezzo: €18.00 Data di pubblicazione: 2008 Trama: Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita il giorno del suo tredicesimo compleanno. Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.

RECENSIONE Pubblicato nel 2007, da Muriel Barbery, è stato il caso letterario per eccellenza per il numero di copie vendute e senza il supporto promozionale, solitamente messo in atto dalle case editrici di prestigio. L’eleganza del riccio è un titolo oramai immancabile nelle nostre librerie e che presenta, tra i lettori, pareri contrastanti.
Recensione “L’eleganza del riccio” di Muriel BarberyProtagonista del romanzo è la portinaia di un palazzo privato, abitato dall’alta borghesia francese e che si impegna fortemente a rappresentare il cliché della custode sciatta e ignorante. Renée è il suo nome e il suo aspetto esteriore, volutamente grottesco, rappresenta gli aculei del riccio, mentre la sua interiorità si rivela nell’animaletto stesso, delicato, sensibile e di profonda cultura. La sua è una maschera, di quelle che tutti noi portiamo senza rendercene conto. Del suo vero volto ho apprezzato l’ironia fine e sottile con cui descrive gli abitanti del condominio e diverse volte mi sono scoperta a sorridere, con piacere, per queste sue considerazioni che smascherano la pomposità e la superficialità dei residenti, pienamente convinti di essere l’esatto contrario di quello che in realtà sono.

Alcuni lettori ritengono le pagine del testo un continuo sfoggio di erudizione da parte dell’autrice, altri, tra i quali mi sento di iscrivermi, hanno intravisto, nella voracità culturale e intellettuale di Renée, la necessità di mantenere in vita quella delicatezza interiore fortemente compromessa da un fatto privato estremamente grave.

Alla portinaia si alternano le riflessioni lucidissime e complesse di Paloma, una bambina prodigio appartenente alla borghesia canzonata da Renée, sulla società ipocrita e cieca. Come la protagonista, nasconde con abilità la sua straordinaria intelligenza. Di Paloma posso dire che molto mi hanno colpito i suoi diari sul movimento del mondo i quali mi hanno portato a ricordare l’assoluta mancanza di staticità della vita in generale e nei suoi più infimi particolari. Ho osservato, in queste pagine, quella continua metamorfosi studiata e seguita dalle filosofie orientali e non percettibili dall’occhio occidentale, ad eccezione di rari casi tra cui mi sento di citare Eraclito.

Recensione “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery
La donna di mezza età, fintamente ignorante, e la bambina prodigio impersonano, metaforicamente, l’eleganza del riccio, intuita solo da Ozu, un distinto e ricco signore giapponese, veramente sensibile che fungerà da anello di congiunzione fra due mondi contrapposti fino a dischiudere gli aculei delle interessate che scopriranno, a loro volta, il prossimo e la bellezza stessa della vita, suprema forma d’arte.

L’intreccio procede con un andamento costante ed equilibrato tra impegnative considerazioni filosofiche e lampi di ironia rendendo, in questo modo, il testo di gradevolissima lettura. Ogni pagina è stesa con cura, semplicità e rigore. Adeguato anche il finale poiché induce, a mio parere, il lettore a riflettere su quali siano le vere priorità da rispettare durante il corso delle nostre esistenze. Tuttavia, malgrado avessi compreso già a metà romanzo l’inevitabile chiusura, dentro di me ho desiderato sbagliarmi per l’affezione che ho provato nei confronti di Renèe, Paloma e Ozu.

Recensione “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery
L'AUTRICE
Muriel Barbery (Casablanca, 28 maggio 1969) è una scrittrice francese. Allieva dell'École Normale Supérieure è stata docente di filosofia presso un Institut universitaire de formation des maîtres (Istituto universitario di formazione degli insegnanti). Il suo secondo romanzo L’Élégance du hérisson (L'eleganza del riccio) è stato una delle sorprese editoriali del 2006 in Francia: ha infatti avuto ben 50 ristampe ed ha venduto oltre 2 milioni di copie, occupando il primo posto nella classifica delle vendite per trenta settimane. Al 2011, il romanzo ha venduto oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo. L'edizione italiana, forte di oltre 1.700.000 copie vendute grazie al passaparola dei lettori, ha raggiunto, nel febbraio 2008, il primo posto nella classifica generale dei libri. A seguito di questo successo, nel 2008 è stato ripubblicato in Italia il suo primo romanzo Une gourmandise (Estasi Culinarie), uscito in Francia nel 2000. 
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