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Recensione: "La collezionista di voci" di Kimberly Derting

Creato il 05 agosto 2011 da Lauragiussani
Titolo: La collezionista di voci
Autore: Kimberly Derting
Editore: Mondadori
Data uscita: 7 giugno 2011
Pagine: 324
Prezzo: 17,00 euro
Violet è una ragazza con uno strano potere: riesce a percepire le impalpabili tracce sensoriali che la morte dissemina sul proprio cammino. All’inizio sono solo animali del bosco vicino a casa, le creature di cui annusa l’agonia. Ma quando a otto anni trova il cadavere di una ragazza, Violet comprende che il suo dono avrà conseguenze inimmaginabili. E con il tempo intuisce che non solo le vittime, ma anche gli assassini emanano un’impercettibile scia che odora di sangue. A sedici anni sembrerebbe l’unica persona al mondo in grado di identificare un pericoloso serial killer che pone fine a giovani esistenze in fiore. E a conoscere il segreto di Violet è solo Jay, il suo migliore amico che piano piano si trasformerà in qualcosa di più.

RECENSIONE: "Ecco che cos'era quell'eco, una voce. Solitaria e isolata, alla ricerca di qualcuno - chiunque - che le rispondesse. Quel qualcuno era Violet." (Attenzione: Spoiler!)
 Una bella lettura preannunciata… E confermata. Già prima che uscisse, infatti, questo libro mi aveva incuriosita non poco. Si tratta di un romanzo Young Adult, dal taglio squisitamente paranormal.
Prima di passare al contenuto, due piccole considerazioni su titolo e copertina: scelte un poco imprecise, belle ma imprecise. Il titolo originale è “The body finder” , che significa cercatrice di cadaveri, tradotto brutalmente. “Collezionista di voci” non è inesatto, ma senza dubbio incompleto: nella storia non ci sono solo voci, ma anche altri suoni e colori e odori e sapori. Quanto alla copertina… Se c’è una cosa di cui Violet si lamenta spesso sono proprio i suoi capelli ricci. Molto ricci, non come l’immagine della ragazza in copertina che – per quanto la grafica sfumi nello sfondo nero – sembra avere inequivocabilmente una capigliatura pressoché liscia. Lascia un po’ perplessi, forse proprio perché la protagonista tira in ballo l’argomento più e più volte, per cui è un dettaglio che decisamente non passa inosservato al lettore.
La vicenda si apre con un prologo da brivido, dove troviamo la protagonista, Violet Ambrose. Otto anni, è lei la collezionista di voci: perché, involontariamente, la piccola è in grado di avvertire tutta una serie di strane sensazioni – da lei ribattezzate “echi” – che la chiamano con insistenza. Un dono tramandatole dalla nonna e che presenta spesso risvolti piuttosto macabri. A chiamare Violet sono infatti i cadaveri – umani e animali – vittime di una morte violenta. Animali, per la maggior parte, che la piccola si ostina a recuperare per dare loro una degna sepoltura: solo in questo modo la sensazione si placa e può continuare a vivere serenamente. Ed è quindi l’ennesimo animaletto che la bambina si aspetta di trovare, mentre cammina nella foresta con il padre. Invece a “chiamarla” è una ragazza, vittima di un omicidio che sembra destinato a rimanere un caso insoluto.
Il primo capitolo del romanzo ci trasporta in avanti di otto anni circa, e ritroviamo una Violet sedicenne alle prese con l’inizio del penultimo anno scolastico in quel di Buckley, Washington, dove è nata e cresciuta. A sapere del suo particolare dono, oltre ai genitori, sono anche gli zii – Stephan Ambrose e consorte – oltre al migliore amico di Violet, Jay.
Jay e Violet sono amici da una vita, amici per la pelle. Condividono scuola e tempo libero, giochi e passatempi. Un’amicizia più forte di qualsiasi segreto, basata sulla fiducia e sulla capacità di sentirsi sempre a proprio agio, l’uno con l’altra. Ebbene, tutto a un tratto ecco che Violet scopre di provare strane emozioni quando Jay le è vicino. Da lì il passo a capire di essersi presa una cotta per il suo migliore amico è abbastanza breve. Nulla in contrario alla vena romantica, per carità, trovo che benché questo romanzo sia più improntato sul thriller paranormale, una graziosa storia d’amore non possa che impreziosire il racconto, a patto di non dilagare eccessivamente. Da questo punto di vista, Violet esagera decisamente. La sua è una specie di fissazione che sconfina nell’esasperazione. Di punto in bianco, Jay è un figo intergalattico. Va bene che parliamo di adolescenti e che spesso a quell’età i cambiamenti sono sorprendenti ma… Si è trasformato nell’arco di soli due mesi? Un po’ poco credibile.
Una cosa che ho apprezzato particolarmente è stata la scelta di strutturare i capitoli in maniera piuttosto insolita: ai classici capitoli in ordine numerico si aggiungono –inframmezzati – brevi capitoletti in corsivo, che riportano non un numero ma una sola parola (Preda, Osservare, Adrenalina, Invisibile, Caso, Braccato, Predatore) e vogliono essere il filo conduttore di una storia parallela che sembra essere inizialmente scollegata. Sono i pensieri di un anonimo serial killer, a caccia di giovani ragazze. Un elemento essenziale per poter sfruttare pienamente il potenziale della storia: la presenza di un assassino non può che ricollegarsi inevitabilmente alla capacità di Violet di individuare cadaveri. C’è poi da aggiungere un’altra piccola cosa: l’eco che caratterizza una preda – sia un suono, un colore piuttosto che un odore - rimane impresso anche sul predatore, una sorta di segno che la ragazza definisce “impronta di morte”. Preda e predatore condividono quindi il medesimo eco e di conseguenza un plurimo assassino porta su di sé tutti gli echi delle persone uccise.
Tornando al duo Violet e Jay, la loro storia procede secondo questo schema: Violet si sente attratta dall’amico ma cerca di non darlo a vedere, mentre Jay sembra il solito amico di sempre e totalmente ignaro dei nuovi sentimenti della ragazza. C’è da dire che ogni tanto la Derting si lascia un po’ prendere la mano quando parla dei due: basta che Violet - lo sguardo e i pensieri assorbiti come sempre da Jay – inciampi ed ecco che prende vita una piccola tragedia. E’ inciampata, punto. Niente di rotto, solo due ginocchia un po’ sbucciate. Eppure l’autrice ci ricama sopra ampiamente, rivelando un attaccamento quasi infantile nei confronti dei due personaggi e al limite del morboso, che non risparmia al lettore la classica scena del ballo, con le classiche ripicche e gelosie, per concludersi con l’immancabile lotta tra pretendenti - Jay e Grady – per il cuore della bella ragazza.
Mentre Jay e Violet si rincorrono, continua in parallelo l’aspetto thriller del romanzo, con nuove ragazze che spariscono nel nulla. Una di queste verrà ritrovata dalla stessa Violet, e da quel momento in poi i due filoni convergeranno in un racconto unico e strettamente intrecciato.
Ho apprezzato molto, moltissimo la suspense che caratterizza questa storia. L’idea originale degli echi, i pensieri di un killer sconosciuto, pensieri che si rivelano spesso ingannevoli e fuorvianti (in più di un’occasione sembra che la vittima casuale sia proprio Violet… Tanto di cappello all’autrice, perché non è affatto una cosa facile da mettere nero su bianco, in un libro). Purtroppo ogni tanto la parte bella e interessante del racconto, quella incalzante e ricca di curiosità, subisce vere e proprie incursioni da parte della love story, il cui confronto non fa che evidenziare l’assurdità di alcune scene.
Jay e Violet a un certo punto si mettono finalmente insieme. Lei nel frattempo è alle prese con cadaveri e sparizioni varie. Eppure passa la maggior parte del tempo in adorazione di Jay. Prima i baci, poi le parole. Normale, vero, quando nei paraggi c’è un feroce assassino che – guarda caso – sembra stia prendendo di mira proprio te? Ad esempio, a pagina 125, il capitolo si conclude con Violet decisa a trovare l’assassino e a fermarlo prima che faccia del male a qualcun altro. Il pensiero immediatamente successivo è qualcosa del tipo: ma come poteva concentrarsi su quella faccenda, presa com’era dalla cotta per il suo migliore amico? Eh, beh, una questione di priorità… s’intende.
La coppietta - a tratti un po’ troppo smielosa per i miei gusti – procede serafica tra timide dichiarazioni e appassionate preoccupazioni di Jay per l’incolumità della ragazza. I due si mettono insieme e durante lo stesso weekend sparisce una loro compagna di classe: ancora una volta l’attenzione si concentrerà sull’aspetto mento importante. Gli studenti saranno infatti più impegnati a commentare la nuova coppia piuttosto che il susseguirsi degli atroci delitti che li riguarda comunque da vicino. Sensato, no?
Nonostante ciò, c’è da dire che la trama procede a ritmo serrato e regala al lettore anche qualche colpo di scena davvero inaspettato. Violet e Jay troveranno comunque il tempo di partecipare al ballo scolastico (quale young adult non prevede il solito, trito e ritrito ballo?), dove tra l’altro ritroviamo Violet splendidamente vestita anche se… Zoppicante per via della caduta (e con un paio di belle stampelle). Ogni riferimento al ballo che la Meyer propone alla fine di Twilight è da considerarsi assolutamente casuale?
L’ultima considerazione riguarda l’età dei protagonisti, spesso non del tutto in linea con il loro comportamento. Violet e Jay hanno circa sedici anni ma in più di una occasione sfoderano atteggiamenti ben più maturi (in particolare Jay, che arriva a comportarsi come se fosse di molto maggiore rispetto alla ragazza, trattandola al pari di una bambina). Sono sempre più dell’idea che spesso gli young adult siano un po’ troppo “young” nei numeri ma “adult” nei fatti. Bisognerebbe calibrare meglio le due cose.
In conclusione, una lettura che al di là dei sopracitati difetti (fondamentalmente il tutto si può riassumere in una sola critica: l’adorazione perpetua di Violet nei confronti di Jay, che pretende di stare sempre in primo pianto e non si scansa nemmeno di fronte a una serie di omicidi) è riuscita comunque a catturare la mia attenzione tenendomi incollata alle pagine per un intero pomeriggio, e non è cosa da poco. Sono rimasta affascinata dalla caccia all’assassino, incantata dallo splendido personaggio che è Violet, sorpresa e stupita dai colpi di scena, emozionata dalla storia dei due ragazzi.
Un’ottima prova per l’inizio di questa nuova serie che seguirò di sicuro e con interesse. Il giudizio è di tre stelline e mezza esatte che, dopo una lunga e in parte difficile riflessione, ho deciso di arrotondare per difetto (si tratta comunque di una semplice questione grafica). Attendo con ansia il secondo libro e sperando di trovarvi magari quella mezza stellina più che confermi la mia opinione – assolutamente positiva – sulla saga. Nel mare infinito di young adult usciti in libreria negli ultimi mesi, questo è uno dei pochi – forse pochissimi – di cui mi sento di consigliarne la lettura. Se avete intenzione di iniziare una nuova saga e amate questo genere, “La collezionista di voci” penso proprio faccia al caso vostro.

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