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Recensione "La luce sugli oceani" di M.L.Stedman (Garzanti)
Creato il 13 maggio 2012 da Maila TrittoCari lettori,oggi, in occasione della Festa della Mamma 2012, ho deciso di pubblicare la recensione de La luce sugli oceani, scritto da M.L.Stedman (Garzanti 2012), e di cui sono rimasta non poco entusiasta. Ho già avuto modo di presentarvelo, pertanto mi limiterò a scrivere le mie impressioni. Ricordo, in ogni caso, che il romanzo tratta del tema della maternità; tanto affrontato non solo nella letteratura, bensì anche nella quotidianità. Con la speranza di avervi fatto cosa gradita, faccio il mio augurio a tutte le mamme.
Titolo: La luce sugli oceani
Autore: M.L.Stedman
Editore: Garzanti
Traduttore: Alba Mantovani
Data di pubblicazione: 3 maggio 2012
Prezzo: 17,60 Euro
Pagine: 380 pp.ISBN: 978-88-11-67062-9
Sinossi: Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull'isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d'improvviso la quiete dell'alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l'oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d'attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell'ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la civiltà, c'è una donna che spera ancora. Una donna infelice, ma determinata.
RECENSIONE: Sulla quarta di copertina del romanzo La luce sugli oceani, scritto da M.L.Stedman si leggono queste parole: «Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Fin dove può spingersi il desiderio di maternità? C’è un punto in cui amore e colpa si incontrano.» Domande, queste, che sono quasi esistenziali; e che però racchiudono in sé i temi importanti che sono affrontati dalla scrittrice con una grande capacità di coinvolgimento. E, del resto, non sarebbe potuto essere altrimenti: la maternità è la condizione più importante per una donna; è proprio la condizione che fa sentire tale. È quasi una necessità. Inoltre è speranza e gioia nell’apprendere che è possibile generare nuova vita; un nuovo futuro di cui ci si sente responsabili. Molte sono state, e sono, le scrittrici — sia italiane che straniere — che hanno focalizzato la loro attenzione su tali tematiche. Ad esempio, la filosofa e scrittrice Michela Marzano in Sii Bella e Stai Zitta afferma che: «La maternità non è né una necessità né una maledizione. È un'esperienza straordinaria che permette alla donna, nel momento in cui decide di diventare madre, di ricomporre la famosa divisione tra corpo e anima, senza che per questo il desiderio femminile si identifichi con il desiderio di maternità. Durante una gravidanza, il tempo biologico si impone al tempo biografico, ma non lo cancella mai completamente. Il corpo della donna diventa uno spazio in cui la madre e il nascituro entrano in relazione. La donna ha la possibilità di vivere una condizione del tutto particolare: da un lato, si identifica con il suo corpo che si trasforma; dall'altro, se ne allontana, talvolta fino al punto di estraniarsene. I movimenti interni non sono più solo i suoi movimenti. Appartengono a un'altra creatura che comincia a vivere. Sono i confini stessi del corpo materno che si aprono.» O ancora, fa riflettere Oriana Fallaci quando in Lettera a un bambino mai nato dice che: «Essere una donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai» e, infine, «essere una mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto tra tanti diritti.»Ebbene, è proprio su quest’ultima citazione che vorrei analizzare il romanzo della Stedman. Infatti, talvolta capita che quello stesso ‘diritto’, di cui ha parlato la scrittrice e giornalista italiana, può essere “violato” anche dalla natura stessa. È ciò che capita nella storia narrata dall’autrice de La luce sugli oceani; un romanzo che tocca con delicatezza e intensità le tematiche sopracitate, rappresentate dal controverso personaggio di Isabel: una donna che, per circostanze sfortunate, perderà il suo bambino che porta nel grembo; tanto desiderato da lei e dal marito Tom, il guardiano di un faro. Questa perdita sarà vissuta, dalla donna, quasi come un senso di colpa per non essere stata in grado di portare a termine la gravidanza. Isabel è perciò uno dei personaggi che rappresentano, nella letteratura, i problemi e le difficoltà che più attanagliano le donne.Tuttavia, il destino — che avrà un ruolo fondamentale nel romanzo — serberà, per la giovane coppia, una nuova occasione per vivere — anche se in modo diverso — la condizione genitoriale. Ciò è determinato dal ritrovamento di una barca naufragata sugli scogli, sulla quale, a fianco, c’è una bambina ancora — e per fortuna — viva; che ha necessariamente bisogno che qualcuno si prenda cura di lei. È, questa, l’occasione giusta per Isabel, soprattutto per compensare — apparentemente — la perdita del figlio naturale. Pertanto, i due coniugi decidono di non avvisare nessuno; nonostante il primo dovere di Tom sia quello di dare il segnale della barca naufragata. La bambina, che sarà chiamata Lucy — per indicare che lei è “la luce” della speranza, nella vita di queste due persone — riceverà tutto l’amore di cui ha bisogno. Questa scelta, però, sarà vissuta con la consapevolezza che, in realtà, non tutto ciò che è stato fatto rappresenta effettivamente il bene; tant’è che poi ci si chiede, in fondo: «cosa è giusto e cosa è sbagliato?» L’impianto narrativo, del romanzo, rispecchia la realtà — dai caratteri crudi, a volte anche spietati — che alcune donne sono “costrette”, in un certo senso, a vivere. Quella stessa realtà che, però, è compresa — nel romanzo — da tutto il genere femminile; e in cui ci si sente emotivamente coinvolte. In La luce sugli oceani, tutte le descrizioni — soprattutto del paesaggio marino — passano in secondo piano rispetto alla forza e alla preponderanza del tema della maternità. Ad ogni modo, ho ritrovato una certa affinità — in queste descrizioni — con i romanzi scritti da Sergio Bambarén; e, personalmente, nella parte iniziale ho individuato anche canoni tipici dei romanzi di Joseph Conrad; mi sto riferendo, in particolare, a Cuore di tenebra. Tuttavia, l’elemento principale è rappresentato proprio dall’approfondimento psicologico dei personaggi, di cui il lettore conosce i loro pensieri; le perplessità, le paure ma anche la gioia per essere madre e moglie. Insomma, la gioia provata per avere una famiglia. Non importa come essa si sia formata; l’importante è che abbia dei valori, e anzi rappresenti essa stessa il valore fondamentale. La lettura del romanzo è consigliata non solo a tutte le donne, bensì anche a chi ama leggere storie che hanno messaggi profondi e importanti. (A cura di Maila Tritto)
L'AUTRICE: M.L.Stedman è nata e cresciuta in Australia Occidentale e ora vive a Londra. La luce sugli oceani è il suo primo romanzo.
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