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Recensione "Pesca con la Mosca" di Gianni Simoni

Creato il 15 febbraio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Pesca con la Mosca" di Gianni Simoni

Pubblicato da Francesca Rossi
Gianni Simoni ritorna con un thriller che si legge tutto d’un fiato e in cui, come sempre accade nelle sue storie, la verità va ricercata sollevando strati di squallore umano e scavando in coscienze che apparentemente non hanno nulla da nascondere. Al centro della storia di nuovo Petri e Miceli, stavolta più riflessivi e saturi di tanta malvagità
Titolo: Pesca con la Mosca Autore: Gianni Simoni Casa editrice: Tea Pagine: 308 Anno: gennaio 2012 Prezzo: 12 euro Trama Tavernole sul Mella, Val di Ledro, Brescia: i vertici di un macabro triangolo all'interno del quale si consuma una catena di omicidi sconcertanti, il cui solo comun denominatore pare essere l'abito talare indossato ora dai sospettati, ora dalle vittime. E l'ex giudice Petri questa volta sembra finirci in mezzo proprio per caso, quando, in un tiepido pomeriggio di fine estate, durante una battuta di pesca con la mosca, s'imbatte in un macabro spettacolo: il cadavere di una giovane donna che galleggia pigramente in un'ansa del torrente nel quale sta pescando. È l'inizio di una trama sempre più intricata, in cui gli omicidi si susseguono a ritmo inquietante; in cui la soluzione un momento appare a portata di mano e subito dopo è ambigua e fuorviante; in cui le acque si confondono in continuazione e assassini e vittime paiono scambiarsi le parti in un gioco perverso. Un'indagine molto scomoda per Petri e Miceli, che, tuttavia, come sempre, non scenderanno a compromessi in nome della giustizia.

RECENSIONE Come è nella migliore tradizione giallistica, da Agatha Christie in poi, i detective sembrano attrarre gli omicidi. Non c’è vacanza o cena tra amici che tenga: il morto è sempre dietro l’angolo. In Pesca con la Mosca il povero ex giudice Petri si sta godendo una placida giornata di pesca (anche se, per la verità, con scarsi risultati), quando si imbatte nel corpo di una ragazza morta. Si tratta di omicidio o di suicidio? La giovane, apparentemente di specchiata moralità ed in procinto di sposarsi, ha in realtà parecchi scheletri nell’armadio. Petri viene coinvolto, suo malgrado, nella vita infelice e non del tutto soddisfacente di questa ragazza solitaria e dal passato oscuro, ma ignora che la sua morte è solo la punta dell’iceberg.  C’è un legame indissolubile che lega la defunta e la sua tragica fine al giovane prete del paese in cui vive. Quando, però, anche quest’ultimo viene ucciso, inaugurando una lugubre serie di delitti che hanno per vittime uomini di Chiesa, Petri e Miceli rischiano di perdere le redini del caso. Le morti si succedono senza che i due protagonisti riescano a collegarle tra loro, a trovare il filo conduttore che conduca direttamente all’assassino. Cosa collega la morte di una ragazza, omicidio o suicidio che sia (lascio al lettore la scoperta), all’assassinio di alcuni preti? La confusione è un rischio che Petri e Miceli affrontano con la consapevolezza che potrebbero non dare mai un volto all’assassino. Tutte le loro ricerche e le loro riflessioni non si incastrano mai, come se al puzzle che tentano di ricostruire mancassero sempre alcuni pezzi fondamentali.
La storia si complica pagina dopo pagina ed il lettore, anche stavolta, non si rende conto di avere la soluzione a portata di mano. Simoni è molto abile nel seminare nel romanzo indizi apparentemente slegati tra di loro ma che, in realtà, celano una trama di morte sconcertante nella sua semplicità.  Di grande impatto è l’attenzione dell’autore verso temi scottanti come la religione e la pedofilia, trattati senza usare mezzi termini e senza scendere in facili sensazionalismi. Questo è uno dei pregi dell’autore: presentare i diversi punti di vista dei suoi personaggi su questioni attuali senza mai cadere nel patetico e senza calcare la mano, restituendoci dei ritratti di uomini e donne coerenti anche nelle loro contraddizioni. In una parola, umani. Dunque non c’è il personaggio “antipatico” o quello “simpatico” in assoluto: ognuno di loro è talmente sfaccettato da mostrare i lati positivi e negativi del proprio carattere, suscitando nel lettore una vasta gamma di emozioni. L’identificazione può scattare nei confronti di più di un personaggio: c’è un po’ di noi in ognuno di loro, perché Petri, Miceli e tutti gli altri riflettono i nostri dubbi e le nostre paure.  Allo stesso modo in questo romanzo non c’è la classica divisione tra buoni e cattivi, tra vittime e carnefici. I ruoli, spesso, sono quasi perfettamente sovrapponibili, come accade nella realtà. In altre recensioni ho definito Petri e Miceli degli antieroi e Pesca con la Mosca mi porta a sostenerlo ancora. Non ho mai voluto dare a questo termine delle connotazioni negative, ma con esso intendo semplicemente evidenziare che i protagonisti delle storie di Simoni non hanno superpoteri, non sono sempre baciati dalla fortuna e non hanno ancore di salvezza, a parte il loro istinto e la loro intelligenza. Anche in questo sono profondamente umani: procedono a tentoni in una realtà che spesso li disgusta, cercando di ragionare.Il disgusto che provano è frutto di anni passati ad osservare le miserie e le rovinose cadute di certe esistenze. Questa sensazione, però, è giunta al grado di saturazione in questo romanzo: Petri e Miceli appaiono più stanchi, a tratti rassegnati, consapevoli che la loro lotta al crimine non sarà mai vinta del tutto. Miceli vorrebbe liberarsi del fardello del suo lavoro, ma in realtà non ne è del tutto convinto e quasi teme il giorno in cui non avrà più un caso da affrontare. Petri, invece, accentua il suo atteggiamento burbero (cosa che ha in comune con Miceli) ed il suo anticlericalismo, che nasconde una sorta di chiusura alle brutture del mondo, che è costretto a vedere giorno dopo giorno. La crisi delle sue convinzioni, però, lo riporta a confrontarsi con la realtà. 
Entrambi i personaggi usano il loro caratteraccio come un’arma di difesa. Le uniche in grado di capire (non sempre del tutto, però) questi atteggiamenti sono le rispettive mogli: Lucia Miceli e Anna Petri. Sono loro il conforto e la spalla dei mariti. Possono scontrarsi e discutere con i coniugi, ma gli intenti che le muovono sono sempre positivi e dettati dall’amore. Va detto, a onor del vero, che le due consorti sono anche “l’appiglio esterno” ai casi per Petri e Miceli e quelle che sanno usare il buon senso e l’intuito in maniera eccellente. Lo stile di Simoni è, come sempre, diretto ed essenziale e questo romanzo è l’emblema non solo di un ottimo giallo ma anche dell’inesorabile scorrere del tempo, che travolge i “personaggi di carta” e gli uomini in carne e ossa. L'AUTORE:  Gianni Simoni, ex magistrato, ha condotto quale giudice istruttore indagini in materia di criminalità organizzata, di eversione nera e di terrorismo. Presso Garzanti ha pubblicato Commissario domani ucciderò Labruna, La Morte al Cancello, Lo Specchio del Barbiere e Il Caffè di Sindona (in collaborazione con Giuliano Turone), inchiesta sulla morte del finanziere Michele Sindona, accusato di essere il mandante dell’omicidio Ambrosoli. Simoni sostenne l’accusa proprio nel processo d’appello per questo assassinio.

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