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Recensione "Principessa? No, grazie" di Valentina Ruble

Creato il 27 novembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
se avete amato la Bridget Jones protagonista dei famosissimi film, tratti da omonimi libri, nel libro di Valentina Ruble ne troverete una versione meno imbranata e più attraente, ma altrettanto piena di vita e di dubbi, incertezze sentimentali e, seppur amorevoli, pressioni familiari. L’autrice mi ha inviato il libro corredato di una dedica tanto carina, dove si augurava che potesse essere una lettura spensierata: per me è stato così, glielo assicuro, e senz’altro lo sarà anche per voi se vorrete, ve lo consiglio, godervi questo romanzo.
Titolo: Principessa? No, Grazie
Autrice: Valentina Ruble Editore: Edizione Uroboros  Pagine: 229 Prezzo: 13 € Trama: Se a ventinove anni Paula decide di lasciare il suo ragazzo durante il pranzo di Natale, proprio mentre le sta chiedendo di sposarlo, davanti a tutti i parenti, può capitare che sua madre, già apprensiva di natura, sia afflitta dalla terrificante preoccupazione che la sua bambina rimanga zitella a vita, portandola a inventare l’esistenza di un fidanzato che in realtà è solo immaginario. Se poi, per staccare un po’ la spina dal lavoro, per scappare da quella collega insopportabile che le rende la vita impossibile e per non pensare a quel bel magazziniere di cui si è invaghita senza essere ricambiata, decide di partire tutta sola per la Repubblica Dominicana, può capitare anche che l’animatore più ambito del villaggio perda la testa per lei, facendola sentire una vera e propria principessa. Ma è veramente tutto oro quello che luccica? Tra balli latino-americani, meravigliosi cocktail a base di rum e incontri inaspettati, Paula scoprirà che non sempre il Principe Azzurro arriva in sella a un cavallo bianco...
RECENSIONE Complimenti a Valentina: dopo una valanga di romanzetti dalle trame pseudo-adolescenzial-sentimentali (senza menzionare titoli ed autori), il suo primo romanzo è fresco, ironico, e ci si potrebbero rispecchiare tutte le trentenni ancora in cerca dell’anima gemella, o che l’hanno trovata ma aspettano che se ne accorga anche lui! Già: perché a venti anni si è ancora piccole e le storie sentimentali possono essere di passaggio e, anche se non sempre, poco rilevanti; al contrario, a trenta, quando anche si sia indipendenti economicamente e ancora giovani tutti si aspettano da te che “ti sistemi” (bene o male poi sarà il tempo a dirlo). Dunque coraggiosa Paula, la protagonista, a decidere di non accettare la proposta di matrimonio del “Carota” (fidanzato così soprannominato per il colore dei capelli) davanti a tutto il parentado: figuriamoci, a trent’anni ci vuole del coraggio per farlo. Per niente sdolcinata, Paula, pur lavorando in una ditta che produce dolciumi dai nomi volutamente (immagino) improbabili e, ancora una volta, coraggiosa a darsela a gambe per una vacanza altrettanto improbabile: un autore latino antico, in soldoni, ha infatti scritto che quando si parte per scappare da qualcosa è inutile perché ci si ritrova comunque con se stessi. Coraggiosa, per la terza volta, a fronteggiare (seppure con una “bugia bianca”) le smanie della madre che vuole vederla accasata.
Ironica l’autrice: figuriamoci, con tutto il rispetto per il sano svago e le vacanze da single, spesso sopra le righe, se in un villaggio turistico regno dei soliti clichè, (vale a dire balli, piscine, ombrellini piazzati su bevande multicolori) si possa trovare il vero amore o sfuggire a colleghe insopportabili (a parte qualche eccezione che confermi la regola). Al bel quadretto si aggiungano esempi di vecchie befane che assaltano impavide gli animatori, anche esse improbabili nella veste di seduttrici. A meno che, rara eccezione, appunto, non succeda ciò che non voglio rivelarvi, perché è bello scoprirlo leggendo il libro: non è sadismo il mio, è che non voglio rovinare la sorpresa che ogni storia d’amore degna di questo nome porta con sé. Il cosiddetto “trenino di Capodanno”, quel “Festa! Pepeee-pepepepee etc.” che Valentina trascrive a pagina 227, alla fine del romanzo, per Paula partirà tornata dalla vacanza dai tratti scontati.
Il Principe Azzurro arriverà, anche se in una veste e con modalità diverse dal modello originario. Ma questa sorta di “diario”, con tanto di annotazioni di interminabili giornate in ufficio, ipotesi di esiti sentimentali annotate dalla protagonista, imprecazioni di gergo corrente, tenuto, ripeto, da questa versione meno impacciata ed innovativa di una contemporanea Bridget Jones, ve lo dovete leggere da soli, per saperne di più. Valentina Ruble è riuscita infatti a descrivere una “principessa” moderna che lo diventa proprio, ossimoricamente, rifiutando di esserlo: si può vivere una favola anche nella normalità e a volte, il Principe, arriva in sordina, senza squilli di trombe e piumaggi svolazzanti. Lo ha fatto anche con un linguaggio adatto a quella principessa moderna, senza mai scadere nella volgarità e nella banalità: un libro che si legge tutto di un fiato, piacevole, brava.

L'AUTRICE Valentina Ruble vive a Padova. Dopo essersi laureata in Scienze Politiche ha frequentato corsi di recitazione e si è cimentata nel teatro/musical, sia in qualità di attrice, sia come autrice di testi brillanti. Principessa? No, grazie. è il suo primo romanzo.

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