Pubblicato da Simona Postiglione
QUANDO LA VITA VA TROPPO STRETTA, QUANDO E’ A RISCHIO ANCHE L’AMORE,
L’UNICA SOLUZIONE E’ RICOMINCIARE.
Cari lettori,
si può vivere tutta la vita in 445 metri quadri? Tanta è l’ampiezza dello spazio in cui si muove il protagonista di Ricomincio da te, romanzo d’esordio dello spagnolo Eloy Moreno. Ne parliamo oggi, poco dopo la pubblicazione in Italia da parte della casa editrice Corbaccio, mentre è già un doppio caso letterario in Spagna. L’autore, un informatico trentasettenne di Valencia, non ha nemmeno osato proporlo ad un editore, ritenendo che come esordiente avrebbe ricevuto di sicuro un rifiuto. Tuttavia, la sua determinazione e la fiducia nel valore della storia che ha scritto hanno fatto la differenza. Moreno ha fatto stampare il libro a sue spese e lo ha “accompagnato” nelle librerie della sua città; in poche settimane, grazie al passaparola, ai club di lettura e ai social network come Facebook, è riuscito a far conoscere il suo romanzo e ha venduto da solo 3000 copie, finché le case editrici hanno cominciato a interessarsi a lui. L’autore ha scritto il romanzo che avrebbe voluto leggere: scopriamo insieme di cosa si tratta!
Titolo: Ricomincio da te
Titolo originale: El bolìgrafo de gel verde
Autore: Eloy Moreno
Editore: Corbaccio
Pagine: 379
Prezzo: 16,40 Euro
Trama: E’un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale. Eppure non è sempre stato così. Da bambino aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno e starci con il migliore amico. E quello é stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell’estate la sua infanzia è finita. Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l’amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi… Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi…
RECENSIONE Ogni vita qualunque vanta avvenimenti speciali che, nel bene o nel male, rimangono intatti nella memoria, indelebili fino all’ ultimo giorno. Le prime quindici pagine del romanzo sono appunto dedicate a un ricordo del protagonista che ha segnato come uno spartiacque il suo passaggio dall’infanzia alla vita adulta. L’autore titola emblematicamente questa parte del libro Tesoro, un tesoro di momenti spesi senza affanni o pianificazioni, in completa tranquillità e senza stress. Un tempo concesso a ciascuno di noi che nessuno dovrebbe portaci via ma, a volte, capita proprio questo…
Non è possibile prevedere che in una manciata di minuti la vita possa virare tanto bruscamente; che tutti i programmi pensati per quello stesso pomeriggio, per il giorno dopo o per il resto dell’estate possano, in un attimo, andare in fumo.
Il protagonista perde all’improvviso l’amicizia del suo migliore amico e non si sentirà mai più unito a qualcuno come lo fu con lui. Un racconto intenso ed emozionante, pagine dalle quali si percepisce chiaramente tutta la disperazione di lui ragazzino, quando riconosce nell’ultimo abbraccio un addio. Dal ricordo d’infanzia Eloy Moreno passa a raccontare di un presente che è comunque passato: il legame con Rebe, sua moglie, prima contesa tra lui e il suo vecchio amico d’infanzia, in un periodo nel quale aveva sperato di recuperare il legame. La fuga occupa la parte centrale del romanzo: l’autore ripercorre il periodo che separa il protagonista dal progettare un piano per salvare la sua relazione a fuggire sapendo di averla distrutta: cinque settimane saranno abbastanza perché lui perda tutto ciò che aveva di più caro e lo rimpianga.
Scritto in prima persona, il romanzo di Moreno si legge sul filo che separa il fare una pazzia e il diventare matto. Grazie ai periodi brevi in cui l’autore suddivide le scene e alle frasi concise in cui condensa spesso significati profondi, è possibile percepire ed immedesimarsi chiaramente nei sentimenti di chi racconta: agitati, in subbuglio, contagiati tutti da un’eccitazione smisurata.
Sarei potuto rimanere immobile nel grande sbadiglio. Rimanere invischiato nella routine, rinunciando a ogni piacere e accumulando riposo. Avrei potuto evitare qualunque cambiamento , assentarmi con la mente e presentarmi unicamente col corpo.
Ma davvero potevo restare nello sbadiglio?
No, impossibile. Se non altro, ora, sono in movimento.
Il protagonista affronta un lungo viaggio, non tanto quello che compie materialmente salendo prima su un treno senza fermate, poi su un autobus e, infine, lungo sentieri sconosciuti di montagna, quanto un viaggio nei ricordi e nei rimorsi. Se l’inizio del romanzo racconta di un preciso ricordo d’infanzia, la fine, prima dell’epilogo, è il ripetersi di un abbraccio, il riannodarsi di un legame che non si è mai veramente perduto. Il protagonista di Eloy Moreno è un uomo come tanti che, come tanti, vive il novantacinque per cento della propria vita in 445 metri quadri. La domanda è: si può essere felici costringendo la propria esistenza in uno spazio così ridotto? L’autore pensa di no, naturalmente, e non vedo come contraddirlo, a meno di pensare che accontentarsi e adeguarsi sia l’unica via per realizzare se stessi. La vita del protagonista, senza un nome proprio, come a voler marcare il suo essere uno qualunque di noi, si spende in mezzo a sogni ad occhi aperti che gridano la necessità di un cambiamento. Cambiamento che avverrà solo grazie ad una serie di circostanze che sfuggono al suo controllo, più che a deliberate scelte.
Condivido pienamente il punto di vista dell’autore, secondo il quale lo spazio geografico è in stretta relazione con quello emotivo. Viviamo, senza quasi rendercene conto, in una gabbia; ogni giorno facciamo le stesse cose, frequentiamo gli stessi posti, le stesse persone, limitati nelle nostre espressioni da molteplici fattori. Quanti di noi, come il protagonista, passano un’ora in macchina per andare a lavorare o tornare a casa, mezz’ora a cercare parcheggio, otto ore inchiodati a una scrivania o ad una catena di montaggio?
Ricomincio da te è la storia di un uomo che mette in discussione l’intero sistema che lo circonda e che regola la sua quotidianità, ha un piano per ricominciare e trova il coraggio di attuarlo perché vuole tornare ad essere padrone del proprio tempo. Un romanzo che è contemporaneamente una storia d’amore, quella di una coppia che si amava molto e che poi, intrappolata nella routine, quasi senza accorgersene si allontana. Attraverso i ricordi del protagonista riviviamo fasi comuni alla vita di molte coppie: da quella in cui la passione prevale sulla ragione a quella in cui i ciao amore suonano recitati come d’abitudine, con tono inespressivo, e i baci sono quelli in cui a malapena ci si sfiora le labbra. Baci vuoti, che si danno senza pensare o pensando ad altro, che non sono più d’amore ma, solo di compromesso. Accade a molti, talvolta solo perché si sono smarrite in qualche posto, in un giorno imprecisato che neanche si ricorda più, le proprie radici comuni.
Ci furono giorni in cui non sapevo, o non volevo, o realmente non riuscivo a cogliere la differenza. Giorni in cui mi sentivo incapace di distinguere tra casa e famiglia, tra vita ed esistenza, tra amore e amicizia, e quest’ultimo fu senza dubbio l’errore più doloroso.
Ci fu un momento in cui futuro e passato non mostrarono più alcuna differenza: domani era uguale a ieri, ieri sarà uguale a domani.
Sono pagine intrise di passione repressa, chiusa all’angolo della vita dalle troppe pressioni esterne e dall’incapacità del protagonista di accettare il ripetersi di un quotidiano sempre uguale. Pagine dove il protagonista confonde il disinnamoramento nei confronti della moglie con l’amore profondo che ancora nutre per lei e che in cuor suo vorrebbe rivivere. Il racconto intimo e struggente di un uomo che non vuole arrendersi.
Il messaggio di Eloy Moreno è chiaro: in molti casi siamo noi a complicarci l’esistenza, lavorando troppo, per lasciare che altre persone si occupino di una casa in cui praticamente non viviamo, persone che stiano con i nostri figli che non cresciamo. Noi, vittime di bisogni indotti. Ovvio che non intenda fare di tutta l’erba un fascio, sarebbe stato alquanto pretestuoso da parte sua, ma tratta con estrema lucidità un tema attuale, presentando di volta in volta personaggi che sono archetipi di persone reali nei quali il lettore può immedesimarsi senza alcuna difficoltà e questa identificazione è senz’altro l’aspetto più importante.
Unica pecca la ripetitività di alcune pagine, che appesantisce a tratti la lettura. Quando la prestigiosa casa editrice spagnola Espasa ha ripubblicato il romanzo di Moreno, dopo che era diventato il secondo libro più commentato nei forum dei lettori spagnoli, sembra non abbia apportato modifiche di alcun genere rispetto all’edizione originale. Cosa rarissima per un libro che ha un senso, dal momento che l’autore ne aveva vendute da solo tremila copie e la storia era già conosciuta. Tuttavia, la loro eliminazione in fase di editing avrebbe reso più scorrevole la lettura.
Come fare allora a recuperare quello che l’autore definisce il grande sbadiglio : una routine fatta di sveglie all’alba, corse verso il lavoro e noiosa vita matrimoniale? Vorrei tranquillizzare i lettori: non è necessario mollare tutto come fa il protagonista! Secondo Moreno basterebbe dare voce al senso di inquietudine che in molti proviamo, avviando un nuovo progetto di vita, trovando il coraggio di dare un calcio alle scuse che opponiamo per paura delle conseguenze perché, in definitiva, non è detto che il progetto vada a buon fine. Se non si prova, come si può sapere come finirà? Il protagonista spende interi giorni della sua vita convivendo con un senso di inadeguatezza che lo rende sempre più infelice.
Quante persone si trovano nel posto sbagliato, con talenti che non sfruttano, circondati da persone sciocche che non sono in grado di riconoscere le loro capacità? Eloy Moreno era un informatico come tanti, forse lo è ancora o lo resterà ancora a lungo, chi può dirlo? Questa consapevolezza, unita ai temi trattati e alla scrittura particolare, mi hanno fatto apprezzare molto il romanzo. Una scrittura pulita, composta di espressioni che richiamano al susseguirsi incalzante di immagini, vere e proprie fotografie dei sentimenti e delle emozioni dei personaggi. E allora tu, lettore, sarai protagonista insieme al protagonista: percorrerai con lui i 445 metri quadri di una vita che ti starà troppo stretta e proverai rimorso e dolore per tutto quello che avevi e che hai perso. Infine, dopo tanta tristezza, quando il viaggio giungerà al capolinea, sentirai rinascere dentro di te la speranza e affronterai la lenta risalita, sino a raggiungere la vetta, in un rifugio sicuro che ti riscalderà il cuore.
Quando le cose non vanno come speriamo, ci intestardiamo a cambiare le persone mentre l’unica soluzione utile è cambiare la storia.
L’AUTORE
Eloy Moreno era, è e forse sarà ancora a lungo un tecnico informatico di trentasette anni che vive in Spagna. Verrebbe da dire che è un uomo qualunque, come il suo protagonista, come noi. Potrei elencare le informazioni tratte da sue interviste ma la voce “Sobre mì” sul suo sito, racconta meglio chi è. Non è possibile leggere la sua biografia, solo una nota nella quale scrive umilmente che non è necessario scrivere nulla di lui, che è felice di aver dato voce al suo romanzo e invita chiunque lo desiderasse a contattarlo direttamente al suo indirizzo e-mail. Traggo le informazioni che seguono direttamente dal sito, parole scritte di suo pugno che parlano di lui e della sua unicità come individuo unico ed irripetibile. Proprio come ognuno di noi.
Dopo diversi mesi di TOUR mi restano e mi rimarranno per sempre, un’esperienza che mi ha fatto conoscere nuovi amici in tante città, compagni di avventura in tante fiere, lettori che hanno semplicemente voluto salutarmi, persone che mi hanno raccontato le loro piccole e grandi storie mentre parlavamo di libri, oltre a centinaia di fotografie e milioni di ricordi. Ma soprattutto, ho capito che a volte i mulini non sono così grandi e minacciosi come sembrano.
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