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Recensione "The Avengers" di Joss Whedon

Da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Andrea Marzella Recensione Titolo: The Avengers
Regia: Joss Whedon
Soggetto: Joss Whedon, Zak Penn
Sceneggiatura: Joss Whedon
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Genere: fantascienza
Durata: 143 minuti
Data di uscita: 25 aprile 2012 (Italia)
Cast: Robert Downey Jr.,Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson. Trama
Loki scende sulla Terra per impossessarsi del Tesseract e ridurre gli umani a suoi sudditi. Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D., decide quindi di chiamare all’appello una squadra di supereroi che non hanno mai combattuto insieme ma che rappresentano l’unica possibilità di salvare il pianeta dal disastro.

RECENSIONE Se a livello cinematografico l’idea di riunire i supereroi della Marvel ha preso piede solo dopo gli ottimi successi di Hulk, Iron Man, Thor e Captain America: Il Primo Vendicatore – tutti titoli piuttosto recenti – l’idea originale, quella cartacea dei fumetti, risale al 1963, anno in cui la Marvel Comics compose la propria squadra di eroi in risposta alla Justice League della concorrente DC Comics. Col passare degli anni il gruppo ha subito continui cambi di formazione: si è diviso, si è scontrato al suo interno ed è quasi arrivato ad annientarsi, fino ad arrivare alla formazione attuale che può contare tra le sue fila buona parte degli eroi Marvel, inclusi Wolverine e L’Uomo Ragno. Insomma nell’universo Marvel la squadra degli Avengers è qualcosa che appartiene all’epica ed epico è stato il budget stanziato per finanziare il film: 220 milioni di dollari che, a ragion veduta, possiamo dire ben spesi, a partire dalla scelta azzeccatissima di Joss Whedon come regista e sceneggiatore. Creatore delle serie supercult Buffy – L’ammazzavampiri e lo spin-off Angel, Joss Whedon ha non solo un’esperienza ventennale in sceneggiatura e regia ma anche un gusto particolare per il fumetto, sia come cifra stilistica sia come vera e propria produzione di comics: sia Buffy che Angel hanno, infatti, avuto un’ultima stagione realizzata esclusivamente su carta e - per restare in ambito Marvel - Whedon ha scritto le sceneggiature della terza serie del fumetto Astonishing X-Men. L’esperienza deve essere servita a Whedon per gestire una trama complessa, in cui serviva un vero mago per unire diversi personaggi e soprattutto creare un’armonia che esaltasse ogni carattere. Proprio come il primo numero della serie a fumetti, la storia ruota attorno a Loki (Tom Hiddleston), il fratellastro malvagio di Thor (Chris Hemsworth), già protagonista dell’omonimo film di cui The Avengers può essere considerato il più diretto sequel; il film si apre con il furto del Tesseract – il Cubo Cosmico in grado di aprire varchi dimensionali – da parte di Loki, determinato a scatenare una guerra alla Terra con l’aiuto dei Chitauri, un esercito alieno. Nick Fury (Samuel L. Jackson), capo dell’agenzia di spionaggio S.H.I.E.L.D., dopo un rocambolesco quanto fallimentare tentativo per recuperare il Tesseract, decide di passare al contrattacco per strappare il potente Cubo dalle mani del malvagio Loki con la creazione di una squadra speciale formata da supereroi: Captain America (Chris Evans), Iron Man (Robert Downey Jr.), Hulk (Mark Ruffalo) e Black Widow (Scarlett Johansson). Recensione La squadra individua subito in Germania Loki, in vena di nostalgie naziste, e lo cattura per condurlo sulla base dello S.H.I.E.L.D., una fortezza volante chiamata Elivelivolo. Prima di arrivare a destinazione, interviene Thor con l’intento di riportare il fratello sul pianeta Asgard: Iron Man si oppone e tra i due si scatena una lotta che solo l’intervento di Captain America riesce a placare. Arrivati finalmente sull’Elivelivolo, le tensioni esplodono tra i vari supereroi, facendo emergere l’eccessivo protagonismo dei membri, la mancanza di coesione del gruppo e la scarsa fiducia negli scopi reali dello S.H.I.E.L.D. Approfittando del momento di confusione, l’esercito che Loki aveva formato prima della cattura tenta un assalto all’Elivelivolo, durante il quale muore il simpatico agente Coulson (Clark Gregg), amico di Iron Man e Thor e grande fan di Captain America. Uniti dal desiderio di vendetta e giustizia, i supereroi si compattano e si lanciano in una spettacolare battaglia tra i grattacieli di Manhattan per la salvezza della Terra, durante la quale daranno prova di coesione e spirito di squadra. Da un punto di vista visivo, il film è un capolavoro: le scene degli scontri sono spettacolari, girate con quell’eleganza fastosa che in questi casi è non solo necessaria ma dovuta. Gli effetti speciali lasciano a bocca aperta per quanto sono impeccabili e funzionali. Inoltre Joss Whedon dimostra di saper sfruttare tutte le tecniche che una macchina da presa può offrire, con una varietà di angolazioni che aumentano l’azione e il ritmo della pellicola. La regia è fluida e sontuosa: ha il respiro di un kolossal d’altri tempi ma la velocità di un blockbuster moderno. Gli attori, tutti già visti singolarmente nei vari film che hanno preceduto The Avengers e tutti già ampiamente apprezzati, si dimostrano capaci di vestire i panni – molto aderenti e molto sexy – dei supereroi senza pestarsi i piedi a vicenda anche se una menzione speciale va fatta a Robert Downey Jr. e al suo sguardo sornione, e a Scarlett Johansson, la quale riesce a farci dimenticare definitivamente la sua precedente esperienza come eroina d’azione con il piattissimo The Island. Recensione Ma guardiamo in faccia la realtà: in fondo, la perfezione formale, la spettacolarità, il cast sfavillante, si poteva prevedere anche senza prendersi il disturbo di guardare il film. Sappiamo bene che raramente il cinema americano - e, nello specifico, la Marvel – stecca quando si tratta di rappresentare la mitologia moderna dei supereroi: il punto è che The Avengers, con la sua struttura corale, non è il solito film sui supereroi. L’elemento che fa la differenza è il discorso sul gruppo, tema molto caro a Joss Whedon in quanto già ampiamente illustrato lungo le sette stagioni di Buffy, in cui la protagonista non era tanto l’Ammazzavampiri ma la sua squadra, la Scooby Gang. La storia del film infatti non ruota tanto attorno alla contrapposizione tra il villain e i buoni di turno, ma nel fallimento dell’individualismo dell’avido messo di fronte al successo di chi ha la capacità di accettare l’altro fino a formare una famiglia alternativa, con i suoi alti e bassi ma dotata di fondamenta solide basate sulla lealtà e la fiducia. Insomma, l’unione è la forza e la salvezza del mondo non può che passare attraverso il concetto di comunità e nell’esaltazione delle differenze messe a servizio degli altri.


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