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Recensione: “Untouched”, di Lauren Hawkeye

Creato il 18 marzo 2015 da Ceenderella @iltempodivivere

Se togliamo The winner’s crime della Rutkoski, sul quale avevo ottime aspettative e sono stata più che ben ripagata, ancora su Netgalley niente mi ha colpita come speravo. L’ultimo esempio, il romanzo di oggi. Come sempre, comunque, un grazie a questa community e agli editori che ci si affidano: vorrei tanto esistesse una cosa del genere in Italia!
Buongiorno, amici!

22070135Titolo: Untouched
Serie: Florence, Arizona #1
Autrice: Lauren Hawkeye
Editore: inedito in Italia
Anno: 2014
Pagine: 214

Alexa Kendrick non ricorda l’incidente d’auto che l’ha sfregiata e ha fatto sbandare bruscamente la sua vita. Quando la sorellastra che pensava non avrebbe mai incontrato si presenta alla sua porta con l’invito di una nuova vita, Alexa si ritrova a Florence, in Arizona, una città famosa per essere popolata da più carcerati che cittadini… una città che ha fatto del suo meglio per nascondere i suoi oscuri segreti.
Dopo che Ellie è chiamata fuori città, lascia alla sorella le chiavi del suo negozio di fiori e Alexa si ritrova a scambiare la propria vita con quella della sorella: porta avanti l’attività di Ellie, vive nella casa lasciata loro dall’assente padre… e porta avanti una storia con un agente carcerario sexy come il peccato, Nate Fury – un uomo che deve combattere contro i suoi stessi demoni.
Ma occuparsi dei fiori di giorno e invischiarsi, di notte, in una relazione con l’unico uomo che ha davvero visto la vera Alexa non è abbastanza per mettere a tacere il panico che alimenta i suoi incubi misteriosi. Quando Nate porta a casa un quaderno scritto da un carcerato (ndt, cioè mia: in realtà è lei a trovarlo), che descrive un crimine innominabile, i freni che bloccavano i ricordi di Alexa cominciano ad allentarsi. E mentre una devastante verità viene alla luce, Alexa capisce che Nate ha le chiavi per aprire il suo passato, ma anche il suo cuore.

Alexa e Nate sono le facce opposte di una medaglia fatta di ricordi: più lei vuol ricordare i tasselli del puzzle che il suo passato è diventato, più lui non vuol far altro che annegare il proprio nell’alcol e nella vita di provincia. L’una la metà esatta dell’altro che la vita, il caso e delle sofferenze troppo grandi da sopportare hanno complottato per mettere assieme, restituire un’interezza personale, prima ancora che di coppia. Che avrebbero potuto esser tanto, e invece non mi hanno lasciato niente. Nella frenesia della narrazione, che da un capitolo all’altro obbliga a prender atto di enormi cambiamenti che non hanno una base sulla quale poggiarsi, seguire Alexa a Florence è difficile: neanche il tempo di arrivare si trova a dover mandare avanti il negozio della sorella, a scoprire macabri dettagli in un diario trovato nella soffitta della casa paterna e ad affidarsi, ciecamente, a un uomo appena conosciuto, del quale niente si sa se non il nome. Dai pochi dettagli della sua vita in stand-by, furiosamente ci ritroviamo immersi in un amore istantaneo che non ci si riesce a spiegare. Non è importante che il suo sesto senso le dica che Nate è un brav’uomo, perché posso capire la reazione a pelle, quel che mi spaventa è l’avventatezza del lasciarlo entrare nella sua vita, nei suoi pensieri, nelle sue giornate senza aver bisogno di saperne di più, accontentandosi di qualche silenzio e nient’altro. Si ha la sensazione che qualcosa manchi e sfugga al controllo dell’autrice: coinvolgimento, immedesimazione, quel briciolo di affetto che spinga a interessarsi alle vicende narrate e ai protagonisti in scena, ma anche introspezione. In un libro della portata di drammaticità come questo, è essenziale, per me, sentire il tormento che anima Alexa, percepirlo quasi come mio, comprendere perché prende determinate decisioni. Avrei voluto capirla, così come avrei voluto gioire nel vederla risanare delle ferite che non sapeva di avere addosso, grazie a Nate: avviene, invece, nel giro di qualche riga, ma è come se non ce ne rendessimo conto. Si ha come l’impressione che ogni capitolo sia una preparazione al picco di angoscia che esploderà non appena il mistero sulla notte dell’incidente sarà svelato, ma, quando succede davvero, lo fa in modo frettoloso, quasi fosse un dettaglio della cui importanza non si è sicuri e non debba distrarre poi molto dalla storia d’amore. Ragione per la quale è stato impossibile non paragonare questa storia a Le coincidenze dell’amore della Hoover; nonostante siano romanzi molto differenti, sia per il genere che per il pubblico al quale sono rivolti, lo svelamento del dramma di Sky è una bomba improvvisa, che ci scoppia in mano nel momento di maggiore calma, che non può non trasportare nel testo e obbligare a sentire, a vivere sensazioni devastanti. Ed è un po’ questo che avrei voluto con Alexa. Ma l’accesso viene negato, non si riesce a entrare in sintonia né con lei né con la storia, quel che avrebbe potuto essere rimane in superficie e non è riuscito a trascinare dentro la storia, tant’è che terminata la lettura, poco o niente mi è rimasto se non l’impressione che avrebbe potuto essere una buonissima storia, se solo ne avesse avuto il tempo e l’approfondimento necessari.

“Se eri un poliziotto, perché lavori in prigione ora?”
Una nota di biasimo gli si abbozzò in volto, e Alexa avrebbe voluto prendersi a calci. Dio, era proprio incapace a flirtare. Non le aveva nemmeno detto dove lavorava e lei aveva notato l’uniforme – era losco notare dettagli del genere? Non ne aveva idea.
Ma invece di condannarla come ficcanaso, ricambiò il suo sguardo, poi lentamente parlò, rigirandole la domanda. “Perché sei qui?”
“Sono qui per ricordare.” Lo disse d’istinto, senza perdere tempo a pensare – ma ora si domandava quali ricordi, esattamente, fossero diventati più importanti per lei.
Di nuovo una coltre di silenzio. La mano di Nate si contrasse, stringendo prima di lasciare la sua. “Io preferisco dimenticare.”

Esistono quei romanzi che, letta la trama, ti attirano come sirene, obbligandoti a dar loro una possibilità prima dell’immensa pila sulla quale poggiano e, una volta accettata la richiesta, ti ci butti a capofitto nella speranza che sapranno ripagare la fiducia; eppure, certe volte non succede. Questa storia aveva tutte le caratteristiche perché mi piacesse, specialmente il mistero. Sono un attimo fissata col giallo, ultimamente, ma uno dei requisiti essenziali di questi romanzi è il mantenimento della suspense, almeno fino al punto di svolta, se non direttamente fino alla conclusione mentre Untouched, le sue mosse, quando non le lascia intuire, le svela subito. Prevedibile è il dramma che Alexa non riesce a ricordare, così come ciò di cui parla il quaderno trovato in soffitta. E prevedibili, di conseguenza, le future azioni di lei e di Nate.
Mi è difficile parlar dei libri, ormai l’avete capito, senza mettere in gioco le emozioni e dar voce alla pancia, oltre che alla testa, ma questo libro non ha saputo arrivare né all’una né all’altra, rimanendo in superficie e lasciandosi scivolare via come ricordi passati che si fa fatica a far tornare a mente. I pensieri di Alexa, le paure di Nate, i dubbi atroci della madre di lei hanno tutte le carte in regola per colpire in pieno, coinvolgere a livelli pazzeschi, eppure non lo fanno, non arrivano dove avrebbero dovuto e scompaiono tra le righe, si nascondono tra le pieghe di una narrazione che fila via veloce e regala una folle andatura a qualcosa che avrebbe richiesto più tempo, più chiarezza, per far entrare in contatto coi personaggi e il loro dramma.

Voto: ❤❤


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