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Recensione “Vivono di Notte” di Michael Talbot

Creato il 28 gennaio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione “Vivono di Notte” di Michael Talbot

Pubblicato da Francesca Rossi Cari lettori,
oggi vi propongo un libro dalle atmosfere gotiche, elegante nello stile ma senza eccessi. Già dal titolo avrete capito qual è l’argomento di cui tratta. In realtà, però, Vivono di notte non è un semplice romanzo sui vampiri: è molto di più. Il vampirismo è l’espediente narrativo, quasi un pretesto, che permette all’autore di affrontare temi di grande attualità.
Titolo: Vivono di Recensione “Vivono di Notte” di Michael TalbotNotte Autore: Michael Talbot Casa Editrice: Gargoyle Pagine: 324 Anno: ottobre 2011 Prezzo: 18 euro Trama Nella Londra vittoriana, l’illustre medico Gladstone e' impegnato giorno e notte a isolare un pericoloso virus. In seguito a un incidente, nella vita dello scienziato entra Niccolo', un misterioso e bellissimo ragazzo di origini italiane, e tra i due nasce un rapporto di amicizia, confidenza e fiducia. Un giorno il giovane rapisce Camilla, la figlia di Gladstone, e la provetta contenente il virus mortale. Durante un febbrile inseguimento da una parte all’altra dell’Europa, Gladstone viene gradualmente in contatto con quella realtà millenaria e sconvolgente che da sempre atterrisce l’uomo: il vampirismo.

RECENSIONE Michael Talbot tratteggia, con uno stile ricercato e mai ridondante, una Londra vittoriana solo in apparenza distante dalle nostre società moderne. Le convenzioni, le regole chiuse e sempre uguali a se stesse, gli squilibri sociali, l’annientamento della personalità “anticonvenzionale”, additata come “diversa”, l’ipocrisia, la rigidità mentale e la falsità sono ancora parte integrante del nostro mondo. Certo, occorre fare le dovute distinzioni, non si può correre il rischio di generalizzare: i tempi sono (per fortuna) cambiati; eppure qualcosa dell’atmosfera opprimente che permea questo romanzo, il seme di tutti i suddetti fattori, ha attraversato le epoche arrivando fino a noi. Possiamo davvero dire di essere liberi e di non cadere mai nella trappola dei pregiudizi? Probabilmente no e quest’opera, così come la vita dello stesso autore, ne è la prova. Andiamo con ordine: John Gladstone è un brillante rappresentante della borghesia vittoriana. Medico più per rispetto delle tradizioni familiari che per scelta, ha sposato una donna dalla personalità sensibile e ribelle, che muore troppo presto lasciandolo solo con due figlie da accudire. In questo triste frammento della vita di Gladstone, che non rinuncia comunque a mettere tutto se stesso e tutta la sua conoscenza al servizio della medicina, irrompe Niccolò: un ragazzo bello ma ambiguo e, a tratti, sfuggente che presto rivela la propria natura di vampiro. Il tratto distintivo del giovane Niccolò è rappresentato dalle origini italiane; fatto interessante, questo, non solo perché l’Italia è vista, all’estero, come un luogo pieno di Storia e di misteri ad essa legati (impressione per niente infondata e che riguarda non solo i vampiri), ma anche perché nella tradizione letteraria le creature “mefistofeliche” e diaboliche come Niccolò hanno, stranamente, quasi sempre origine italiana. Il giovane, in effetti, possiede la mefistofelica capacità di “tentare” Gladstone, facendolo tornare con la mente a pensieri che egli credeva di aver rimosso per sempre.  Niccolò rapisce Camilla, una delle figlie del dottore, portando con sé anche la provetta contenente il virus che John stava studiando. Gladstone, a questo punto, è costretto ad intraprendere un viaggio alla ricerca di sua figlia (e del virus). Proprio questa ricerca gli permetterà di raggiungere una maggiore consapevolezza sul mondo dei vampiri, dei “diversi” condannati a rifuggire la luce divina nascondendosi nell’oscurità. Questa è la trama del romanzo, di cui non voglio anticiparvi nient’altro per non rovinarvi la sorpresa. Mi permetto, però, di “stuzzicare” ulteriormente la vostra curiosità mettendo in evidenza un dettaglio: il finale è un vero gioiello narrativo che, di sicuro, non deluderà le aspettative. Lo stile dell’autore è affascinante, accattivante, molto colto e raffinato. Talbot ha creato una storia che concretizza i propri punti di forza nella scrittura, che a tratti ricorda un romanzo d’appendice, e nella complessità. Non è tutto: all’inizio di questa recensione ho parlato di un romanzo attuale, ricco di temi che vanno oltre il vampirismo. L’autore, infatti, usa l’argomento “vampirismo” per mettere in atto una denuncia sociale che riguarda la società vittoriana e, di riflesso, anche la nostra. Il perbenismo e l’ipocrisia della Londra vittoriana sono le stesse maschere dietro cui molti di noi, ancora oggi, si nascondono. Talbot lo ha sperimentato sulla propria pelle: omosessuale dichiarato, ha subìto le umiliazioni e i pregiudizi di una società definita “moderna”. Nonostante tutto, l’autore non si è “uniformato” alle regole e ha scelto di vivere (giustamente) secondo coscienza; non è dunque strano che molto di sé e di ciò che ha vissuto si sia riverberato sul personaggio di Niccolò, una sorta di alter ego letterario di Talbot. A tal proposito, c’è un passaggio interessante del romanzo in cui è chiaro l’intento narrativo di dell’autore:
“Nel cuore degli uomini vige l’odio per i vampiri…In realtà non ha niente a che vedere con i vampiri. Gli esseri umani temono tutto ciò che non è esattamente come loro. Basta andare in una qualsiasi scuola del Regno Unito per vedere che perfino i bambini trattano chi è diverso da loro con crudeltà medievale. Non importa se l’altro bambino è diverso perché è stato allevato in un mondo differente o possiede doti particolari. Se non rientra nell’ordine gerarchico della brutalità e del coraggio, sarà sempre un emarginato”.
Altra importante considerazione: il virus oggetto degli studi a cui il dottor Gladstone si dedica anima e corpo è l’emblema stesso della misteriosa malattia, a cui non si riesce a trovare una cura effettiva. Il dottore gli dà il nome della figlia Camilla, affetta da un ritardo mentale ma dotata di strepitoso talento musicale, scelta di per sé eloquente. Nel nostro tempo, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, la subdola e incurabile malattia che ha monopolizzato l’attenzione e i timori di tutti è causata dal terribile virus dell’HIV. Ed è proprio questo male a portarsi via, nel 1992, il giovane e promettente Michael Talbot. Il romanzo possiede, quindi, molteplici chiavi di lettura: poggia la narrazione su più livelli e opta per scenari diversi e intriganti, da Londra a Parigi fino all’Italia. L’interesse per la magia, l’alchimia, i misteri e tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare, nonostante i notevoli passi avanti dell’epoca vittoriana, può essere evidenziato da questo emblematico passaggio:
“Molto bene, Monsieur le Docteur», si complimento' Des Esseintes. «Avete indovinato. Il fiore sono i portali. Sono certo che non vedete cio' che vedo io quando li guardo». Osservai quei portali arricchiti di splendidi ornamenti e mi rivolsi al vampiro con aria interrogativa. «Sapete chi ha costruito i portali di Notre-Dame?», mi domando'. Scrollai le spalle. Des Esseintes sorrise. «Se date un’occhiata ai vostri libri di storia, scoprirete che il merito fu dato a un demonio». Inclino' indietro la testa e rise. «Un demonio! Un demonio di nome Biscornet!» Si guardo' intorno meravigliato. «Ed e' vero, mon ami. Se esaminate i portali, scoprirete che sono di un’incredibile fattura. Le cesellature sono continue, non vi e' traccia di brasature o saldature. Cio' significa che ogni portale fu realizzato da un’unica lastra di acciaio. Suppongo che sia questo il motivo per cui nel Medioevo Biscornet fu considerato un demonio. I fabbri dell’epoca non possedevano tali conoscenze. Per loro solo le fiamme dell’inferno avevano potuto forgiare questi portali. Ovviamente non c’era nessun demone. Fu un vampiro a realizzare il lavoro”.
Un romanzo eccellente, che non si dimentica, scritto da un autore eccezionale scomparso troppo presto.
Recensione “Vivono di Notte” di Michael TalbotL'AUTORE:  Michael Talbot (1953-1992) e' stato un importante scrittore di fenomeni paranormali, al cui studio ha dedicato l’intera esistenza. La sua opera scientifica più significativa e' Tutto e' uno - The Holographic Universe (Apogeo, 1991), mentre di narrativa ricordiamo oltre a Vivono di notte (Night Things, 1988) anche The Delicate Dependency del 1982 (in uscita all’inizio del 2012, per i tipi Gargoyle, con il titolo I misteri di Lake House) e The Bog. Omosessuale dichiarato, Talbot e' stato e continua a essere un modello per gli intellettuali gay. E' scomparso a soli 38 anni per una leucemia fulminante, conseguenza della sindrome dell’HIV di cui era affetto.

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