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Recensioni - "Le Lenzuola Nere di Khloe“ di Valeria De Luca

Creato il 11 aprile 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH

Le lenzuola nere di Khloe di Valeria De Luca“Le lenzuola nere di Khloe” di Valeria De Luca è il romanzo recensito oggi, per voi amanti del terrore, da Letteratura Horror. Clicca qui e leggi trama e note sull'autrice e guarda il booktrailer.
Le lenzuola nere di Khloe è una storia che ha del potenziale. Un potenziale che però viene solo parzialmente sfruttato dalla penna di Valeria De Luca, a cui, se da una parte va riconosciuta un’originale abilità creativa, dall’altra le andrebbe criticata una non altrettanto attrattiva abilità espressiva e di affabulazione.

Una critica, sia chiaro, dalla genuina finalità costruttiva, ed indubbiamente rispondente ad un personale gusto letterario, che qui, purtroppo, non trova pieno soddisfacimento.
Le sventure che costellano l’esistenza di Khloe sono strutturate lungo un percorso tra il reale e il mentale. Un puro viaggio introspettivo che arriva, al suo climax, ad una vera e propria fusione e confusione tra le due dimensioni. Il mondo della mente trova corpo, non solo attraverso gli influssi mentali del male che condizionano le azioni dei personaggi, ma addirittura in un estremo sconfinamento dal loro territorio preposto. Ma tali influssi maligni, inconsci, vanno oltre la semplice definizione di “indicibili segreti” o “scheletri nell’armadio”, arrivando a toccare quel punto liminare dell’esistenza e trovando sede nel più radicato recesso ancestrale.
Khloe è soggetta ad un tormento ossessivo che nasce dal sogno. Ella approda all’obliosa landa della sua mente dove hanno attecchito i suoi impulsi atavici di demoniaca origine.
Una compenetrazione che, come allude esplicitamente la De Luca, rimanda al doppio e al mistico della serie televisiva di grande successo Twin Peacks. Un approccio lynchiano alla letteratura quindi, ma che di certo non eguaglia l’efficace abilità affabulatrice della serie e del lungometraggio prequel.
Il tema del doppio è, nonostante tutto, reso validamente, adottando quegli stilemi classici e quelle soluzioni di cui, più il cinema che la letteratura, hanno fatto grande uso nel periodo espressionista. L’uso dello specchio come confine tra i due mondi, il contrasto cromatico: il rosso dei capelli di Kendra contro il nero (dark) del vestiario di Khloe, oltre all’affinità che lega i nomi di tutti i personaggi di questa storia. Come se le intere vicende si limitassero ad un'unica esperienza mentale della giovane Khloe, persa nel mondo dei sogni, a cui ha accesso grazie a quelle lenzuola nere, sorta di chiave ad un portale magico. Da questo punto di vista un doveroso parallelo è sempre con Lynch ed il suo Mulholland Drive. Ma rimandi impliciti anche al film di Polanski Rosemary’s Baby – il latte con cui la finta infermiera droga Khloe per sottrarle il bambino – e a Nightmare – lo scontro nel mondo dei sogni – non mancano . E come per le suddette pellicole neo-noir, Le lenzuola nere di Khloe presenta tutti quegli elementi caratteristici del genere. Dall’indagine al mondo della mente; dalla riflessione sulla relatività tra bene e male alla fusione tra fisico e spirituale.
Una buona capacità di riproporre tematiche classiche attraverso un (parzialmente) nuovo punto di vista, ma che, come detto, ha di contro una fiacca virtù coinvolgente. Condizione imprescindibile per una ottimale fruizione di un racconto che, in questo caso, viene in parte delusa.
Una lettura comunque consigliabile, per la semplicità e le sensibili tematiche in salsa orrorifica.

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