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Recensiore "Vendetta!" di Marie Corelli

Creato il 11 maggio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori e lettrici,
di nuovo io. Di nuovo Gargoyle Books. Di nuovo un horror.
Questa volta vi parlerò di un romanzo insolito, Vendetta! di Marie Corelli. E' un volume che necessita di una serie di "avvertenze per il lettore", utili per giungere alla giusta chiave di lettura di questo testo. Ma, as usual, procediamo con ordine!
Titolo: VendettaAutrice: Marie CorelliEditore: Gargoyle BooksTrama: Immaginate che i vostri parenti e amici vi credano morti di colera. Di essere sepolti vivi e di risvegliarvi nella vostra bara. Adesso, immaginate il disperato tentativo di risalire alla luce dagli oscuri meandri della vostra tomba per poi scoprire qualcosa di ancora piu' terribile... Ebbene, questo e' solo l'inizio del capolavoro horror vittoriano di Marie Corelli, Vendetta! Resosi conto di quanto accaduto e scoperta un'atroce verita', il conte Fabio Romani decide di porre in essere la sua vendetta. Irriconoscibile, invecchiato e sfigurato dal colera, il conte assume una nuova identita' e trova il modo di reinserirsi nell'alta societa' di Napoli, riallacciando cosi' sotto mentite spoglie il rapporto con la moglie che lo crede morto. Il tutto per mettere in pratica il suo perverso, diabolico piano di nemesi. Vendetta e' un opera che celebra la follia, l'orrore e la decadenza umana al massimo stadio di degenerazione, e che ha fatto di Marie Corelli la regina del tardo-gotico di eta' vittoriana.RECENSIONECome accennavo sopra, il volume della Corelli deve essere inquadrato nel suo tempo. E' un romanzo vittoriano, intriso di un'ottica fortemente anglofila, strettamente legato alla visione della donna come Circe tentatrice, bieca opportunista mossa da soldi e sesso. Gli appartenenti alle classi sociali più povere son raffigurati spesso laidi e brutti, mentre i nobili e i benestanti sono descritti come creature raffinate e dotate di alti sentimenti. In tutto il romanzo sono disseminati frasi dalla chiara finalità didascalica, accompagnate sovente da considerazioni figlie di stereotipi dell'epoca vittoriana. Vendetta! è una pura espressione del suo tempo, un romanzo popolare che pesca da più generi e che ha come necessario riferimento culturale Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.
Ma proprio questo rappresenta la sua forza.
Marie Corelli riuscì a collocarsi tra gli autori c.d. popolari filtrando in modo originale suggestioni, echi letterari ed un sottile erotismo, creando un romanzo avvincente, che  - nonostante i suoi limiti - è un vero turn page. Il target di lettori della Corelli era essenzialmente costituito dalla piccola-media borghesia e da quelle classi lavoratrici che avevano una minima istruzione. Dico essenzialmente poiché tra i suoi ammiratori vi erano anche esponenti illustri dell'aristocrazia e della politica. Dunque, il lettore cui l'Autrice si rivolgeva doveva sentirsi coinvolto e, in varia misura, orripilato, furioso, commosso, pieno di sdegno o pieno di compassione per i personaggi. A distanza di cento anni e passa, questo effetto vale ancora. Certo, il lettore smaliziato del XXI secolo sorride dinanzi all'idea che a Napoli si suoni - sempre - il mandolino, splenda un sole accecante e che i poveri siano degli accattoni perdigiorno. Ma il coinvolgimento, il piacere della lettura resta immutato, segno della capacità affabulatrice di questa scrittrice. Questo accade grazie ad uno stile incalzante, dove i toni melodrammatici si alternano con quelli più asciutti della descrizione dello stato d'animo del povero conte Romani. Lui per primo si rende conto di esser vittima di un'ossessione quasi shakesperiana, di cui alla fine pagherà le conseguenze, ma non può rinunciare ai suoi propositi di vendetta. E la scrittura della Corelli, fluida ma forte per tinte e ritmo è assolutamente perfetta per questa storia gotica.
Vendetta! è scritto in prima persona. La voce narrante è quella di Fabio Romani, un giovane conte sposato a Nina, donna di incredibile fascino. Hanno una figlioletta, Stella, una bella villa che si affaccia sul golfo di Napoli e una schiera di domestici fidati. Hanno un amico, Ferrari, pittore di grandi ambizioni e scarsi mezzi. Il conte Romani è apprezzato da tutti per la bontà d'animo, l'altruismo e la sensibilità. Ma, poiché "muor giovane chi è caro agli dei", Fabio Romani viene contagiato dal colera che imperversa a Napoli. In tempi di epidemia non v'è tempo di vegliare le salme e il cadavere viene sepolto in tutta fretta nella cripta di famiglia.
Piccolo particolare. Fabio Romani NON è morto. Caduto in uno stato catatonico dovuto alla violenza della malattia, il giovane uomo si ritrova sepolto in una cassa alla buona, avvolto dal buio e dal tanfo di morte. Preso dal panico, l'uomo cerca disperatamente una via d'uscita ma non la trova subito e questo genera in lui un autentico attacco di panico... panico che lo cambierà per sempre.
Perché, in effetti, Fabio Romani muore davvero.
All'alba, grazie a una coincidenza fortuita - che non svelerò per non togliere il piacere della lettura - il conte trova il modo di fuggire. Si reca in città: ormai è immune dall'epidemia e può girovagare liberamente. Soltanto che nessuno lo riconosce, anzi: le persone lo trattano con disprezzo, persino con paura. L'uomo comprende il perché quando riesce a guardarsi allo specchio. Il terrore provato nella cripta lo ha devastato: è invecchiato, ha i capelli bianchi e la malattia lo ha stravolto. Eppure, l'illusione di Fabio Romani resiste ancora: immagina che Nina, la sua adorata moglie e il suo diletto amico staranno piangendo la sua scomparsa e che lo accoglieranno a braccia aperte. Ma non è così. L'uomo sorprende, non visto, la moglie e l'amico in giardino. E non stanno esattamente raccogliendo fiori.
La disillusione è terribile. Le parole pronunciate dalla moglie svelano la vera natura della donna, interessata solo alla ricchezza e allo status sociale. L'ex amico parla esplicitamente di una relazione che va avanti da anni.
Insomma, il novello Lazzaro ha i suoi buoni motivi per essere un tantino incavolato. E' da qui la decisione, che poi rappresenta il titolo della storia. La vendetta. Fabio Romani muore per lasciare il posto a Cesare Oliva, nobiluomo e antico amico della famiglia Romani, affetto da una grave malattia agli occhi che lo costringe a indossare sempre degli occhiali scuri. Grazie a un insperato ritrovamento di un tesoro, Cesare Oliva può permettersi di coinvolgere Nina in un gioco perverso di seduzione e menzogna, in cui il pittore Ferrari finisce per essere stritolato.
Da quanto vi ho descritto, si nota come la Corelli abbia tenuto presente il topos della sparizione accompagnata dalla vendetta, cliché portato alla perfezione da Alexandre Dumas. Ma ciò che rende nuova e insolita la vicenda è la forte caratterizzazione sensuale dei protagonisti. Nina non è una femme fatale nel senso classico del termine. In lei la crudeltà il bisogno quasi patologico di sedurre gli uomini che le sono vicini si unisce a una sconfinata avidità, che sarà la causa principale della sua rovina. La seduttività di Nina ha qualcosa di atavico e misterioso: rappresenta quel potere segreto femminile di cui la società vittoriana aveva un assoluto terrore. Per questo motivo la vendetta di Fabio Romani è presentata come giusta, quasi come sacra dall'Autrice: perché è un tornare all'ordine precostituito, in cui donne e uomini possano essere perfettamente corrispondenti all'archetipo sociale.
La Corelli mescola sapientemente generi e messaggi: Vendetta! unisce feulleiton, horror e romance (perché nonostante lei sia una donna da disprezzare Fabio Romani/Cesare Oliva si sente ancora attratto da lei, angelica e malvagia). E, se da una parte è forte la voce moralizzatrice e didascalica, dall'altra si avverte il compiacimento dell'Autrice nel descrivere la forza di una donna che ha solo una risorsa per sopravvivere. Sé stessa. Nina è condannata senza appello, certo: ma nello stesso tempo, è sottile ma percepibile la forza eversiva di una donna che non rispetta i canoni sociali, un po' come faceva la stessa Corelli.
In conclusione: passato il primo momento di sbandamento dovuto alla lettura di un romanzo così differente dai soliti schemi, l'ho apprezzato e letto in fretta. Mi è piaciuto, mi ha intrigato, commosso e divertito. Se lo consiglio? Sì.
L'AUTRICE:
Nata con il nome di battesimo di Mary Mackay, la Corelli (1855-1924) era la figlia illegittima di Charles Mackay, famoso giornalista, poeta ed autore di canzoni scozzese, e di Mary Elizabeth Mills (probabilmente la sua governante). Nel 1866 venne inviata in un collegio a Parigi per la sua educazione e fece ritorno in patria quattro anni dopo. All’eta' di trent’anni muto' il suo nome in Corelli, che divenne il suo nome d’arte quando esordi' nel mondo dell’arte come musicista, sostenendo di essere figlia di un conte italiano e di avere vent’anni. Dopo aver abbandonato la musica, inizio' a scrivere pubblicando nel 1886 il suo primo racconto dal titolo 'A Romance of Two Worlds'. Divenne famosa in Inghilterra per tre motivi fondamentali: la Regina Vittoria prediligeva i suoi romanzi e dichiaro' apertamente di attenderne con impazienza l’uscita; la sua personalita' era autenticamente eccentrica e i suoi libri facevano epoca. Fu ammirata da molti personaggi famosi tra cui Gladstone, Lord Randolph Churchill, Re Edoardo VII e la Regina Alexandra.

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