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Red lights

Creato il 12 novembre 2012 da Misterjamesford
Red lightsRegia: Rodrigo CortesOrigine: Spagna, USAAnno: 2012Durata: 113'
La trama (con parole mie): la studiosa Margareth Matheson ed il suo assistente Tom Buckley si occupano di smascherare i fenomeni cosiddetti paranormali nonchè le persone che sfruttano gli stessi per avere successo ed approfittarsi di chi continua a credere in loro.Quando, dopo trent'anni di silenzio, torna alla ribalta delle cronache Simon Silver, sensitivo non vedente dai poteri apparentemente inspiegabili e strabilianti, Tom vorrebbe spingere la sua maestra a confrontarsi proprio con la superstar numero uno del mondo che lottano ogni giorno per smontare credenza dopo credenza: la donna, però, memore di uno dei suoi rari momenti di cedimento, rifiuta la sfida propostale dalla giovane spalla con decisione, rivelandosi irremovibile.Ma la morte incombe sui due scettici del paranormale, e presto Buckley si ritroverà da solo ad affrontare l'apparentemente inattaccabile Silver.
Red lights
Che si tratti di Cinema o vita vissuta, essere sorpreso è da sempre uno dei piaceri che spero di poter conservare - per goderne -  il più a lungo possibile: trovarsi di fronte a qualcosa in grado di lasciarci a bocca aperta non ha prezzo rispetto alle aspettative deluse, o ancor più al fatto di rimanere indifferente dal primo minuto ai titoli di coda di un film.
Rodrigo Cortes, regista di Red lights, aveva fatto capolino da queste parti qualche anno fa per essere impietosamente bottigliato insieme al suo Buried, una di quelle cose in grado di solleticare i miei colpi più devastanti, e l'idea che tornasse con un thriller superpatinato con tanto dell'ormai in caduta libera Robert De Niro non lasciava presagire niente, ma proprio niente di buono.
Quand'ecco giungere la sorpresa di cui parlavo: non solo l'ultimo lavoro di Cortes è un gran film, diretto con piglio, scandito da un ritmo ottimo, in grado di confermare Cillian Murphy come uno dei volti più interessanti della sua generazione ed al contempo riciclare salvando anche solo parzialmente l'appena citato Bob De Niro, fotografato splendidamente nonchè scritto e montato dallo stesso regista, ma si pone prepotentemente come una delle cose più riuscite degli ultimi mesi, giungendo a scomodare paragoni importanti come quello con il primo Shyamalan - lo stesso che ancora sapeva girare film decenti - e soprattutto con il Christopher Nolan di The prestige.
Il conflitto tra fede e scienza che incarnano la Matheson ed il suo assistente Buckley è rappresentato con intelligenza e sensibilità, inserito in un contesto profondamente legato al thriller sovrannaturale della miglior fattura - e si torna con la memoria a pietre miliari come Gli invasati o Rebecca - che non si risparmia excursus quasi d'azione nonchè una robusta razione di colpi di scena destinati in almeno un paio di occasioni a lasciare lo spettatore impietrito sulla poltrona.
La cosa più interessante, comunque, è la riflessione etica che il lavoro del "redento" - almeno ai miei occhi - Rodrigo lascia sedimentare nel profondo dei cuori dell'audience nel corso della visione ed una volta terminata la stessa: fino a che punto si spinge la fede nel manipolare chi affida le sue speranze alle parole di un sedicente "messia"? E dove è disposta ad arrivare la scienza per affermare la ragione della ragione?
In questo senso una sequenza in particolare è rimasta impressa a fuoco nella memoria del sottoscritto: la dottoressa Matheson, di fronte al letto di suo figlio in coma da decenni ed attaccato alle macchine, rivela al fido Tom il motivo per il quale non si sia mai decisa a far staccare la spina.
"Se fossi sicura che esistesse qualcosa dopo, allora l'avrei lasciato andare il primo giorno".
E' un egoismo profondamente emotivo, quello di Margareth, lo sconvolgimento profondo di una donna che lotta per confutare superstizioni e, in qualche modo, sogni, e ad un tempo si trova a dover seppellire le proprie aspettative, la speranza che il figlio possa un giorno incontrare quel qualcosa che lei stessa, in qualche modo, distrugge caso dopo caso.
Al suo fianco Tom, con la sua volontà irruenta e passionale di fermare l'ascesa del redivivo - ed apparentemente inattaccabile - Silver, di scovare le "red lights" che potrebbero creare una falla nel suo sistema - scoperta interessante, quella dell'utilizzo di intere squadre di persone addette al recupero di informazioni che saranno utili per gli show del sensitivo di turno -, di dimostrare anche per Margareth che la sua battaglia, la loro guerra ha un senso, e tutti i parassiti pronti a dissanguare gente ormai sull'orlo dell'abisso potranno essere visti per quello che sono.
"Io sono un sensitivo", dichiara Tom alla giovane studentessa Sally - Elizabeth Olsen, già convincente in La fuga di Martha - per spiegare la sua particolare predisposizione a comprendere le mosse della donna che è stata sua maestra.
Mi verrebbe da dire, invece, che Tom è sensibile.
E nonostante il dibattersi che lo vedrà trovare una strada pronta a condurlo alla sua vera Natura, prenderà forze ed energie proprio da quella sensibilità che gli permette di andare alla ricerca di qualcosa - o qualcuno - che possa farlo sentire meno solo, e dare una nuova dimensione a tutto il lavoro della dottoressa Matheson.
Anche i più duri di noi, in fondo, sono vulnerabili alla speranza.
Specie quando a solleticarne le carezze sono le vite di chi amiamo, o la nostra.
Ma non bisogna essere ancora più duri, per sopravvivere alla stessa e alla sua indubbia forza distruttrice.
Perchè non c'è armatura - e Margareth ne è testimone - che possa resistere ai suoi colpi.
Occorre essere sensibili. E capire che, a volte, accettare chi siamo può aiutarci a comprendere quello che non siamo.
Fede e Scienza.
In una certa isola sarebbero valse anni di avventure.
Qui sulla terraferma ne richiedono altrettanti di ferite.
Almeno fino a quando non troveremo la nostra Costante.
Quella che Silver crede di possedere.
Quella che Margareth ha osservato spegnersi, anno dopo anno.
Quella che, non senza dolore, Tom scopre di fronte a se stesso prima che agli altri.
MrFord
"And give me something to believe in
if there's a Lord above
and give me something to believe in
oh, Lord arise."Poison - "Something to believe in" -

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