Doveva essere il giorno del giudizio universale. Roma messa a ferro e fuoco da un'orda di barbari in tuta blu e antistoriche bandiere con il fondo rosso. E' stato solo il giorno del redde rationem nel quale tanta gente ha detto, e non mandato a dire, a questo sistema politico-affaristico, che deve finirla di considerare schiavi i lavoratori e negletti (o peggio) gli oppositori. E' stato il giorno dell'orgoglio di una opposizione vera che se ne sbatte di Fini e di Casini, del Pd di D'Alema e di Veltroni e che vuole far sentire la propria voce perché, al contrario di molti afoni, la Fiom una voce ce l'ha. E c'è un fatto che ci fa ben sperare. E' quello che dopo anni (troppi), in piazza con i lavoratori occupati, non occupati in cerca di occupazione e cassaintegrati, c'erano gli studenti, i precari della scuola e i politici che non si mascherano dietro il concetto di "governabilità" per far continuare a prosperare il plurindagato Berlusconi. Tutti hanno dovuto prendere atto che la Fiom, oggi, non rappresenta solo se stessa e l'unica opposizione a chi vuole far scempio della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori, ma è molto di più, una voce critica che riesce ad unire facendo svanire il sogno di Maroni che prevedeva un bagno di sangue. Il ministro dell'interno un bagno lo ha comunque avuto ma di folla, e fonti ben informate ci dicono che a nulla sono serviti i provocatori che aveva inviato in piazza: dopo il discorso di Maurizio Landini hanno iniziato a sventolare anche loro la bandiera rossa dei metalmeccanici. Ci pacerebbe sapere come si sentono i loro colleghi della Cisl e della Uil ma questa è un'altra storia. Guglielmo Epifani ha dovuto prendere atto che il cuore pulsante del suo sindacato, ma anche di tantissime associazioni e di una infinità di intellettuali, batte insieme a coloro che hanno scritto "Siamo tutti di Pomigliano". Si va verso lo sciopero generale. Forse stavolta la sveglia ha funzionato.
Magazine Società
(RED) SUNDAY POST. La lezione della Fiom
Creato il 17 ottobre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Doveva essere il giorno del giudizio universale. Roma messa a ferro e fuoco da un'orda di barbari in tuta blu e antistoriche bandiere con il fondo rosso. E' stato solo il giorno del redde rationem nel quale tanta gente ha detto, e non mandato a dire, a questo sistema politico-affaristico, che deve finirla di considerare schiavi i lavoratori e negletti (o peggio) gli oppositori. E' stato il giorno dell'orgoglio di una opposizione vera che se ne sbatte di Fini e di Casini, del Pd di D'Alema e di Veltroni e che vuole far sentire la propria voce perché, al contrario di molti afoni, la Fiom una voce ce l'ha. E c'è un fatto che ci fa ben sperare. E' quello che dopo anni (troppi), in piazza con i lavoratori occupati, non occupati in cerca di occupazione e cassaintegrati, c'erano gli studenti, i precari della scuola e i politici che non si mascherano dietro il concetto di "governabilità" per far continuare a prosperare il plurindagato Berlusconi. Tutti hanno dovuto prendere atto che la Fiom, oggi, non rappresenta solo se stessa e l'unica opposizione a chi vuole far scempio della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori, ma è molto di più, una voce critica che riesce ad unire facendo svanire il sogno di Maroni che prevedeva un bagno di sangue. Il ministro dell'interno un bagno lo ha comunque avuto ma di folla, e fonti ben informate ci dicono che a nulla sono serviti i provocatori che aveva inviato in piazza: dopo il discorso di Maurizio Landini hanno iniziato a sventolare anche loro la bandiera rossa dei metalmeccanici. Ci pacerebbe sapere come si sentono i loro colleghi della Cisl e della Uil ma questa è un'altra storia. Guglielmo Epifani ha dovuto prendere atto che il cuore pulsante del suo sindacato, ma anche di tantissime associazioni e di una infinità di intellettuali, batte insieme a coloro che hanno scritto "Siamo tutti di Pomigliano". Si va verso lo sciopero generale. Forse stavolta la sveglia ha funzionato.
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