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Referendum anti-casta: i problemi

Creato il 25 luglio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Referendum anti-casta: i problemi

Come avrete notato, da un po’ di tempo sui vari social network girano gli inviti a partecipare al referendum abrogativo parziale sulla legge per le indennità parlamentari. La procedura è semplice: basta andare nella sede del Comune di residenza e firmare.

Il referendum promosso dall’Unione Popolare vuole abrogare l’articolo 2 della legge 1261 del 1965 che recita così:

Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell’Assemblea e delle Commissioni.

Com’è evidente, se il referendum andasse in porto si taglierebbe la diaria dei parlamentari che equivale, ma i calcoli variano a seconda della persona, a una cifra tra i 42 e i 48 mila euro lordi l’anno, 4 mila al mese. I parlamentari intascherebbero comunque le indennità previste dalla Costituzione: 11.283 euro lordi per i deputati, 11.555 per i senatori. Non sarebbero toccati i numerosi benefit.

Il comitato organizzatore, guidato da Maria di Prato, dice di aver raccolto già 200 mila firme: ne mancano 300.000 per raggiungere il numero desiderato ed è sempre consigliabile sforarlo abbondantemente per stare tranquilli in sede di verifica.

Tuttavia sono sorti svariati problemi legislativi che non renderebbero possibile il referendum fino al 2014.

Le Camere sono entrambe in scadenza e la l’articolo 31 della legge 352 del 1970 dice che:

Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime.

In soldoni, le firme potrebbe essere depositate sono a gennaio 2013. E qui sorge il secondo problema: l’articolo 28 della legge di cui sopra dice che le firme e i certificati non devono essere più vecchi di 90 giorni. Sarebbero quindi valide le firme solo a partire da ottobre e tutte quelle poste finora sarebbero inutilizzabili.

Calcolando poi i tempi tecnici, e solitamente lunghi, per il controllo di tutte le firme in Cassazione, si arriverebbe comunque al 2014.

Il comitato è convinto di poter aggirare l’ostacolo presentando lo stesso le firme a settembre e facendo ricorso a un’eventuale rigetto da parte della Cassazione. Un iter complicato e dalle possibilità di successo molto ridotte. L’ipotesi di ripetere l’operazione a ottobre è più fattibile.

Il pastrocchio ha creato polemiche con altri due esperti di referendum: il Movimento 5 Stelle e l’Italia dei Valori che hanno tacciato l’Unione Popolare di dilettantismo e che a ottobre partiranno con i propri referendum.

 

Fonte: Attualissimo, Il Fatto Quotidiano


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