Magazine

Regola n. 8: spiritismo, sciò!

Creato il 14 marzo 2011 da Dallenebbiemantovane

No. 8 - The problem of the crime must he solved by strictly naturalistic means. Such methods for learning the truth as slate-writing, ouija-boards, mind-reading, spiritualistic se'ances, crystal-gazing, and the like, are taboo. A reader has a chance when matching his wits with a rationalistic detective, but if he must compete with the world of spirits and go chasing about the fourth dimension of metaphysics, he is defeated ab initio.
(N. 8 - Il problema presentato dal delitto dev'essere risolto con metodi rigorosamente scientifici. Metodi di scoperta della verità che si basano su lavagnette e tavolette parlanti, lettura del pensiero, sedute spiritiche, sfere di cristallo e simili, sono assolutamente vietati. Un lettore può competere con un detective raziocinante, ma se deve gareggiare col mondo degli spiriti e rincorrere la quarta dimensione della metafisica, allora è battuto in partenza.)

Nella regola numero 5 la razionalità era contrapposta al caso (Al colpevole si deve arrivare attraverso deduzioni basate sulla logica, non per caso o coincidenza o confessione senza motivo), nella numero 8 la dicotomia è invece razionalismo/irrazionalismo.
Anche ai tempi di van Dine, naturalmente, imperversava la narrativa fantasy, che dall’800 a oggi si è declinata in varie forme e mode: lo spiritismo, i vampiri, i medium... Da qui la sua idiosincrasia nei confronti del genere, di rigidità tipicamente vandiniana ma umanamente comprensibile.

Personalmente ritengo che se uno scrittore riesce a creare un mondo alternativo coerente al suo interno, il contenuto vada sempre bene. Penso altresì che sia difficile far coincidere questo mondo fantasy con un giallo classico basato su delitto-indagine-soluzione.
La stessa Christie scrisse una pregevole raccolta di racconti “fantastici” (Il segugio della morte, 1933) contenenti un solo giallo razionalista, lo splendido Testimone d’accusa. I rimanenti racconti del giallo non hanno né l’ambizione né la struttura, essendo fondati su presupposti alla Poe e sulla ricerca dell’effettaccio soprannaturale. Riusciti? Sì, certo, ma si coglie l’incertezza, l’impaccio con cui si muove la Signora in territori a lei - così amante della virtù britannica del commonsense - poco usuali.

Citerò invece come vero e proprio horror, nel senso che mi riempie d’orrore constatare come ci siano editori pronti a incoraggiare simili vergogne, una delle tante derive (erotica, fantastica, manuali di self-help, romanzi dalla parte di Darcy etc. etc.) dei romanzi di Jane Austen: ebbene sì, Jane Austen.
Negli ultimi anni il suo santo nome è stato associato a porcherie pseudohorror dagli espliciti titoli quali Orgoglio e pregiudizio e zombie (ed. italiana 2009) o pseudogiallastre come Orgoglio e preveggenza, Sospetto e sentimento, Le ombre di Pemberley, L’enigma di Mansfield Park. Laddove gli ultimi quattro sono, purtroppo, gialli soprannaturali. Illeggibili, credetemi, e soprattutto imbarazzanti.
Se proprio hai il prurito di fare lo scrittore, santo cielo, inventati qualcosa di tuo, invece di andare a tirare fuori dalla tomba il venerabile cadavere di una vera, grande scrittrice.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :