Io non sono su facebook. (coro di chisseneimporta) Non ci sono mai stata (stesso coro) per una serie di motivi, non ultimo il tempo che ruba. Ogni tanto, però, ci sono entrata grazie ai buoni auspici della mia Secondogenita che magari voleva mostrarmi delle sue foto o farmi vedere qualcosa di particolare riguardo qualche suo coetaneo che conosco anche io.
A volte ci soffermiamo a riflettere, lei e io, per esempio sul fatto che una ragazza aveva “dato l’amicizia”, non sono nemmeno sicura che si dica così, alla madre, cosi che questa ha potuto avere accesso alle foto della figlia. Che sono: erotiche, pruriginose, fetish, torbide, spinte. Che ne pensa la madre? Le avrà detto qualcosa? Se lo ha fatto non deve essere stato niente di decisivo, perché tutto è rimasto com’era, anzi. E loro sono restate “amiche”.
Vi risparmio il pippone che mi verrebbe sullo svilimento del termine amicizia ridotto, per l’abuso che se ne fa intorno a facebook, a qualcosa di superficiale, di virtuale, di fittizio, a un numero da ostentare.
E però. Al di là della condivisione di materiale, di vicende, di storie, ha senso parlare di amicizia tra genitori e figli? Io dico di no. Non possiamo essere amici dei nostri figli, possiamo avere un livello di confidenza anche elevato, ma restiamo genitori. Se così non fosse, non renderemmo loro un buon servizio.
Ma evidentemente sono antica e faccio riferimento a una psicologia antica più di me, perché ho davanti un articolo uscito su Journal of Communication che afferma qualcosa di diverso.
Hanno preso 118 genitori e li hanno costretti ad aprire un account facebook e ad avere l’amicizia con un figlio o una figlia e poi hanno creato un gruppo di controllo con diadi in cui i genitori non erano su facebook.
Dopo due mesi è emerso che la presenza di un genitore su facebook non dava ai ragazzi una maggiore percezione di violazione della privacy, ma era associata a una diminuzione della conflittualità e a una crescita dell’apertura tra loro in confronto al gruppo di controllo.
Fantastico! Ci vuole così poco per stabilire delle relazioni aperte e serene tra genitori e figli! Mi viene da pensare a tutti quegli psicologi che hanno sprecato anni in teorie e strategie e soprattutto a quei tanti che hanno speso soldi in psicoterapie. Sciocchi no?
Ma non sarà che questa diminuzione della conflittualità è fatta della stessa pasta dell’”amicizia”, cioè è superficiale, virtuale e fittizia?