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Renzi balla coi lupi.

Creato il 10 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
10930_bigdi Gigi Montonato. Piuttosto che al monologo di Al Pacino nel film “Ogni maledetta domenica”, Matteo Renzi meglio avrebbe fatto a riferirsi all’Erwin Kostner di “Balla coi lupi”. In un passaggio di questo film, di fronte alla mancanza di piogge e al pericolo siccità, il protagonista suggerisce di ricorrere ad una danza propiziatoria. Noi meridionali le sappiamo queste cose. Non piove? Imploriamo il santo con una bella processione; e magari con la promessa di un ex voto. Le religioni, in fondo, si somigliano tutte.  

Or non è ancora un anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi che Renzi ha già fatto ricorso più volte, in presenza di scandali romani tipo “mafia capitale” o assenteismo dell’ottantatré per cento dei vigili nella notte di capodanno, alle solite battute propiziatorie: “non deve accadere più”, “occorre cambiare il regolamento”. Brutto segno quando uno si ripete, ancor più brutto se si ripete continuamente. Vuol dire che ha ben poco da dire, ancor meno da fare. Se le sue parole fossero fondate, dovremmo dedurre che in Italia non ci sono leggi che combattano la corruzione, che contrastino l’assenteismo di “lavoratori” così importanti e strategici come sono i vigili urbani in una grande città, anzi nella città per eccellenza, l’Urbe, nella notte più importante dell’anno.

Non apparteniamo all’italica genìa di chi gode delle nefandezze pubbliche quando al governo c’è una forza politica avversaria. Tra Mussolini che voleva spezzare le reni alla Grecia e i tanti che ridono al fatto che non riuscì a farlo, noi stiamo sempre con Mussolini. Sicché ci dispiace che certe cose accadano, a prescindere da chi c’è al governo. Non diversamente sarebbe accaduto se ci fossero stati elementi di destra. Berlusconi, Alemanno, Polverini, se ci siete battete un colpo con una mano e con l’altra prendete un sasso e battetevi il petto.

Vero è che certi fenomeni di cialtronismo e di criminalità organizzata hanno avuto in Italia una lievitazione e proliferazione spaventose a partire dal secondo dopoguerra, in coincidenza della democrazia repubblicana, al punto che s’incomincia a dubitare se mai saremo in grado di recuperare una condizione da cristiani; nel senso di cittadini normali. La democrazia, che è una gran bella cosa, forse la migliore organizzazione politica di un paese, ha prodotto in Italia una serie di guasti, facendo perdere addirittura le coordinate della legalità, della correttezza, del senso del dovere, ad ogni livello, all’interno della famiglia, nell’ambito del lavoro, nella società, nella stessa chiesa. Tutti pretendono tutto, senza obbligo alcuno nei confronti di nessuno. A riflettere – e ogni tanto dovremmo farlo – c’è veramente da allarmarsi. Incomincia a venir meno perfino la fiducia in  noi stessi, pur critici arrabbiati di certi fenomeni.

Per tornare a Renzi, è di tutta evidenza ormai che le scoppole più forti non gli sono giunte finora dalle opposizioni politiche, da ridere sia quelle di destra che quelle di sinistra, ma dalla gente, appunto da quelli del “mondo di mezzo”, magnifica trovata per indicare quella terra di nessuno tra i poveracci (mondo di sotto) e i nababbi (mondo di sopra), conquistata da chi ha capito che in questo paese le leggi, l’etica, i sentimenti sono optional, che servono ad operare meglio per il male. Renzi non ha nulla da temere da Berlusconi, che finge di stare all’opposizione, nulla dai suoi alleati del Nuovo centro destra, che non stanno nella pelle per questa indiscussa loro posizione; nulla dai suoi rivali del Pd, dai Bersani, dai Cuperlo, dai Fassina, dai Civati, i quali da buoni cani che abbaiano, poi non mordono. E difatti ogni tanto sbraitano contro ma poi regolarmente votano la fiducia al governo di chi il giorno dopo si prende beffe di loro.

I veri lupi, coi quali Renzi deve ballare senza farsi divorare, sono gli italiani. Come quelli che popolano le selve del malaffare tinto di volontarismo filantropico, di buonismo sociale, di volontà rifondatrice dell’Italia. Come i vigili urbani di Roma ma non solo – magari si trattasse solo di Roma! – i quali, per protesta per essere stati trasferiti da un rione all’altro, o per cialtroneria congenita, mettono a rischio-disordine la capitale d’Italia. Come quelli che chiudono le rovine di Pompei alle migliaia di turisti accorsi da tutto il mondo per ammirarle. E si potrebbe continuare all’infinito.

Che devono pensare gli stranieri di questo nostro disgraziato paese? Dove neppure chi siede più in alto si accorge del degrado anche culturale in cui si è precipitati?

A giorni si apriranno le danze per la successione a Napolitano. Il quale, nel suo messaggio di Capodanno, si è detto soddisfatto perché la riforma delle istituzioni è stata avviata, alludendo alla riforma del Senato. Ma si è ben guardato dal dire che forse la più importante di tutte le riforme istituzionali è quella dell’elezione del Presidente della Repubblica, se non altro per evitare che accadano spettacoli indecorosi, come la sonora trombatura di Romano Prodi da parte di 101 parlamentari del Pd. Pubblica nefandezza che Renzi ha promesso che non accadrà più, della serie delle danze propiziatorie. Dimentico che quei 101 lupi che sbranarono il povero Prodi erano guidati da lui. Sì, proprio da lui!

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