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Renzi e Bersani vicini allo strappo.

Creato il 07 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Il Partito Democratico si dimostrerà un partito forte e moderno? Resisterà indipendentemente da chi sarà il suo leader, oppure verrà dilaniato dalle correnti interne? La risposta potrebbe arrivare in un futuro non troppo distante. Il riferimento è alla situazione che si avrà all’interno del partito dopo lo stallo politico che impregna l’aria del Bel Paese.

Il PD si trova alla prova del nove: se fino ad ora la presenza di divisioni interne sono state il suo punto di forza, garantendo un elemento di diversità non presente in altri partiti, adesso rischia di innescarne l’autodistruzione. Perché le due anime – bersaniana e renziana – sono molto marcate e presenti, e il modo con il quale una possa prevalere (definitivamente) sull’altra potrebbe realmente trasformare il PD, non solamente nella forma ma anche nella sostanza.

Molti invocano – a ragione o torto – la leadership di Matteo Renzi: ma il destino del suo partito è legato non tanto al «se» diventa il candidato premier, ma al «come». In riferimento alla modalità, le strade sono essenzialmente due: la prima consta di una «investitura» diretta da parte di Bersani, e la seconda invece sarebbe una già vista partecipazione del Sindaco di Firenze alle primarie – due ipotesi che metterebbero il PD sicuramente sotto forte stress.

Analizzando i due sentieri, nasce il fondamentale interrogativo se Bersani, a quel punto sconfitto politicamente, abbia la «forza» e l’interesse di mettere la corona sulla testa di Renzi, ammettendo il proprio fiasco. E se questo dovesse avvenire, sicuramente una buona parte dei rottamandi si turerebbe il naso davanti all’incalzare del rottamatore, mentre l’altra parte sarebbe già in un altro contenitore politico (magari SEL?).

La seconda via sembra ancora più offuscata della prima: Matteo Renzi avrebbe voglia di rimettersi nuovamente in ballo nella dura sfida delle primarie? Anche se sembra apparire così chiaramente, non sarebbe certa la vittoria del sindaco, in quanto potrebbero partecipare alla competizione per guidare il partito anche dei nomi molto «pesanti»: sta circolando in questi giorni quello del Ministro Fabrizio Barca. Se Renzi perdesse una seconda volta le primarie sarebbero profondamente compromesse le sue ambizioni all’interno del partito.

I più maligni dicono che le probabilità che si crei una nuova forza politica guidata dal Sindaco siano molto alte, ma se questo non è avvenuto sino ad ora è molto poco possibile che accada in futuro.

Il ruolo di alcuni esponenti di primo piano – vedasi l’apertura di Franceschini al dialogo con Berlusconi, cosa richiesta più volte da Renzi e non considerata da Bersani – potrebbe fare da collante: tenere insieme le due anime del Partito Democratico e, garantendone la sua sopravvivenza, soprattutto evitare che ci sia una personalizzazione del PD: ricordiamoci che questo è l’unico partito il cui simbolo è privo del nome del leader – come è invece ad esempio per SEL, PDL, Lista Civica, M5S (che contiene l’indicazione beppegrillo.it) o come è stato ad esempio per IDV, Rivoluzione Civile, UDC e Lega Nord –. Perché le persone e i leaders cambiano, ma le idee restano.

Articolo di Stefano Rossa

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