A me Matteo Renzi è molto simpatico, forse per quella linea diretta che lega in maniera inconscia il marchigiano al toscano. Oltre la simpatia nutro stima per lui, lo seguo da tempo e reputo il suo lavoro a Firenze davvero lodevole, specie nella gestione della tramvia e nei risultati con essa ottenuti. Anche la sua presa di posizione all’interno del PD in direzione di un rinnovamento radicale e forte della classe dirigente del partito mi trova d’accordo.
Il futuro del più grande partito della sinistra italiana passa assolutamente attraverso il superamento dei vecchi apparati ereditati da PCI e DC e, soprattutto, dal cambio di mentalità che può avvenire esclusivamente attraverso lo “svecchiamento” dei vertici e l’apertura alle forze nuove e giovani. Sono i modi con cui conduce questa sua battaglia che mi lasciano perplesso. A partire dal termine “rottamare”, che mi pare poco rispettoso e che, certamente, non pone l’interlocutore nella posizione di affrontare il dibattito nella maniera più serena e costruttiva possibile. Capisco, quindi, Bersani che non accetta di buon grado gli inviti alla discussione direttigli dai “rottamatori”.
Ed è questo il punto: la discussione. Il PDL fino ad oggi è stato maestro in questo: la discussione, se c’è, va tenuta strettamente dentro le sedi opportune e non deve diventare mediatica a beneficio dell’avversario politico. Ammesso che nel PDL vi sia mai stata una discussione democratica prima dello strappo di Fini. La “litigiosità” storica del centro-sinistra, che altro non è che la rappresentazione massima della democraticità dei rapporti, non può e non deve diventare, come invece spesso accade, pubblica ed esposta al pubblico ludibrio.
Vedo Renzi costantemente in televisione e lo sento spesso alla radio, per non parlare dei giornali nei quali è presente pressochè con frequenza quotidiana. Come mai non porta avanti la sua battaglia all’interno del Partito? Come mai se ne esce solo invece di presentare un’apposita mozione durante lo scorso congresso? La solita incapacità di accettare il responso delle primarie tanto volute e tanto temute all’interno del PD? O è soltanto che si sente sempre più forte l’odore delle elezioni?
Luca Craia