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Renzi incassa endorsment pesanti, via spianata per Palazzo Chigi?

Creato il 19 ottobre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Renzi incassa endorsment pesanti, via spianata per Palazzo Chigi?

La sensazione è che la sfida più ardua da superare per Matteo Renzi siano le primarie di partito dove la sua rottamazione sulfurea sembra essere mal digerita dalla gerontocrazia piddina. Se dovesse spuntarla sul dinosauro Bersani, la strada verso Roma sarebbe in discesa, sia per la clamorosa autoeliminazione tramite ruberie varie della destra sia per gli apprezzamenti trasversali che il sindaco di Firenze raccoglie.

Dopo il sospiro di sollievo per il mancato supporto dei sempre perdenti veltroniani, arrivano endorsement di spicco all’interno del partito. Come quello di Sergio Chiamparino, due volte sindaco di Torino e simbolo di una sinistra alternativa a quella delle nomenklature. Non si esprimerà pubblicamente, ma il voto dell’attuale presidente dalla Compagnia San Paolo andrà al rottamatore.

Sostegno palese anche dallo scrittore Alessandro Baricco, da Jovanotti e da Oscar Farinetti, patron dello straordinario Eataly che promuove il cibo nostrano in giro per il mondo. E qualche avvicinamento è segnalato anche dalla Bocconi nella persona del professore di economia Guido Tabellini. Anche Giorgio Faletti sembra orientato a mettere la sua x sul nome del sindaco di Firenze. 

Per vincere le elezioni non basta convincere il popolo. Servono appoggi nei punti giusti, da parte dei famigerati poteri forti di cui tanto si sente parlare. Da questo punto di vista Matteo Renzi ha un uomo nella manica: il discusso Giorgio Gori, fondatore di Magnolia, ex direttore di Canale 5 e autentico grimaldello per entrare nel mondo della finanza.

Una cena per conoscersi, si potrebbe dire così. Andata in scena le scorse sere nel Palazzo della fondazione Metropolitan a Milano, organizzata da Davide Serra, fondatore dell’hedge fund Algebris Invest da 2 miliardi di dollari, cinque anni in Morgan Stanley, popolare nella City e a Piazza Affari e collaboratore economico di Renzi, con cui ha condiviso il passato negli scout. 150-200 invitati massimo e un biglietto d’ingresso non per tutte le tasche.

Attovagliato con loro un sacco di personaggi di spicco: il numero uno di Deutsche Bank Italia Flavio Valeri, il presidente di Lazard e Allianz Italia Carlo Salvatori, l’ex dg di BPM Enzo Chiesa, l’amministratore delegato di Amplifon Franco Moscetti e il diriente della Royal Bank of Scotland Andrea Soro. Con loro Jacopo Mazzei, presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Enzo Manes presidente Kme e il finanziere Francesco Micheli. Tra i tavoli anche giovani manager di Pirelli e Banco Santader. Assenti, seppur invitati, Massimo Moratti, Tito Boeri e Tronchetti Provera.

Pare che Renzi abbia presentato lo stato pietoso in cui versa l’Italia e le sue soluzioni. Non è dato sapere quanti finanzieri abbia convinto, certamente si tratta di una platea che può contribuire eccome alla sua elezione. Tanto per non farsi mancare niente Renzi si era anche presentato alla discussione al Four Season dell’ultimo libro di Roger Abravanel e Luca d’Agnese partner della società di consulenza McKinsey.

C’è chi non ha lesinato commenti, come il banchieri d’affari Guido Roberto Vitale:

Renzi è bravo, parla come una persona di sinistra che non demonizza il capitalismo e non ha letto Marx, fortunatamente.

Parole che gonfieranno il petto del sindaco di Firenze ma faranno ben poco piacere in seno al partito dove i franchi tiratori, con la sponda delle regole rigide delle primarie, sono pronti a confermare Bersani come candidato premier.

Fonte: Corriere, Il Fatto Quotidiano


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