Una lunga giornata, raccontata un po’ da tutte le televisioni. Chi ha scelto la diretta dal pomeriggio come Sky Tg24, e chi ha preferito commentare gli eventi a risultato sicuro, come La7 con Bersaglio Mobile.
Argomento condiviso, le primarie del Pd, che hanno dato come risultato due vincitori: affluenza boom, votano quasi tre milioni e il trionfo di Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, che batte alla grande gli altri due candidati, con il 67,8% dei voti, seguito da Gianni Cuperlo (18%) e Pippo Civati (14,2%).
Serata importante per la politica italiana. A votare sono stati in tanti. Non ci si aspettava una simile controtendenza. Ora la posta in gioco è alta. Da oggi nel Pd comanda Matteo Renzi. E, piaccia o meno, è un fatto che ribalta completamente la più recente storia politica italiana. “Da qui si riparte, da qui uscirà il nuovo PD” – per Cuperlo, “il risultato ci dice che il patto con Alfano si deve rivedere, per Civati”.
Il fatto è che ora cambia tutto, anche per il governo e per il Quirinale. Il popolo delle primarie da tempo cercava il suo leader. Meno di un anno fa Bersani festeggiava. Oggi, si incorona un nuovo modello.
Sembra passata un’era. Il popolo del Partito democrativco, oggi, ha scommesso su quello che ci ha riprovato. E il Pd cambia pelle. Il segnale è chiaro, la base non vuole più lo stallo. Renzi non è più il rottamatore, trasmette la percezione di essere vincente e che il cambiamento sia possibile.
È un risultato, quello delle primarie, che riscrive anche la storia dei rapporti tra Partito democratico e Colle. Per la sola presenza di Renzi, il capo dello Stato Giorgio Napolitano inciderà con minor forza sull’agenda politica italiana. Perché è chiaro come il sole che i due, il sindaco e il presidente, non "si acchiappano" così tanto. Tutto questo in un contesto che già vede Napolitano sotto accusa sia molto esplicitamente da Beppe Grillo, sia verbalmente da Silvio Berlusconi che cerca, disperatamente, alleanze a destra e a manca.
La festa è ancora nell’aria e già comincia una partita molto complessa. Davanti a sé, Renzi, ha un ruolo più politico di quello fino ad ora sostenuto. La situazione è ben ingarbugliata, ha promesso una nuova legge elettorale nella consapevolezza che non può scavalcare Grillo, Berlusconi e neppure Letta. Una triade che più eterogenea non potrebbe essere. Ora deve fare il segretario del partito. Deve misurarsi con il Pd e aprire una nuova fase, non ha altra strada. Una responsabilità molto forte. Quello che i dirigenti che hanno affrontato le scorse elezioni politiche non hanno capito prima e hanno continuato a non voler capire dopo è sotto gli occhi di tutti: la gente del centrosinistra, e più in generale la gente, vuole cambiare.
Il successo di Renzi ha spiazzato tutti. E adesso tocca al segretario essere convincente. Il Pd deve assumersi la responsabilità della riscossa della sinistra italiana. Una sinistra ripensata che si inserisce nel dramma sociale che stiamo vivendo. Una sinistra che ora, in forza delle promesse pre-elettorali, deve arginare il presente e con la determinazione del consenso popolare deve darsi da fare per non deludere ancora quei quasi tre milioni di voti. Siamo talmente disabituati alla politica che risolva qualcosa, che se Renzi realizzerà le promesse elettorali la gente griderà... al miracolo!
Il messaggio è chiaro, il voto delle primarie va in una direzione precisa, che la politica inizi sul serio ad affrontare i problemi giganteschi che ci stanno attanagliando. È una prova, forse l’ultima, con cui il Pd inizia una svolta. Speriamo solo che il vincitore sia all’altezza delle aspettative. Il suo viaggio inizia con i botti dell’entusiasmo, ci auguriamo che non sia un botto finale, perché gli altri partiti e il suo partito sono li che lo aspettano e gli daranno del filo da torcere. O riesce a rimettere in moto la macchina della politica, quella seria o di delusione in delusione le reazioni saranno incontenibili.
“Da oggi non c’è alibi per nessuno”. Parola di Renzi.