Enrico Mentana apre il Tg de La7 con Renzi e la legge elettorale. Il neo eletto segretario Pd Matteo Renzi è tornato a mettere le riforme al centro del dibattito politico e in prima istanza la legge elettorale da riscrivere e da fare entro gennaio. Tira dritto e vuole coinvolgere più forze politiche possibili. Una nuova legge aperta a tutti gli interlocutori perchè “si può fare non necessariamente con i partiti della coalizione”.
Siamo alle settimane decisive per il già avvenuto addio al Porcellum e Renzi non smette di schiacciare sulla tavoletta dell’acceleratore. La partita sulla riforma elettorale è due volte complicata, perché tocca la tenuta della maggioranza che sostiene il governo, ma che necessita anche di un dialogo con le opposizioni. “Bisogna che gli altri partiti, le altre coalizioni e anche quelle fuori dalla coalizione prendano atto che le legge elettorale si può fare, meglio farla con il più ampio e vasto schieramento possibile. Meglio tutti insieme. Poi si gioca e si cerca di sconfiggere gli altri ma sulle regole bisogna andare d’accordo”.
Basta scherzi, Renzi ci riprova e fissa a gennaio il termine ultimo per il primo sì, della nuova legge elettorale. Addio Porcellum e Mattarellum. “Di soluzioni – ha evidenziato – se ne trovano a bizzeffe, il punto vero è se c’è la volontà politica di farla: il Pd, con le primarie, ha detto sì e ha detto che vuole una legge chiara e lo stop ai giochini”. Matteo Renzi fa capire, se ancora non fosse chiaro abbastanza, che sulla legge elettorale fa sul serio.Per quanto riguarda i rapporti con il premier Enrico Letta, Renzi ha ribadito per l’ennesima volta che è disposto a sostenerlo finché si parla di riforme, ma si definisce un “mediano pronto a giocare al centrocampo negli interessi del paese”. Al momento è la legge elettorale la vera sfida. Non molla la presa su questo fronte. Cerca il dialogo ma è pronto allo scontro, se necessario. Porte aperte a Forza Italia e M5S , anche se il renzipensiero sentenzia:”sono inesperti di democrazia e comanda uno solo”.
“Restituiamo solo noi”. È la frecciata di risposta dei grillini che davanti al Ministero dell’economia consegnano ai media assegni simbolici da 2.563.016.76 euro. Se il neosegretario del Partito democratico parte all’attacco, i grillini ribattono con il “Secondo restitution day“, la seconda trance di rimborsi e diarie che vanno ad aggiungersi alla prima somma già restituita.
Una somma che però i parlamentari non sanno dove mettere perché il Fondo per la piccola media impresa non è ancora stato creato dal ministero dell’Economia e allora loro presidiano il ministero con un sit in di protesta per chiedere ai ministri Saccomanni e Zanonato che aprano subito il Fondo pubblico di Garanzia per le piccole e medie imprese, come previsto dal Decreto del Fare, in modo da potervi versare il contributo.Soldi da loro risparmiati su diarie, spese e stipendi. Soldi, ancora una volta bloccati dall’immobilismo del governo.