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Replica di raccontino sul moderno concetto di LAVHORROR, in occasione del Primo Maggio

Creato il 01 maggio 2011 da Zioscriba
Replica di raccontino sul moderno concetto di LAVHORROR, in occasione del Primo Maggio
Per tutti gli schiavisti che oggi (Primo Maggio E domenica) sfrutteranno commessi, cassiere e non solo. Per i loro colpevoli complici, i forzati dello shopping, quelli che alla festa non trovano di meglio che rinchiudersi in uno squallido centro commerciale, per comprare ciò che in settimana gli ha prescritto la tv. E infine, per i suinetti fascioliberisti dalle zampe unte, e per i loro lecchini che su certi merdosi giornali hanno definito “bigottismo di sinistra” l’essere contrari a questo sconcio (ché tanto in ball and chain di domenica primo maggio non sono loro a starci…). Continuiamo così. Evviva il Denaro. Abbasso la libertà, la civiltà, l’intelligenza, i diritti dei più deboli, abbasso il riposo, il gioco, lo svago e il tempo libero (ché nel tempo libero magari la gente potrebbe mettersi a pensare, o a leggere, o peggio ancora a voler bene al suo prossimo, tutte attività pericolosissime, controproducenti e poco produttive..). Sia lode e gloria alla Kompetitività, al Profitto e al (porco) Dio Filigranato. Nel 1840 gli schiavi coloniali delle Antille lavoravano meno ore degli sfruttati a sangue di oggi: ma il Progresso ha saputo porre rimedio alla pigrizia di quegli sfaticati lazzaroni pelandroni…
E ricordiamoci che oggi, per le persone dotate di sensibilità (e non necessariamente comuniste), è un giorno dedicato al pensiero dei poveracci assassinati dal lavhorror (gli stritolati dalle presse, gli spiaccicati nei cantieri, gli avvelenati nelle cisterne, i morti sulle strade provocati dalla fretta nelle consegne e dal sonno arretrato dei camionisti… ) e NON alla ridicola, grottesca, nauseabonda necrofilia papestre!

il twist nel momento più inadatto
Era una brutta mattina di maggio, luglio, settembre meno un quarto, e come previsto dal mio oroscopo vegetale (sono della verza) nel farmi la barba mi potai un capezzolo.
Alla radio le previsioni rossocrociate di Locarno Monti nella persona di Fosco S. o di suo cugino un certo Cappenbergher annunciavano con malvelata soddisfazione foschia infingarda e un po’ stronza sugli altopiani e io ero indeciso se dare prova di alto senso civico spargendo la voce o sbattermene sostanzialmente le ampolle. In quella fui travolto da un’ondata di jet lag, e capii che la presa sulla realtà cominciava a scivolarmi dalle mani. Poi mi sovvenne che non avevo mai volato in vita mia (non è che ho paura, la mia si chiama Sindrome di Bergkamp Patacrash, in pratica appena zompa nella mia visuale un qualcosa che somigli anche lontanamente a un check-in mi cago addos**): donc era senz’altro il caso d’inventarmi una scusa migliore, circa la mia non prensilità sul reale. Forse dormivo poco. Forse perdevo sangue.
“Zitto!” veniva nel frattempo intimato al contestatore durante il comizio del Partito Della Felicità Digitale Terrestre Per Tutti che andava in onda alla tv: “Non interrompere i Coglioni!”
Ma io, io che per anni mi ero creduto intelligente seppur a causa di un deprecabile malinteso, perché non spegnevo?
Dal canto suo la mia vita andava a ramengo, ma solo un capez… un pezzettino alla volta, a bricioline polliciniane, così riuscivo a stargli dietro, contuso e consapevole. Il che, non so se mi spiego, è molto peggio. Beati quelli che crollano a precipizio come will coyone nel burrone, un colpo e via.
Ero stanco di me. Ero stanco di voi. Soprattutto di voi.
Io ce lo sapevo che con queste agenzie interinali e il precariato del neoproletariato senza prole (e chi li mantiene?) sarebbe andata a finire così. Dopo l’impiego lampo al caseificio (venti minuti di stage non retribuito da intendersi, dissero, come periodo di provola ostentabile in curricula futuri) l’altra settimana mi hanno assunto con contratto terminale presso lo zoo di Cornate d’Adda, sì, proprio lui, il paese col monumento marmoreo maramaldeggiante
Il monumento come tutti sanno dice
CORNATE AI CADUTI
Assunto per fare il trattamento col cotton fioc alle giraffe. Capirete, coi due miliardi al mese solo di rata strozzinvest per il finanziamento avventato e sprovveduto diciamo pure coglione (coglione a chi?) per quel tostapane satellitare mks del 97 su cui non avevo letto le clausole e m’ero fatto abbindolare interessualmente (e fossi riuscito a farcene uno, di toast!), non è che uno possa andare tanto per il sottile, che possa dire Il cerume giraffesco mi fa senso oppure Guardi, a livello di remora non vorrei cascare giù da quella crincio di scala a pioli di trenta metri se metti la longicolla cornutiella si mette a ballare il twist nel momento meno adatto.
All’ingresso dello zoo di Cornate d’Adda c’era un cartello che diceva
VIETATO DAR DA MANGIARE AGLI ANIMALI
ma le mamme continuavano imperterrite a smerendare i loro bambini e i guardiani chiudevano un occhio. Con l’altro prendevano la mira e stendevano il marmocchio.
La caporalessa dell’interinale non sembrava una caporalessa vera. Chiamava a raccolta il lavoratore squillo con voce suadente, e pazienza se erano le tre di notte e lo sgobbo iniziava alle sei della seguente matinée. E non hanno neanche la scusa dei fusi orari, come il solito mongoloide che telefona nei film americani. “Ma che ore sono?!” “Ah, scusa, costì è mezzodì, ma ora che ci penso lì da te a Culdellup City devono essere le quattro del mattino”. “Vaffanculo pirla, t’vegna ’n canker” (quest’ultima battuta di solito viene tagliata).
Le tre e quattordici, per la precisione, e lei la signorina dell’agenzia Uniplus. Loro il lavoro non te lo procacciano: te lo cacciano su. Di qualunque misura esso sia. Alle pigreco di notte.
Sorensen Puddu?
Sì?
Il signor Mario Véronique Sorensen Puddu?
Signorino, prego
Grazie, sono la caporala Smerdìn dell’Agenzia Interanale Uniplus: si presenti a Cornate domattina un po’ prima delle 5, e senza mettersi le dita nel naso
Cornate? Ma sono 800 kilometri e sei etti
*azzi suoi.
Mmm… Aahhh…
Ho interrotto qualcosa? mi fa poi maliziosa la caporala, sentendomi ansimare mugoloso e gemente
Solo una colica addominale, rispondo
Oh pora stèla
Non si preoccupi, ora mando giù un po’ di butilbromuro di joscina e mi passa
Glielo proibisco, sa. La renderebbe sonnolenta sul lavoro
Un altro cartello diceva
VIETATO MANGIARE GLI ANIMALI
Ma era scritto in sloveno scolastico, sicché ogni giorno entrava un sacco di feccia armata di trincialepri, trucidalinci e tritatapìri.
Gradisce una giraffa? peroravo io, così, tanto per intavolare qualcosa di nuovo e costruttivo, quando me ne passava vicino uno particolarmente bene armato. Ma le longicolle cornutielle non se le filava nessuno. Toccava proprio mettersi al lavhorror.
Sulla porta dell’Ufficio Personale il cartello diceva
VIETATO ANIMALI
E così, quando scoprirono che ero un somaro, un porco e un elefante (per via che me la lego al dito) tutti in una persona, venni sbattuto fuori a calcincul* e non solo: la loro assicurazi*** fasulla non mi pagò l’ospedale, e mi fecero causa di risarcimento per i due cotton fioc sprecati e per la scala a pioli spezzatasi durante la mia caduta. Mi fecero pagare anche la foca: in buona sostanza c’ero atterrato sopra, pora bestia. Per San Giosafatte Fatto A Fette! E la notte dopo di nuovo
Sorensen Puddu?
Zì?
Raffineria di Falconara fra 40 minuti, ya?!
Voi andreste avanti, a vivere accussì?
Ci vorrebbe una sagace overdose, un bel cocktail di oppiacei.
Ma chi se li può permettere?
E non è finita.
Alla fine partecipai alla manifestazione di protesta. Avevo un cartello che diceva
ANIMALI
Fui arrestato.

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