Venerdì Marco Lillo ha spiegato come il governo vorrebbe utilizzare il tesoro della Cdp, ad oggi 14,5 miliardi (soldi dei risparmiatori): fare acquistare a questa società “tre controllate del ministero dell’Economia: Fintecna (che a sua volta controlla Fincantieri, 10 mila dipendenti e 2,4 miliardi di fatturato), la Sace (che assicura le esportazioni all’estero, riserve per 2,3 miliardi e 680 dipendenti) e la Simest (che finanzia e partecipa 230 società per favorirne l’internazionalizzazione).”
Il tutto per far figurare all'Italia meno debito pubblico, con l'effetto collaterale però di caricare sulla Cassa il rischio di dover gestire le controllate dello stato (Fincantieri per esempio); permette alle fondazioni bancarie (come quella che ha gestito male il MPS, per esempio) “di acquisire indirettamente il 30 per cento di queste tre società, senza tirare fuori un euro. Il trasferimento indiretto alle fondazioni private del 30 per cento delle tre società pubbliche fa leva sui risparmi delle famiglie e avviene prima ancora che le Fondazioni abbiano pagato il conguaglio dovuto per convertire la propria quota della Cassa.”
La Cdp, che dovrebbe garantire i risparmi versati sui libretti postali, sta comprando azioni di queste ex società pubbliche per 10 miliardi. Banca d'Italia e Corte dei Conti hanno niente da dire? - conclude l'articolo Marco Lillo.
Oggi i soldi in questa Cassa fanno gola a molti: se ne è parlato per la dismissione dei beni pubblici, per finanziare lo sviluppo del paese (farne una nuova Iri). Il principio potrebbe essere buono se fossero investimenti con ricadute sul territorio. Le piccole e medie imprese con problemi di liquidità, interventi per la messa in sicurezza del territorio.
Ma abbiamo visto (parlando di investimenti pubblici) in che modo è stata gestita Finmeccanica (oggi in crisi, dopo anni di ricchi dividendi finiti nei paradisi fiscali), la vecchia Alitalia (in mano ai capitani coraggiosi), la solita Rai dei partiti.
Il punto dolente è sempre il solito: chi controlla e garantisce che i nostri soldi non facciano la stessa fine?
La scheda della puntata :
Dove vanno a finire i soldi versati alle Poste sui libretti e sui buoni fruttiferi da 24 milioni di pensionati, giovani e famiglie? Se li prende la Cdp, la Cassa Depositi e prestiti. Che animale è la Cdp? Loro si sentono un centauro pubblico-privato, che investe soldi dei risparmiatori ma con finalità pubbliche. Può essere il mutuo di 30mila euro al piccolo comune per sistemare la strada interpoderale piuttosto che l’assegno da 1 miliardo per rilevare quote di aziende di Finmeccanica, al fine di salvaguardarne “l’italianità”. O ancora, 18 miliardi la Cdp li ha girati alle banche per bypassare la strozzatura del credito e ne hanno beneficiato finora 53 mila piccole medie imprese. Ma c’è ancora spazio per aumentare i suoi impieghi e per forzare il passo allo sviluppo del Paese, che ne avrebbe tanto bisogno: dalla banda larga ai servizi pubblici locali, all’energia.
La Cassa ha un arsenale di 224 miliardi e per i ministri del Tesoro che l’hanno voluta così com’è oggi, da Tremonti a Grilli, la Cdp è l’arma non convenzionale adatta ai tempi. Basti pensare che le sue mosse non vanno ad aumentare il debito pubblico, per cui è l’ideale per i nostri politici sempre affamati di infrastrutture e desiderosi di salvare aziende, anche se il debito è solo spostato in un angolo sotto il tappetino. Allo stato attuale la Cassa è sana e il risparmio postale è al calduccio, anche perché il rimborso è garantito dallo Stato, ma fuori girano personaggi che ad ogni piè sospinto propongono: “facciamolo fare alla Cdp!”, mentre dentro la Cassa ci sono personaggi influenti, impegnati a disegnare “l’economia sociale di mercato”. E chi decide che cos’è per lo sviluppo? Dal presidente
La Cassa ha un arsenale di 224 miliardi e per i ministri del Tesoro che l’hanno voluta così com’è oggi, da Tremonti a Grilli, la Cdp è l’arma non convenzionale adatta ai tempi. Basti pensare che le sue mosse non vanno ad aumentare il debito pubblico, per cui è l’ideale per i nostri politici sempre affamati di infrastrutture e desiderosi di salvare aziende, anche se il debito è solo spostato in un angolo sotto il tappetino. Allo stato attuale la Cassa è sana e il risparmio postale è al calduccio, anche perché il rimborso è garantito dallo Stato, ma fuori girano personaggi che ad ogni piè sospinto propongono: “facciamolo fare alla Cdp!”, mentre dentro la Cassa ci sono personaggi influenti, impegnati a disegnare “l’economia sociale di mercato”. E chi decide che cos’è per lo sviluppo? Dal presidente Franco Bassanini, all’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, ai singoli consiglieri e amministratori dei Fondi, vediamo chi sono gli uomini che governano i 224 miliardi del risparmio degli Italiani, chi li ha messi al comando e a quali logiche rispondono e con quali risultati. C’è anche il rischio che il risparmio postale venga usato per garantire affari ai soliti noti, perché la “finalità sociale” chi la controlla e come si misura?
Le altre inchieste della puntata: Sulle colline dell'IMU di Antonino Monteleone
Il Governo, grazie all'IMU, conta di incassare 9mld di euro, il 40% del gettito complessivo che sono i comuni a dover riscuotere. I comuni vorrebbero poter aggiornare autonomamente le rendite catastali oggi di competenza dell'Agenzia del Territorio per evitare discriminazioni. C'è poi un'altra tassa che colpisce chi risiede in Italia e ha un'immobile all'estero. Apparentemente viola il divieto della doppia tassazione e l'Ue ha chiesto chiarimenti. Domenica 21.30 Rai3
Il sistema Michele di Emilio Casalini
Oneri pubblici e guadagni privati, anche nei settori più disparati. Succede spesso in Molise, dove il Consiglio Regionale è proprietario di pollifici e zuccherifici. E la finanziaria della Regione, FinMolise, è legata a società anonime lussemburghesi, cipriote e panamensi. E' il Sistema Molise praticato dal Governatore Michele Iorio che da 11 anni siede indisturbato sullo scranno più alto della Regione. Domenica 21.30 Rai3