Simone Camilli, il freelance saltato in aria a Gaza a causa di un razzo inesploso, è l’ultimo dei tanti giornalisti, che per scelta, decidono di andare sul campo di un conflitto in corso, e descriverne le parti peggiori. Pur di cercare la verità, sono disposti a prendersi una pallottola e rischiare di perdere parti del corpo o la vita intera. Pur di documentare le orribili mattanze di entrambe i contendenti, girano i territori in conflitto, ben sapendo che potrebbero rischiare la morte in ogni istante. La fucilazione da parte dei nemici come minimo, o la detonazione di una mina al massimo. E badate che non si tratta di uno scherzo, perché la mina è un arma molto potente, e viene usata dagli eserciti per combattere il nemico. Purtroppo, in mezzo ai conflitti da troppo tempo, ad essere protagoniste loro malgrado, sono pure le popolazioni civili. E assieme a loro, ci sono anche i reporter di guerra, a cui spetta la delicata missione di raccontare in minima parte, la tragedia della guerra.Il mestiere del reporter al fronte, è veramente importante, perché è grazie a queste persone, se sappiamo ciò che ci accade intorno (sebbene in minima parte. Si stima che il numero dei conflitti in corso, specialmente quelli di cui non sappiamo nulla) ed è per merito loro, se oggi sappiamo ciò che sta accadendo in Iraq o in Ucraina. Simone Camilli, ha scelto di fare il freelance al fronte in M.O, per raccontare con coraggio, gli orrori della guerra, e fare in modo che il conflitto israelo palestinese non passi sotto silenzio. E ha pagato con la vita. Chissà se un giorno ci renderemo conto, dell’importanza di avere persone che ci raccontano un conflitto armato, rischiando la vita. Forse così potremmo rilanciare la tregua nel conflitto israelo- palestinese. Magari quel missile, sarà l’ultima cosa di cui sentiremo parlare.
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