Non è più agli arresti Massimo Ciancimino, il fin troppo noto figlio di Don Vito, l'ex sindaco di Palermo considerato uno dei pezzi da novanta della Mafia della seconda metà secolo scorso. Il giudice ha dunque ritenuto che non sussistano più quelle condizioni che hanno giustificato la misura cautelare nei confronti di Ciancimino Junior, che era stato arrestato per detenzione di esplosivi (una quantità decisamente elevata di dinamite della quale non ha saputo spiegare la provenienza in modo credibile) e per calunnia nei confronti dellìex capo della Polizia Gianni De Gennaro, al quale attribuì un ruolo nella cosiddetta trattativa tra lo Stato e la Mafia anche in base ad un documento sul quale, a dire di Ciancimino, il padre Vito scrisse i nomi di alcuni di personalità da lui contattate e tra le quali figurava appunto De Gennaro.
Le perizie dimostrarono poi che il documento era stato contraffatto e che il nome di De Gennaro era stato aggiunto successivamente e in tempi recenti. Di fronte a questo nuovo falso Ciancimino, come spesso gli accade, non era riuscito a spiegare come e quando era entrato in possesso del documento, dando ben cinque versioni diverse.
Perché se una cosa non manca a Massimo Ciancimino è la fantasia, grazie alla quale è riuscito a raccontare talmente tante cose ai giudici di Palermo e soprattutto a quello che divenne poi il suo mentore, il Pm Antonio Ingroia, da riuscire ad indirizzare le indagini antimafia dove e contro chi gli interessava, nella speranza di riuscire a recuperare il patrimonio nascosto dal padre.
La calunnia a De Gennaro e la dinamite custodita in casa sono però state le gocce che hanno fatto traboccare il vaso delle invenzioni di Ciancimino, che da allora non solo è stato arrestato e posto ai domiciliari, ma è pure scomparso dalle tribune pubbliche che gli erano state concesse per portare le sue accuse ai personaggi che via via riteneva di coinvolgere: niente più blog sul sito del Fatto Quotidiano, niente più ospitate nel programma di Santoro, niente più interviste su la Repubblica.
Un cono d'ombra dal quale massimo Ciancimino esce oggi, in contemporanea con un fatto che a qualcuno potrebbe non sembrare causale: la perquisizione in casa dell'ex senatore e giornalista Lino Jannuzzi, che il collaboratore di giustizia Ciancimino ha, in una delle sue frequenti folgorazioni e ritrovamento di memorie perdute, ricordato come una delle persone con le quali il padre aveva frequenti incontri, unitamente con il suo amico Marcello Dell'Utri, e per mezzo del quale aveva avviato la famosa trattativa con lo Stato.
Nomi magici quelli di Jannuzzi e Dell'Utri, due di quei nomi che possono aprire porte e cancelli, se detti alla persona giusta e alla persona giusta e, ma guarda un po', anche per Ciancimino le porte, quelle di casa, si sono aperte.
Pare pure che le passate esperienze non abbiano neanche insegnate un poco di prudenza a certi vecchi sostenitori delle verità rivelate dal figlio del vecchio boss, se la vicenda della perquisizione nelle case di Lino Jannuzzi sono state riportate quasi in cronaca diretta proprio sul sito de Il Fatto Quotidiano, quasi fosse chissà quale avvenimento risolutivo nella lotta contro la mafia. La frase:
"Dalle prime indiscrezioni pare certo che gli investigatori abbiano trovato quello che cercavano."la dice lunga sulle aspettative che l'autrice dell'articolo ripone sulle rivelazioni dell'amico Ciancimino, che dalle parti del quotidiano di Marco Travaglio e Antonio Padellaro deve ancora essere considerato attendibile e si pensi che finalmente si sia sulla buona strada per individuare il responsabile di questa famigerata trattativa nell'ottantreenne ex giornalista de l'Espresso, anche se le indagini della polizia avevano portato a diverse conclusioni, coinvolgendo invece l'ex ministro Consolo e l'ex presidente della Repubblica Scalfaro.
Ma si sa che al Fatto Quotidiano ne sanno sempre una più degli altri.
A due giorni dalla perquisizione è impossibile per i comuni mortali sapere cosa hanno trovato gli inquirenti nell'archivio di Jannuzzi, ma quello che sappiamo di sicuro è che Ciancimino è di nuovo in libertà, sebbene sottoposto all'obbligo di dimora.