Guerrafondai e radical-chic contro Damasco.
La replica di Ouday Ramadan, siriano di nascita e italiano di adozione, al segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, che più volte si è espresso in favore dei cosiddetti “ribelli siriani” e contro il governo di Damasco.
Chi ha bisogno di un sostegno siete proprio voi, Rifondazione, anche prima dell’attuale segretario, era nota per le posizioni a favore dei capitalisti, sin dai tempi dell’Agnelli travestito da operaio di nome Bertinotti. Nel 1998 i rifondaioli hanno votato a favore della legge 431, abolendo l’equo canone e favorendo solo i proprietari di case, a danno degli inquilini, e facendo lievitare il mercato degli affitti. In barba alle “categorie socialmente deboli” – come le chiamate – sostituendo l’appellativo “sfruttati”. Nel 2003, il radical chic di nome Bertinotti, in occasione della liberazione delle due filantrope di nome Simona (le due Simone, come vennero definite), con incredibile sfacciataggine chiamò la resistenza irachena “veri terroristi”; l’attuale segretario, di nome Paolo Ferrero, ha urlato slogan per tutta la stagione, ribadendo la propria contrarietà e quella del proprio partito all’ampliamento della base americana di Vicenza. Addirittura si vociferava la chiusura della suddetta base. Con un esito sbalorditivo: che la suddetta base è stata ampliata. E Ferrero? Invece di uscire da quel vergognoso governo, lo appoggiò, insieme al cavaliere templare di nome Mastella. Insomma, i giocatori delle tre carte non avrebbero potuto fare di meglio.
Sempre lo stesso segretario quando era ministro del governo della Repubblica varò la proroga per gli sfratti, imponendo dei limiti che neanche Berlusconi si sarebbe sognato di fare. Evito di entrare nei particolari per risparmiare un linguaggio tecnico e noioso a coloro che leggono.
Lenin diceva “che fare?” In effetti, che fare quando ci troviamo di fronte a segretari di partito, con la pretesa di rifondare il comunismo ma totalmente ignari della realtà che li circonda? Come fa un comunista a cambiare la realtà se non la conosce? La realtà recita che nella Grande Jamairia esisteva uno Stato socialista, forse anche dei peggiori, ma dove i suoi cittadini avevano gratuitamente l’abitazione, l’istruzione, la sanità, l’acqua potabile, l’energia elettrica, l’autovettura. Nel mondo virtuale si alza un sedicente segretario di partito, che apparentemente lotta all’interno del proprio Paese, l’Italia, per ottenere una briciola di quello che già esisteva in Libia da quarant’anni, rendendosi partecipe, per non dire complice, dei bombardamenti dei “proletari” della NATO sulla popolazione civile. Rendendosi complice di una “rivoluzione” bellicosamente condotta in cielo dai piloti proletari della NATO e in terra dai compagni delle tribù salafite barbute dell’Armata Rossa. Tale rivoluzione è stata guidata dagli avanguardisti qataristi tramite le loro emittenti Al Jazeera e Al Arabia che sono proprio l’avanguardia della Rivoluzione d’Ottobre. I bolscevichi, al confronto, sono dei reazionari.
Nel mondo virtuale non valgono più le regole dell’essere comunista. Al rogo il vecchio adagio che recitava che ogni comunista ha il compito di sostenere ciò che il nemico combatte, e combattere ciò che il nemico sostiene. E cancelliamo anche dagli annali dei comunisti che il peggior Stato socialista è sempre meglio del miglior Stato capitalista. D’altronde la storia di rifondare il comunismo non è figlia di questi tempi, e gli attuali rifondaioli non sono altro che gli eredi di colui che si sentiva protetto sotto la “cappella della NATO” e non sotto il patto di Varsavia [Enrico Berlinguer - ndr].
Caro signor segretario, è giunta l’ora che qualcuno ti dica che il sangue versato sul territorio libico da migliaia di bambini, donne ed anziani è una tua responsabilità politica. Faresti più bella figura a startene zitto, anziché startene comodo dietro una poltrona, con un bel vitalizio, a predicare comunismo con il sedere degli altri. Soprattutto quando non conosci né i popoli né la loro cultura. Atteggiamento tipico da rivoluzionario della tastiera. Arrivo alla Siria per domandarti: cosa ne sai tu di cosa sta succedendo attualmente là? Lo sai che in Siria ci sono 53 etnie religiose che convivono pacificamente da quarant’anni sotto la protezione dello Stato laico e socialista? I tuoi amici barbuti salafiti, gli stessi della Libia, che tu ti ostini a chiamare popolo in rivolta, hanno compiuto massacri contro la popolazione siriana e non si vergognano ad incitare all’odio etnico e religioso. Ti sei recato forse a Damasco per verificare la situazione? O hai preso per oro colato anche tu le informazioni costruite ed artefatte da Al Jazeera, amplificate da piccioni pasquali de La Repubblica e dalle trombette natalizie de L’europeo?
Allora, egregio signor Paolo, le chiedo: sta parlando di cose che non conosce, oppure ottempera ad un disegno ben preciso di aggressione da parte dell’impero americano, sionista e massonico?
Tra le due risposte, non so quale sia la peggiore.
Farebbe bene a stare zitto, anziché gridare “Solidarietà al popolo siriano”, che ha bisogno di tutto fuorché della Sua solidarietà.
Un consiglio: continui a rifondare il comunismo a casa sua. Che i comunisti in Siria hanno solo bisogno del comunismo, ma senza rifondazione.
Ouday Ramadan