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Riforma lavoro: Monti ha accettato il reintegro, ma il limite è un “può” (invece di “deve”) riferito al giudice

Creato il 05 aprile 2012 da Samalos

ROMA - Alla fine tutto ruota intorno a quel "può". Il giudice "può" e non "deve" reintegrare il lavoratore qualora si accerti la "manifesta insussistenza" del motivo economico per il licenziamento del lavoratore. Su quel "può" Mario Monti ha messo il limite non superabile, con quel "può" ha rassicurato anche Angelino Alfano che la riforma dell'articolo 18 è vera. Perchè nell'impostazione del presidente del Consiglio, le ragioni alla base dell'intervento ci sono tutte, tanto da confessare, in chiusura di conferenza stampa, e dopo aver spiegato per l'ennesima volta il suo punto di vista, "più vado avanti e più mi convinco che è una cosa buona...". E soprattutto, i mercati e gli investitori che il premier vuole richiamare in Italia, non apprezzerebbero ulteriori annacquamenti della riforma. E così l'accordo trovato nel vertice di palazzo Giustiniani tra il premier e gli 'ABC', si trasferisce nell'articolato che ieri sera è stato trasmesso alle Camere: c'è appunto la possibilità del reintegro anche per i licenziamenti economici, e ci sono le aperture al Pdl sulla flessibilità in entrata. Monti ottiene per parte sua, a fronte di quel "può", l'impegno ad un ok rapido, con il minor numero di emendamenti possibile da parte dei partiti di maggioranza, perchè - ha ricordato Monti in conferenza stampa - "la tempestività di approvazione sarà quasi importante come la qualità del prodotto dell'iter legislativo". E dunque, la "autorevolezza" dei tre leader è per Monti garanzia che il percorso sarà "sereno". Del resto, anche Monti ha chiarito che oltre le modifiche su cui ci si è accordati non si potrà andare, a rischio di vanificare il giudizio positivo dei mercati e la nuova attrattività dell'Italia come approdo di investimenti: a tutela degli 'investitori', il richiamo alla legge del 2010 che chiarisce come il giudice non possa sindacare sulla gestione aziendale. Insomma, Monti non dice che la riforma è blindata, non annuncia un voto di fiducia, ma fa capire che i margini di modifica ormai sono stati esplorati al loro massimo.

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