Riforme sanguinose e riforme a costo zero
Creato il 18 marzo 2012 da Ognimaledettopost
La riforma dell'articolo 18, come il TAV, come la riforma
della concussione (che annullerebbe il processo a B. sul caso Ruby),
come la riforma
delle intercettazioni (per l'ennesima volta sull'agenda del tavolo
politico, ancora e ancora, come un'ossessione maniacale), si deve fare. La politica escatologica del
"destino immutabile" di una legge, di una riforma, di un'azione di
governo è stata caratteristica immutabile degli anni berlusconiani, nè sembra
essersi minimante modificata oggi col governo Monti. La riforma dell'articolo
18 "è
un tema cruciale e una priorità del Governo", unico (unico?) appiglio cui aggrapparsi per la salvezza del
paese. Come le pensioni e le tasse, nella riforma dello scorso dicembre, per le
quali gli interventi sono stati molto più duri e massicci rispetto a qualunque
altra area economico-strategica del paese. Vedere per credere, leggetevi i post
precedenti sul tema.
Una riforma, tra l'altro, che liberalizzerebbe non i licenziamenti
arbitrari (e ci mancherebbe) ma quelli per motivi disciplinari. Suona molto
come una depenalizzazione del reato per mobbing.
Si possono fare due tipi di riflessioni per capire meglio (e rispondere
con le idee) questo pungolo incessante che dolorosamente colpisce l'articolo
18. Una riflessione di tipo fatalista, pessimistica in via definitiva: a cosa
serve riformare uno strumento di tutela dei lavoratori dinanzi a un debito
pubblico di 1.950 miliardi di euro, quale sollievo può dare dopo che la manovra
sanguinaria dello scorso dicembre è stata utile a coprire l'aumento del debito
nel solo mese di gennaio, un balzo in avanti da 37,9
miliardi di euro? L'Italia è un paese tecnicamente fallito,
eppure ancora si colpiscono le fasce più deboli paventando altrimenti il
baratro di una recessione di fatto già in corso.
L'altra riflessione possibile rientra nell'ordine delle idee di chi vuol
crederci ancora e si incazza: "ma dico, è proprio necessario prendere i
soldi da lì quando si possono trovare da tutt'altra parte?". La risposta
è, ovviamente, NO. Assolutamente no. Qualche esempio?
1) Il famoso beauty contest, l'assegnazione GRATUITA a Rai e Mediaset
delle frequenze tv del digitale terrestre sancita dall'ex Ministro dello
Sviluppo con delega alle comunicazioni Paolo Romani. Il suo successore Corrado
Passera (titolare anche del dicastero dei Trasporti Pubblici e delle
Infrastutture) ha "sospeso" l'asta in attesa di decidere cosa farne.
Alle lamentele di Mediaset Monti ha
replicato che trattasi di "un bene scarso e
pubblico, non vedo perché dovremmo concederle senza corrispettivo". Fin
qui tutto bene. Solo che l'asta è stata sospesa a tempo indeterminato e non si
sa quando si terrà. Perchè non si sente la stessa urgenza nell'indirla e
incassare così una cifra stimata
tra i 4/5 e i 16 miliardi?
2) I famosi
cacciabombardieri, i 131 F35 "ordinati" dal governo B., di cui
si potrebbe quantomeno mettere in discussione l'acquisto. Secondo il Post
si
tratterebbe di spendere ben 13 miliardi di euro da qui al 2026 (e non, a
dire il vero, di 18 subito, com'è stato detto. Ma resta sempre una cifra
abnorme e inopportuna): senza considerare che "bisognerebbe tenere conto
di quanto i velivoli ora in uso siano utili e utilizzati; di quanto siano
effettivamente obsoleti; di quanto costi la loro manutenzione; di quali
controindicazioni presenti il loro mantenimento ed eventuale utilizzo da qui ai
prossimi venti o trent’anni". Chi dovremmo bombardare (o meglio, perchè si
deve pensare sempre a chi si dovrà "forse un giorno" bombardare piuttosto
che puntare con decisione su una risoluzione diplomatica nell'ottica della
non-violenza nelle controversie internazionali?).
3) Le famose auto
blu. Secondo il Giornale le auto blu usate da politici & Co. in
Italia sono
ormai oltre le 620mila unità: "Nel 2009 erano 608mila, cinque anni fa
meno di 200mila. Ogni anno questa flotta costa alle casse dello Stato 21
miliardi di euro tra noleggio, pedaggio, autisti e benzina e potrebbe riempire
1.200 campi di calcio. Negli Usa sono appena 73mila". C'è altro da
aggiungere?
4) Indennizzi dei
parlamentari: in Italia sono 11.704 euro al mese al netto della diaria,
contro una media europea di 5.339 euro. Il tentativo del governo Monti di
effettuare un drastico taglio inserendo un comma ad hoc nella manovra di
dicembre è
stato ovviamente seppellito dalle proteste di questi indegni, capeggiati da
Lamberto Dini, DUE
PENSIONI E UNO STIPENDIO senza limiti di cu(mu)lo.
Sono solo alcuni
esempi. Le riforme a costo zero possibili sono tante e tutte attuabili
dall'oggi al domani, se solo la politica lo volesse. Leggetevi Le
riforme a costo zero di Tito Boeri e Pietro Garibaldi per avere qualche
idea in più. Fatelo almeno voi, loro di sicuro non lo faranno.
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