E’ tutto pronto al piano di sotto – l’anticamera dell’NBA e in generale del professionismo – per l’inizio della stagione 2013-2014 del College Basket, un’annata ricca di novità, piena zeppa di talenti da seguire e che porterà ad un Draft che sulla carta è destinato a cambiare la pallacanestro per la prossima decade. Abbiamo ancora negli occhi la cavalcata vincente della Louisville di coach Rick Pitino che con la difesa, le triple di un sorprendente Luke Hancock e la spinta emotiva del grande infortunio occorso a Kevin Ware, hanno tagliato l’ultima retina nella finale contro la Michigan di Trey Burke e Tim Hardaway Jr. I Cardinals partono ancora tra i favoriti al titolo ma i riflettori più grandi saranno sulla Kentucky di Calipari, che come al solito ha fatto piazza pulita accaparrandosi i migliori talenti in uscita dal liceo, e sui due top recruiting che hanno preso strade diverse da Lexington, ovvero Jabari Parker, di Duke, e soprattutto Andrew Wiggins, l’all around canadese futura prima scelta assoluta che difenderà i colori dei Jayhawks di Kansas. Tra l’altro li vedremo subito uno contro l’altro nel match che trasmetterà Sky Sport nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 novembre.
Innanzitutto bisogna sottolineare come ci sia stato un rimescolamento a livello di conference. La Big East ha perso parecchi pezzi: Notre Dame, Syracuse e Pittsburgh si sono trasferite nella ACC, quella di Duke, North Carolina e Maryland; Louisville, Connecticut, Cincinnati e Rutgers (più altre) hanno dato vita alla neonata American Athletic Conference, insieme a Houston, Memphis e Temple. In quel che resta della originaria Big East, che ha mantenuto St. John’s, Georgetown e Marquette (più altre) sono arrivate Butler, Creighton e Xavier.
Il ranking prestagionale vede davanti a tutti Kentucky, Michigan State, Louisville, Duke e Kansas. I Wildcats, dopo la deludente passata stagione, hanno perso Noel e Archie Goodwin, ma hanno tenuto l’ala Poythress e hanno aggiunto il miglior centro disponibile, Dakari Johnson, tre esterni come James Young (protagonista di un pazzesco autocanestro in preseason) e i gemelli Aaron e Andrew Harrison, ma soprattutto Julius Randle, ala mancina con atletismo, mani educate e anche tiro da fuori. Certo è che puntare su un gruppo di matricole impone sempre qualche rischio.
Ecco che allora ci sono in lizza anche Spartans e i Cardinals campioni, con due santoni alla guida come Izzo e Pitino. MSU ha cambiato quasi nulla, tenendo il big man Adrien Payne, il play Appling, l’ala Dawson, atteso ad una grande annata, e l’esterno tiratore Gary Harris, uno che potrebbe essere destinato alla lotteria. UL ha perso due leader come Siva e Dieng ma può lanciare finalmente Montrzell Harrell in vernice, un ragazzone destinato ad esplodere con violenza dopo qualche lampo l’anno scorso, al fianco di Behanan. Dipenderanno dalle lune di Russ Smith, comunque decisivo, e dalla vena di Hancock; le novità sono due playmaker come Chris Jones e Terry Rozier, definiti eccellenti, più il ritorno di Kevin Ware, a disposizione dopo il grave infortunio dello scorso torneo. Lui sì che può fare davvero la differenza.
Kansas riparte da un gruppo totalmente nuovo, senza più Relaford, Young, Elijah Johnson e Withey, ma ha il più forte di tutti, Andrew Wiggins, the next big thing. C’è grande attesa per questo ragazzo canadese con enorme potenziale e grande maturità: a Lawrence si aspettano che faccia come Melo Antony nel 2003 a Syracuse, ovvero prenda la squadra e quasi da solo la porti al titolo. Al suo fianco i ‘veterani’ Tharpe in regia e Perry Ellis in area, più gli altri nuovi come il razzente Wayne Selden, l’interessante big man Joel Embiid e i tiratori Frankamp e Greene. A Duke c’è grande attesa per Jabari Parker, la talentuosa ala da Chicago che ha scelto coach Krzyzewski per affinare l’arte della pallacanestro in vista del salto in NBA. Il ragazzo, considerato un mix tra Carmelo Anthony e Grant Hill, non troverà più Ryan Kelly, Mason Plumlee e Seth Curry, ma il play Quinn Cook, il lungo Marshall Plumlee (fratellino di Miles e Mason) e l’interessante esterno Sulaimon. Le altre novità sono Rod Hood, il tiratore Matt Jones e l’atletica ala Semi Ojeleye.
Questa è soltanto la top five della prestagione, poi ovviamente sarà il campo a decidere e come al solito non mancheranno le sorprese, considerato che si tratta comunque di ragazzi non ancora ventenni sui quali esiste una bella pressione. Oltre a questi 5 favorite ci sono diverse altre università destinate a fare bene. A partire da Arizona, che ha aggiunto Aaron Gordon, una sorta di nuovo Blake Griffin per la capacità di volare sopra il ferro, a un gruppo con Brandon Ashley e il tiratore Nick Johnson; North Carolina riparte da James McAdoo, PJ Hairston e Marcus Paige, più due novità nel frontcourt come Isaiah Hicks e Kennedy Meeks; i Cowboys di Oklahoma State di Marcus Smart, il play votato all’unanimità nel quintetto All American della prestagione; i finalisti di Michigan, che hanno perso sì Burke e Hardaway Jr. ma hanno tenuto Glenn Robinson III, il centro Mitch McGary e il tiratore Stauskas, e daranno spazio al piccolo play Spike Albrecht e all’ala LeVert, oltre ai nuovi Irvin e Walton; poi la Creighton dell’ala bianca Doug McDermott, giocatore completo che proverà a fugare ogni dubbio in vista di una carriera NBA; infine Ohio State, i Buckeyes del nostro Amedeo Della Valle, che hanno perso DeShaun Thomas, ma hanno tenuto Aaron Craft in regia, l’esterno LaQuinton Ross e il centro Amir Williams. La speranza è che Amedeo abbia più spazio rispetto all’anno passato e possa giocarsi le sue carte, dopo un Europeo Under 20 vinto da protagonista ed Mvp con l’Italia.