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Riscaldamento globale? No, chiamiamolo “Morirete tutti!”

Creato il 26 marzo 2015 da Valtercirillo

Riscaldamento globale? No, chiamiamolo “Morirete tutti!”

Bisogna dire "riscaldamento globale" o "cambiamenti climatici"? Se siete in Florida, nessuna delle due. Lo ha stabilito il governatore Rick Scott (repubblicano, neanche a dirlo): ha proibito di usare le due espressioni a tutti i membri del Dipartimento statale per la protezione ambientale (Dep, da Department of Environmental Protection), che fra i suoi compiti avrebbe appunto quello di studiare i cambiamenti climatici e le relative contromisure.

Anche se il divieto non è ufficiale, il governatore è stato molto chiaro: "Ci è stato detto di non usare i termini "cambiamenti climatici", "riscaldamento globale" e "sostenibilità", racconta Christopher Byrd, ex dipendente del Dep. Evidentemente Scott appartiene alla fazione più oltranzista del suo partito: continua a non voler credere al dato di fatto che le temperature medie globali si stanno alzando, in buona misura a causa delle attività umane. O forse vuole solo evitare che se ne parli.

Negli ultimi tempi la maggior parte degli esponenti repubblicani, messi sempre più nell'angolo dall'evidenza dei fatti, ha fatto una parziale retromarcia: adesso il loro motto preferito è " I'm not a scientist" (Non sono uno scienziato). Come dire: "Non me ne intendo, chiedete agli esperti". Il 21 gennaio poi il Senato degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione secondo cui "i cambiamenti climatici sono reali, e non una bufala". A parte il metodo discutibile di decidere le verità scientifiche con un voto politico, la mozione è passata con una maggioranza di 98 a 1: anche i repubblicani hanno votato a favore. Ma Scott non ne vuole sapere.

Eppure la Florida è uno degli Stati dell'Unione che ha più da temere dal riscaldamento globale: anche il solo innalzamento del livello del mare entro la fine del secolo metterebbe a rischio il 30% delle spiagge dello Stato, che ha un territorio interamente pianeggiante e situato a pochi metri di altitudine. Per di più la Florida è soggetta ai cicloni stagionali, che a causa dei cambiamenti climatici potrebbero aumentare di intensità (come è probabile sia successo a New Orleans nel 2005). Neanche il più famoso fra i predecessori di Scott, Jeb Bush (figlio dell'ex presidente George W. e nipote dell'altro ex presidente George H.W.), si era spinto a tanto, nonostante la sua famiglia sia tradizionalmente legata agli interessi delle grandi società petrolifere.

Morirete carbonizzati, altro che riscaldamento globale!

Ma allora, gli scienziati come dovranno regolarsi? Come si riferiranno al fenomeno del riscaldamento globale? Se sono dotati di un po' di ironia, gli viene in soccorso un articolo satirico del New Yorker, che suggerisce altre possibili espressioni. Alternative, fra parentesi, anche più efficaci sul piano della comunicazione del rischio: per esempio "Morirete carbonizzati". O ancora, sul tono apocalittico: "La Terra diventerà un inferno incandescente in cui sarà impossibile la vita". Dal fuoco all'acqua: "Le vostre città saranno devastate da tsunami e inondazioni". L'autore dell'articolo esprime però la sua preferenza per un'altra variante ancora, che fa leva anche sul gusto del macabro, così diffuso in America: " Navigherai in un fiume di cadaveri in decomposizione ".

Espressioni talmente incisive che sicuramente susciterebbero maggiore attenzione sul tema da parte dell'opinione pubblica americana: sarebbe indimenticabile un titolo di giornale del tipo "Il fenomeno del "La Terra diventerà un inferno incandescente in cui sarà impossibile la vita" ha avuto un'altra conferma scientifica". E in effetti la raffica dei nomi fantasiosi era stata ideata non come scappatoia di fronte ai divieti di Scott, ma proprio perché i termini tradizionali risultano poco avvincenti.

Nel 2014, un studio del Progetto dell'Università di Yale per la comunicazione sui cambiamenti climatici si è proposto di valutare la presa sul pubblico delle due espressioni "riscaldamento globale" e "cambiamenti climatici". Riscaldamento globale vuol dire aumento delle temperature medie a livello mondiale, ed è associato immediatamente alle ondate di calore, allo scioglimento dei ghiacci e all'innalzamento del livello del mare. Cambiamenti climatici vuol dire molte altre cose, che sono conseguenze del riscaldamento globale ma riguardano tutti gli aspetti del clima. E in particolare gli eventi estremi: ondate di calore, uragani, alluvioni, siccità. Dal rapporto del progetto (ribattezzato dal New Yorker "Progetto dell'Università di Yale per Santo cielo, svegliatevi, teste di ***!"), è emerso però che nessuno dei due termini suscita grande interesse o preoccupazione fra i cittadini americani. Da qui l'idea di escogitarne altri più coloriti. E neanche proibiti dal governatore della Florida.

Paolo Gangemi

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