Tirana by night
E' calma l'Albania dopo le violenze di piazza di venerdì scorso che hanno provocato la morte di tre persone a Tirana. E mentre si cerca di ricostruire i fatti e di capire di chi sono le responsabilità, si attende con preoccupazione il prossimo fine settimana, quando la capitale albanese sarà teatro nuovamente di due manifestazioni contrapposte: la prima dell'opposizione, venerdì 28, la seconda, filogovernativa, il giorno dopo. In attesa di vedere cosa accadrà è utile cercare di capire cosa sta succedendo nel "paese delle aquile".
L'Albania è davvero sull'orlo di una guerra civile? La domanda è stata posta in alcuni commenti di questi ultimi gioni dopo quantio accaduto venerdì scorso. La situazione nel paese è tesa. Lo scontro politico tra la maggioranza che sostiene l'esecutivo di Sali Berisha e l'opposizione guidata dal leader socialista, e sindaco della capitale, Edi Rama, si trascina da un anno e mezzo, ma è difficile che, nonostante l'escalation dei toni (e i morti in piazza) si ripeta un nuovo 1997. Il paese è cambiato e la gente non seguirebbe nessun politico in un avventura del genere. Questa, in estrema sintesi, l'analisi della situazione di Marjola Rukaj, corrispondente di Osservatorio Balcani e Caucaso da Tirana nell'intervista a Radio Radicale, nella quale parla anche della figura di Berisha e di quella di Rama. Intanto, dopo i morti nella manifestazione del 21 gennaio, sia l'opposizione che la maggioranza di governo si preparano a scendere di nuovo in piazza. E non si può essere del tutti sicuri che non si ripeteranno altre violenze.
L'intervista a Marjola Rukaj