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Risparmio

Da Loredana V. @lorysmart

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Quand’ero bambina, alunna delle elementari, il 31 ottobre era la giornata dedicata al risparmio. Tutti noi scolaretti allora, incolonnati per bene, venivamo condotti nell’aula magna dove un funzionario di una banca ed il direttore didattico ci spiegavano l’importanza di questa abitudine e che ogni soldino risparmiato, alla lunga, avrebbe fruttato un piccolo interesse. A molti di noi veniva donato anche un salvadanaio o, come noi lo chiamavamo, la musina.

Io ne possedevo perfino due di metallo, simili a quelli dell’immagine postata all’inizio: uno nero del Banco di Napoli, dove mio padre aveva il conto, ed uno verde della Banca di Trento e Bolzano che me lo aveva regalato, unitamente ad un libretto sul quale era stata già depositata una piccola cifra (se ben ricordo erano 5.000 lire, piccola cosa per loro, ma consistente per me) per aver vinto, con un componimento relativo appunto al risparmio, un piccolo concorso della società Dante Alighieri. Mentre il deposito del Banco di Napoli aumentava grazie ai piccoli versamenti che effettuavo periodicamente (ricordo ancora l’impiegato sorridente e gentile che contava tutte le monetine che riversavo sul bancone), la soddisfazione maggiore era quella di veder incrementare l’importo dell’altro libretto SENZA FARE NULLA. Da qui il mio primo approccio con la parola RENDITA FINANZIARIA. Era bello trovarsi quei soldini in più, che più avanti sarebbero stati decimati dalle spese di tenuta conto e dalle ritenute sui già miseri interessi. Il trend poi è andato ingigantendo sempre più.

L’intento di questo governo, adesso, è di finanziare determinati aumenti salariali, tra i quali quelli dei famosi 80 euro che poi 80 non sono, mediante la tassazione delle rendite finanziarie in quanto viste appunto come somme che uno si ritrova senza aver mosso un dito per guadagnarle. Poco importa che uno sia un capitalista che ha accumulato mediante le speculazioni, oppure un pensionato che ha risparmiato per tutta la vita per poter far fronte a degli imprevisti o per arrotondare la pensione. La rendita DEVE essere tassata; ma la porcata più grossa è che le cedole sulle somme investite in buoni emessi dalla nostra beneamata nazione (BOT e BTP) restano a tassazione invariata, altrimenti chi comprerebbe più i titoli di stato? A questo punto, la parola “risparmio” non ha più alcun senso: ammesso che rimanga qualcosa dopo essere stati dissanguati dalle tasse, meglio spendere tutto confidando solo in un domani migliore!

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