E' successo, come volevasi dimostrare, che ad accoglierci abbiamo trovato un bel po' di nuvole e, più tardi, ci hanno fatto compagnia due scrosci d'acqua notevoli (il primo ci ha costretto sotto un albero - sbagliatissimo, lo so - mentre il secondo ci ha quasi fatto desistere e tornare a casa). Dopo diversi minuti il sole è però tornato a splendere e ho approfittato per poter fare un po' di bracciate nell'acqua del lago, costeggiando il circuito nel quale veniva praticato sci d'acqua (cosa, quest'ultima, mi sono ripromesso di provare assolutamente, prima o poi).
Ho iniziato questo post ieri mattina, l'ho continuato ieri sera e solo adeso lo sto finendo di scrivere. Tutto ciò per dirvi che volevo raccontare qualcosa di importante dopo aver trascorso un'intera giornata assieme a tre Tedeschi e aver parlato tutto il tempo con loro; esporre le mie considerazioni sul fatto che ciò non è stato solo un esercizio linguistico ma, attraverso la lingua stessa, anche culturale; affermare qualcosa di meno banale di quanto ho appena espresso, che del resto ho già detto in passato. Ma l'ho dimenticato e, sperando di ricordarlo presto, vi saluto con una foto scattata ieri.
Un invecchiato e smemorato
LuciusDay

P. S. Il titolo sembrerebbe non avere niente a che fare con ciò che è contenuto nel post. In effetti, salvo voler forzatamente considerare il lago un "posto di ristoro", raggiunto durante e dopo il diluvio e dunque, metaforicamente, "al termine dell'universo", non appare esserci alcun nesso. Quest'ultimo si paleserà nei post che seguiranno, seguendo un percorso (quasi) obbligato, iniziato già nel post precedente.