Per me era la seconda volta in questo ristorante cino giapponese sito in Corso Torino a Novara. Le aspettative erano alte ma come spesso accade in questi casi sono state puntualmente disattese. Da attenta lettrice di Tripadvisor ho prima visionato tutte le recensioni dei vari avventori (da quelle più entusiastiche a quelle più negative) e poi ho deciso di recarmi direttamente in questo ristorante che avevo già sperimentato con giudizi altalenanti mesi fa. Il locale a mio gusto personale è esteticamente inferiore all’eleganza minimalista tipica dei ristoranti giapponesi (gestiti da cinesi) della mia città (Cagliari). Salvo solo i tavolini e l’apparecchiatura. Orrendo il televisore posto in fondo alla lunga e stretta sala. L’accoglienza è stata quanto meno fredda. Una cameriera ci ha permesso di scegliere il tavolo dopodiché ci ha lasciato il menu e la carta dei vini dando ampio (anche troppo) tempo per le nostre scelte. Abbiamo optato per un Uramaki California (6 pezzi, euro 5), un Uramaki Philadelphia (6 pezzi, euro 5), mi pare un Uramaki di avocado (3 pezzi, euro 5,50) e un Makigor Nashi Sake (6 pezzi, euro 6,50). Un Nigiri al salmone è poi misteriosamente diventato un Onigiri (ammetto l’errore di non aver protestato alla presentazione comunque “non vocale” del piatto ma vabbé pazienza). Uno di ravioli alla carne e uno di ravioli ai gamberi (euro 3,50 e euro 4). Infine due primi: uno di udon (8 euro) e uno di pasta fresca (6 euro). Da bere un Sauvignon da 12 euro e una bottiglia d’acqua 2 euro. Partiamo con il sushi: riso colloso e orrendo salmone affumicato (e non crudo come ci si aspetterebbe da un vero ristorante giapponese). L’uramaki col gorgonzola e pere era un insulto alle papille gustative in quanto il gorgonzola (piccante) si scontrava col sapore dolcissimo della pera uccidendo totalmente il salmone (sempre affumicato). Esperimento fallito secondo me. I ravioli erano i classici ravioli senza infamia e senza lode. La pasta fresca era troppo spessa e c’era un eccesso di frittura d’uovo che la rendeva assolutamente pesante tanto che ci ho messo un intero pomeriggio a digerirla oltre ad un Plasil. Il vino (errore gravissimo) è stato lasciato sul tavolo senza la glacette, veramente d’obbligo in un ristorante che si fregia di tanti titoli ma che nella sostanza si è mostrato abbastanza claudicante. Ma la vera sorpresa è stato il conto finale presentatoci senza alcun sorriso dalla proprietaria che mentre nelle risposte piccate alle recensioni negative sfodera un linguaggio forbito e prolisso, nella realtà della vita lesina sorrisi e parole di ringraziamento che in un ristorante dovrebbero essere d’obbligo verso un qualunque cliente che sia nuovo o fisso.
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