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Ritratto Maldoniano di un esule inconscio (settima ed ‘ultima’ parte)

Da Villa Telesio
Ritratto Maldoniano di un esule inconscio (settima ed ‘ultima’ parte)

(fonte: Retronaut.co)

leggi la prima  la seconda  la terza  la quarta   la quinta  e la sesta parte (questo racconto è figlio del ciclo maldoniano di Gaetano Veninata e Moises Di Sante)

leggi la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta e la sesta parte della versione alternativa (di Moises Di Sante)

(è consigliato leggere prima La sabbia sa di marzapane)

-

“Quello che non so, è quanto costa un’anca”.

“Wef ghustai rguli!”

“Ah, sei un altro di quei cosi, ok…fanculo”

“Due gatti al prezzo di uno, già ripieniiiiiiiiiiiiiii”

“La vede, la vede questa?? è originale, giuroooooooooooo”

“Codeeeeeeeeeeeeeee”

“A quanto?”

“Due sogni e una copeca, signora”

“Rguli! Rguli! Rguli!”

“Nasdrovie Tovarish!”

“E Gheel entrò nel tempio e cacciò fuori tutti quelli che quivi vendevano e compravano; e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie de’ venditori di gatti. E disse loro: Egli ha scritto: La mia casa sarà chiamata casa d’orazione; ma voi ne fate una spelonca di ladroni”.

“Conosci, Mario?”

“N…no..”

“Peccato, è una vecchia canzone, molto famosa qui a Maldonian. Immagino tuo padre la conoscesse”. L’AltoPrete malese si accese una sigaretta facendosi largo nel tempio, tirando per la giacca Mario.

Il tempio era un vecchio magazzino alla periferia del V Settore. Il soffitto era alto, le colonne sette per ogni lato. Al posto dei quadri, delle reliquie, c’erano (Mario poteva sentirne l’odore di vernice e di grasso) poster grossolani di un negro di nome Fela Kuti. “The president”, c’era scritto in ognuno di quei grossi manifesti, forse di concerti passati, sicuramente sporchi, sbiaditi dal tempo. Il tempio era pieno di bancarelle, e di gente che vendeva di tutto, soprattutto gatti. Ma Mario vide anche barrette di plutonio, libri di Majakovskij, ritratti di quelli che sembravano reduci dalla guerra su Es (401 dopo Gheel), opuscoli de “La sabbia sa di marzapane”, una maschera antigas, murene, dolci quaderni a fiori, un album di foto bruciate, del fumo. Centinaia di persone, e una decina di androidi femmina a controllare il tutto, nelle loro tute aderanti, “cazzo strasexy”, penso il mai ubriaco Mario.

“Mio….mio padre?”

“Sì, l’ungherese. È un peccato non possa vederti qui. Era un ottimo barbiere sai? Si dice che una volta, durante la moda delle echidne domestiche, spacciava terzi occhi. Ma son dicerie….di certo poi aprì un laboratorio da oculista…e un bar. Insomma, si dava da fare, a suo modo…”

“Ma io – e qui Mario ricordò, l’incontro in cucina, le allucinazioni, tutto..- io l’ho incontrato, qui, a Mal….Maldonian”, disse un po’ vergognandosi della sua presa d’atto della realtà dove si trovava.

“Ah ah ah!, Mariolino mio, povero Mariolino mio, ah ah ah”. Erano entrati dentro una porticina laterale, accanto a quello che doveva essere l’altare ma che era pieno di gatti sventrati, e di mendicanti che rubavano viscere.

“Siediti, Mariolino mio. Allora…e siediti cazzo!..Oh ecco…tuo, tuo padre…ma prima….Maldonian, ecco..Maldonian vuol dire questo….Tutto ebbe inizio in un periodo di confusione e di insensate speranze. Riorganizzare la società attraverso pratiche psicoanalitiche. Tralasciando vetuste e pericolose idee sulla libido di stampo Frudiano (uomini oggetto usufruitori di merce sessuale) ormai si era in grado di far partire il gran motore del progresso sociale attraverso le linee guida del suo discepolo, Carl Gustav Jung. Le pulsioni sarebbero state sviscerate e studiate, il caso sarebbe stato una necessità psicoanalitica e non un processo stocastico da tamponare ma solo se tutto questo sforzo democratico fosse guidato dalla Dirigenza. E qui nacquero i guai. Maldonian era anche una città sperimentale, nel senso che la sua posizione geografica e la tipologia della deriva genetica che caratterizzava i suoi abitanti ne fecero banco di prova per nuove riforme.

La semplicità della premessa fu inevitabilmente corrotta e contaminata dall’inadeguatezza della burocrazia. La spinta sociale ed evolutiva di ogni sistema risiede a cavallo tra il caos totale e la rigidità estrema. Un sistema inquadrato e cristallizzato ineluttabilmente procede ad una morte “termodinamica”contrapposto ad un sistema confuso e disorganizzato dove nessun tipo di progresso può essere fissato. Esiste però una zona vibrante e creatrice, proprio sul filo del rasoio, una zona di confine tra caos ed ordine, instabile ma viva, ed è proprio qui che si sperimentò la Fase uno. Maldonian fu divisa in settori, il settore I fu lasciato al Partito, da allora chiamato” la Dirigenza”, nel settore II fu promossa autogestione destrutturalizzante, movimento e disordine, violenza e paura, settore” Entropokuniano” mentre inquadramento,mancanza di iniziativa, gestione dei sogni e della vita delle persone fu la base della piccola società del IV settore(conosciuta come “il Condominio”). Un vecchio fiume bagna le rive dei vari settori, attraversandoli stanco e silenzioso. Il Macilento taglia Maldonian come una ferita ed arriva a lambire anche i palazzi del terzo settore, la “zona vibrante” appunto, la zona dove la sperimentazione psicoanalitica avrebbe dovuto far nascere una nuova società. (cit. Moises Di Sante).

Poi arrivò Giulio, l’uomo a cui tutti dobbiamo il culo qua dentro, cazzo!”.

L’AltoPrete si accese un’altra sigaretta.

“Giulio Gheel, l’ultimo sognatore, l’uomo che fuggì dal Condominio per immolarsi, per noi, per noi! Capisci Mario? Per noi….e qui entra in gioco tuo padre. Tuo padre aiutò Giulio, tuò padre era uno dei nostri”

“Un attimo, un attimo – intervenne Mario – era?? come cazzo…perchè era?? Io l’ho visto fino a…cioè non lo so, ma mi ricordo…”

“Quello non era tuo padre, Mario. Quello era uno di Loro”.

“Loro??”

“Gli androidi, Mario. Gli androidi. Quelle tettone di là, le vedi? Eh, Le vedi?? Loro”

Mario deglutì (come nei migliori vostri fottutissimi film; ndr)

“E comunque non è mai successo”

“Cosa non è mai successo?”

“Che tu abbia mai incontrato nessuno qui a Maldonian. O meglio: non nella realtà fisica”.

“Cioè??”

-

“Cioè, Mario…stavi semplicemente sognando…ti usano per quello, Loro. Gli servi per combattere i sognatori con i tuoi sogni…capisci, Mario? Tu sei l’AntiGheel, per Loro. Gli servi. Ma ora sei qua e….’ Vattene cazzo! Non vogliamo niente, no…nien…mmm, a quanto? Cosa? Ma fottiti! Via via, maledetto!’…Scusa, Mario, scusa. Come diceva la canzone? E Gheel….ah ah ah”

Mario deglutì (come nei migliori vostri fottutissimi film; ndr)

“E adesso, adesso sei qui. Ti ho…diciamo…prelevato…”

-

“E cosa dovrei fare?”

-

“Devi scegliere, Mario, devi scegliere…”

(Fine?)


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