Quando, dopo la morte di Teodosio il Grande, l’impero romano si divise nell’impero d’Oriente e quello d’Occidente, l’Illiria rimase nell’impero d’Oriente. Dopo la caduta del impero d’Occidente a causa delle invasioni barbariche, arrivarono anche i serbi.
Robert d’Angely 1893-1966
La storia dei serbi, prima del loro arrivo nei Balcani, è mescolata con quella degli altri slavi in generale. In principio, vivevano tutti con nomi diversi nel nord-ovest dei Carpazi. Al nord c’erano gli antenati dei popoli baltici come i lituani, i lettoni ecc; in Oriente, c’erano i popoli che non erano slavi e, nel sud-est, diversi popoli che vivevano nelle ampie steppe della Skitia.
Solo nel VI secolo i serbi apparvero nel lato sud del Danubio. Naturalmente il loro afflusso spinse la popolazione illirica o albanese autoctona verso sud; ma una piccola parte tuttavia fu costretta a fuggire verso le montagne, e soltanto dopo tempo arrivò alle vallate, dove si trovava l’invasore dal quale sarebbe stata assimilata.
Copertina del libro (versione francese)
Secondo Costantino VII di Bisanzio, detto il Porfirogenito, la conversione in cristianesimo dei serbo-croati è avvenuta in due periodi: la prima nell’epoca di Eraclio I di Bisanzio, che domandò al Papa di mandare dei sacerdoti per battezzare le popolazioni serbe (gli slavi della Dalmazia ancora nel VII secolo, periodo del Papa Giovanni IV (640-642) erano popoli pagani; la seconda nel periodo di Basilio I, intorno all’anno 879, periodo nel quale abbracciarono il cristianesimo tutti i serbi, croati e altri popoli che non erano battezzati (sembra che gli ultimi a essere battezzati furono coloro che fanno parte della Chiesa Ortodossa Orientale, invece i primi a ricevere il sacramento del battesimo, per lo più croati e sloveni, sono oggi cattolici).
In tutte le chiese cattoliche serbe e anche in Vaticano, la lingua serba si chiama lingua illirica e si scrive Illyrica Lingua. L’espressione è utilizzata impropriamente perché la loro lingua Illyrica Lingua non è affatto illirica, bensì slava. I serbi si giustificano col fatto che all’inizio si sottomettevano, facendosi chiamare Σερβοι che significa servi (cosa che non hanno mai apprezzato) dall’autorità bizantina. Loro desideravano mescolarsi con gli albanesi autoctoni. Per questo motivo, anche l’alfabeto che avevano preso in prestito per i loro libri liturgici, prima dell’attuazione delle lettere cirilliche intorno all’anno 885, invece di essere latino, come sarebbe stato gradito dal Vaticano, era l’alfabeto glagolitico albanese.
Si deve annotare che i bulgari chiamarono la loro lingua parlata in Macedonia, lingua macedone. Ma in Macedonia il bulgaro non è affatto l’unica lingua parlata, si parla anche il greco, il serbo e soprattutto l’albanese. Per quanto riguarda Alessandro Magno, visto che era macedone, si potrebbe pensare che parlasse bulgaro, ma qui si dimentica il fatto che Alessandro Magno era elleno di istruzione e albanese di origine. Basta leggere i testi antichi per sapere che Alessandro Magno quando parlava con i suoi generali e con i soldati, tutti macedoni, parlava nella lingua della madre. Sua madre era Olimpiade epirota e parlava albanese.
L’invasione della Macedonia, dell’Albania, dell’Epiro e della Tessaglia durante il dominio di Stefan Dushan non fu un’impresa difficile, perché in quel periodo l’impero Bizantino era in piena decadenza ed era rimasto indebolita a causa di numerose guerre civili. Non si ricorda nessuna battaglia epica. Ormai le regioni occidentali erano sotto il dominio serbo.
Secondo un altro punto di vista, la facilità con la quale sono stati conquistati i territori da Stefan Dushan solleva un altro problema, - se ancora si pensa alla questione come un problema - oramai risolto negativamente.
Queste invasioni creano un diritto senza dare agli albanesi, che in buona parte ancora vivono in queste regioni occupate, la possibilità di replica?
Dopo tutto, queste invasioni potevano essere legittimate se si fossero svolte pacificamente e in maniera tale da portare una possibile riconciliazione fra i due popoli, così che il popolo sconfitto avrebbe accettato il potere dei vincitori. Ma qui siamo un po’ volati troppo in là con la fantasia. Al contrario Stefan Dushan e i suoi seguaci non sono riusciti a mantenere i territori ancestrali degli albanesi. Tutti questi territori erano abitati dagli albanesi, e nella maggior parte anche oggi le stesse popolazioni vivono negli stessi posti. Ma per quanto tempo ancora?
Di conseguenza è troppo audace e esagerata la rivendicazione dei delegati serbi in diverse conferenze internazionali e soprattutto nella Conferenza di Pace che si è svolta a Parigi nel 1920 sulla questione che loro chiamano “La vecchia Serbia”, e per un impero così effimero come quello di Dushan, perché in passato è esistito un imperatore che si chiamava Stefan Dushan.
Infatti possiamo leggere che: “nell’inverno dello stesso anno – cioè nel 1345, dieci anni prima della morte di Stefan Dushan – l’assemblea serba permise la sua proclamazione come imperatore con il titolo di Imperatore dei serbi e dei greci, (in latino) IMPERATOR SERVIAE ET ROMAINIAE. (in greco) Αυτοκρατορες Σερβιασ (Ρακας) και Ρωμανιας.
Durante l’occupazione turca nei territori serbi, gli albanesi, sia musulmani che cattolici e ortodossi, poterono mantenere tranquillamente il loro carattere nazionale. È un caso unico nel mondo che la maggioranza convertita all’Islam non ha cambiato né la nazionalità, né la lingua e neanche usi e costumi. Ma dopo l’anno 1830, e soprattutto dopo il 1878 e 1920, quando si sono liberati e hanno ricostruito il loro regno, i serbi avanzarono pretese ingiustificate su quei territori che mai hanno abitato definitivamente. Queste assurde pretese si basano soltanto su un singolo fatto storico, durato meno di venticinque anni (1930-1955): il regno di Stefan Dushan. Per di più, nonostante queste pretese siano una ingiustizia, i serbi sono stati accontentati grazie ai diplomatici zelanti, soprattutto nel 1920, e sono stato la causa di tanti drammi subiti dagli albanesi del nord. Quest’ultimi scapparono dalla loro patria, dove erano perseguitati sistematicamente, e nonostante tutto erano l’unica popolazione autoctona. Sono stati costretti a chiedere asilo dove hanno potuto, soprattutto in Turchia, dove le autorità si sono mostrate benevole nei loro confronti.
Inoltre, non contenti di avere costretto gli albanesi ad abbandonare le loro case e la patria nella quale vivevano fin dalla preistoria più remota, i serbi che sognano di diventare “illiri” ma che mai ci sono riusciti, hanno usurpato gli usi e i costumi, la maniera di vestirsi e di vivere degli albanesi dei quali hanno preso il posto.
Liberamente tratto dal libro Enigma dell’autore Robert d’Angely