Niente sembra poter arrestare il vento di collera che soffia attualmente sulle popolazioni afro-arabe. Algeria, Marocco, Sudan, Mauritania, Siria, Yemen…i giovani arabo-africani, incoraggiati dalla rivoluzione dei gelsomini tunisina e dalla rivolta in corso in Egitto, reclamano il cambiamento. Certi regimi hanno recentemente moltiplicato le misure per arrestare il malcontento e le rivolte dichiarandosi favorevoli a importanti aperture. Sarà sufficiente ?
Algeria : Le autorità hanno moltiplicato le misure in queste settimane per prevenire tutte le rivolte, segno dell’inquietudine del regime. Il presidente Bouteflika, al potere dal 1999, ha annunciato giovedi’ scorso, l’attuazione dello stato d’emergenza. Questo per tagliare l’erba sotto i piedi alla Coordinamento Nazionale per il cambiamento e la democrazia, che ha inviato la popolazione algerina a manifestare il 12 febbraio ad Algeri, per reclamare la “fine del sistema” rivendicando, giustamente, l’eliminazione delle misure eccezionali in vigore dal febbraio 1992. La marcia è stata ufficialmente interdetta dale autorità, come tutte le manifestazioni di piazza nella capitale, concendendo in cambio l’uscita di scena dello stato d’emergenza. Seconda concessione : M.Bouteflika ha affermato che la televisione e la radio dovranno assicurare la copertura mediatica dell’insieme dei partiti e delle organizzazioni nazionali, aprendo con equità i loro canali mediatici. Dopo le violenze scoppiate a causa del caro-vita, che ha provocato 5 morti e più di 800 feriti, il governo algerino ha annunciato una serie di misure per la sovvenzione dei prodotti alimentari di base per evitare rincari ingiustificati. Dietro l’onda della rivoluzione tunisina, almeno 8 persone si sono immolate con il fuoco in Algeria da metà gennaio ad oggi, tre di queste sono morte a causa delle profonde ustioni riportate.
Marocco : per mantenere salda la pace sociale, il governo marocchino ha annunciato, a fine gennaio, di mantenere le sovvenzioni per calmierare i prezzi delle derrate alimentari, in crescente aumento sul mercato internazionale. Le autorità hanno ugualmente rigettato tutte le similitudini accennate con l’Egitto e la Tunisia. Quattro sono stati i tentavi di immolazione con il fuoco in circa 15 giorni, due da parte di squlibrati psichici che nulla avevano a che fare con le proteste in corso. Un gruppo di giovani marocchini ha lanciato un appello sul social network Facebook invitando a manifestare il 20 febbraio per la ”dignità del popolo” e per delle riforme democratiche », gruppo che conta 3.400 simpatizzanti ad oggi. Le autorità hanno autorizzato la manifestazione e altre due che saranno invece pro-governo.
Sudan: tensioni politiche e le difficoltà economiche hanno condotto ad alcuni scontri tra la polizia e studenti la scorsa settimana. Uno studente è deceduto lunedi’ 31 gennaio a Khartoum, a causa delle percosse subite dalla polizia. Decine e decine di questi sono stati arrestati e il presidente El-Béchir ha rimosso undirettore universitario. Secondo l’opposizione, gli assalti della polizia hanno prodotto 5 morti. Su questo grava l’inquietudine dell’evoluzione di un regime islamista voluto da Béchir dopo l’indipendenza del Sud non musulmano. Nelle ultime settimane si registrano oltre 64 arresti e un numero indeterminato di persone ferite.
Mauritania : l’opposizione entra nelle danze. ”Io sono persuaso che il popolo mauritano e la gioventù mauritana, dopo i fatti di Tunisi e dell’Egitto, faranno la loro parte per migliorare il paese“, ha affermato Ahmed Ould Daddah, presidente del Rassemlement des Forces Démocratique (RFD), capo di fila dell’opposizione nel paese, durante una conferenza stampa martedi’ scorso. Per evitare la contaminazione egiziana e tunisina, le autorità mauritane hanno lanciato una operazione di solidarietà che consiste nel sovvenzionare generi di prima necessità come zucchero, riso, olio e farina, abbassandone i costi. A fine gennaio, un uomo d’affari mauritano, 43 anni, è deceduto in un ospedale di Casablanca, dopo essersi immolato davanti al Palazzo del presidente, a Noukchott, per protestare contro il regime. E’ di questa settimana invece lo sventato attacco terroristico al presidente, che ha visto le forze dell’ordine uccidere i tre componenti, dopo lo scoppio di un automobile carica di tritolo.
Libia : dalla Libia, paese in mano al dittatore Moummar Kheddafi dal 1970, poche informazioni filtrano. Ma, sembra, che la rivoluzione dei vicini tunisini abbia già fatto proseliti. Il canale televisivo Al Jazeera ha comunicato che il sito di informazione libico ”Al Manara” ha subito degli attacchi informatici provenienti dalla Libia stessa. Poche altro si sa a parte qualche dimostrazione, subito fermate, a causa di sfratti di alcuni residenti per liberare delle abitazioni che erano state vendute a stranieri (agenzia Reuters).
Siria : paese vicino dell’Egitto e uno dei regimi più duri del mondo, la situazione è calma; un appello a manifestare contro la “monocrazia, la corruzione e la tirrania » del regime di Bachar el-Assad è stato subito censurato su Facebook. Un gruppo che ha riunito oltre 7.800 membri, ha chiesto di manifestare martedi’scorso sotto lo slogan ”La rivoluzione siriana 2011“.
Giordania : paese in preda ad una delle crisi economiche più violente della sua storia. Rimosso tout court il primo ministro dopo le prime manifestazioni di piazza che reclamavano la sua uscita di scena.
Yemen: duro confronto tra il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni e i manifestanti, che hanno richiesto un “governo di unione nazionale”. Il presidente ha annunciato che rinuncerà ad un nuovo mandato. Annunci per calmare gli oppositori che hanno manifestato a migliaia giovedi’ scorso nelle strade di Saana sono stati trasmessi dalla televisione di Stato dopo la richiesta di dimissioni di Saleh.