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Robert Capa

Da Guchippai
Robert Capa
la prima volta che vidi le foto di Robert Capa fu negli anni Ottanta a Bologna, e fu in quell'occasione che mi procurai il poster con una delle sue foto più famose che ancora sta appeso nella mia stanza:Robert Capa

la mostra di Verona mi ha permesso di rivedere alcuni di quei capolavori e altri che mi mancavano. per quanto al giorno d'oggi bastino poche mosse su Google o un giro in biblioteca per avere accesso a qualunque cosa, avere davanti agli occhi una stampa originale in grande formato è tutto un altro paio di maniche. è per questo motivo che, avendo riscoperto questo piacere, è un anno che faccio avanti e indietro da mezza Italia per vedere le mostre di fotografia che mi interessano. c'è chi si dichiara ispirato dai maestri della macchina fotografica, io mi limito all'ammirazione perchè sono ben conscia che certe vette sono ad anni luce di distanza dalla mia portata, inoltre non ritengo che l'imitazione sia una pratica sensata, anche quando è rivolta ad artisti di questo calibro. però guardare i loro lavori alimenta la mia voglia di fotografare, e questo lo trovo positivo a prescindere dai risultati. nel mio caso quella voglia nasce dal piacere di immortalare un attimo e dal gusto di poterlo poi rivedere ogni volta che desidero, consegnato all'eternità. uso dei termini forti e spero di essere perdonata per questo, ma la sensazione che provo è questa, e visto che sabato Rob consigliava di esplicitare le verità interiori, eccone una per voi.

Robert Capaquesto è Capa in una foto scattata nel 1943 a Napoli, con al collo una Contax II della Zeiss. ho sempre la curiosità di sapere che macchine usavano questi fotografi e mi viene da sorridere perchè spesso hanno l'apparenza di macchinette; in realtà erano ottime, come la Leica di Cartier-Bresson, ma a paragone di certe attrezzature ingombranti che si vedono in giro sembrano quasi cosa da poco. è ovvio che dipende anche da che cosa vuole uno dalla vita; per esempio nella street photography, che considero la quintessenza del cogliere l'attimo, meno si ha da trafficare e meglio è (vedi la predilezione di Moriyama Daido per le compatte).

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