Quando il cinema pulula il lunedì sera di nostalgici trentenni dei gloriosi anni 80 (con moglie e figli piccoli al seguito), capisci che sei nel posto giusto per condividere la tua ammirazione adolescenziale verso un mito che da piccolo ti gasava tanto quanto un album da colorare in una piovosa serata invernale. Dopo cinque minuti di incpit iniziale sull’utilità di utilizzare i Cyborg per proteggere l’incolumità dei quieti civili, parte in tutto il suo splendore la vecchia gloriosa theme song del film di Paul Verhoeven, e ti senti come a casa. Questo remake è però il vano tentativo di rivitalizzare una saga morta e sepolta anni fa, che forse doveva essere lasciata riposare in pace piuttosto che essere rimaneggiata per racimolare qualche milione di dollari. Il confronto col primo unico vero sensazionale Robocop è impossibile da non fare, e le differenze sono così nette da far sprofondare questo remake nell’ignominia del fallimento più nero.
E’ un film la cui trama è troppo debole e stiracchiata per poter reggere dei confronti; il protagonista ha così scarso carisma da instupidire tutti gli sforzi della produzione nel dare un minimo di credibilità alla scena e il film paga dazio per non aver avuto dentro la corazza robotica del robosbirro un volto noto. Gary Oldman diventa quindi il pilastro della storia, l’unico che crea interesse e recita coi controcazzi. La sua passione per i ruoli da co-protagonista lo porta inevitabilmente a fare un lavoro sui suoi personaggi sempre molto buono, e questo giova parecchio alla riuscita del film.
La storia ricalca a grandi linee quella dell’originale nel quale l’agente Murphy si trova, dopo aver pestato i piedi sbagliati, a subire un attentato che lo porterà sull’orlo della morte. Lo salva l’intervento della Omnicorp, la società esperta in cibernetica che vuole impiegare i propri robot in affiancamento al servizio della polizia americana. Unico intoppo? Il senato americano la osteggia con una legge che riconosce all’uomo capacità superiori a una macchina. Soluzione: mettere un uomo nella macchina e aggirare il problema. Questo porterà Murphy ad essere scelto per avviare il programma e diventare il RoboPiedipiatti perfetto, anche a discapito dell’incolumità della sua famiglia che si trova in balia di pericolosi equilibri politici (pericolosi si fa per dire).