….ho voluto attendere 24 ore perché le cose che ho visto ieri, percorrendo le strade di Roma, mi hanno lasciato francamente sconcertato. Alcuni avvenimenti hanno la capacità di presentarsi in modo assai differente da come sono. Indubbiamente l’esperienza di Genova 2001, in fatto di gestione della piazza e dell’ordine pubblico, dà un’indicazione, estremamente inquietante, per ciò che è e sarà la gestione della protesta di piazza in questo Paese. Dopo le manovre, per altro andate a buon fine, della compra-vendita della fiducia, che la tensione sarebbe salita, era cosa senza scomodare il divino Otelma, di facile previsione. La prima cosa che ho potuto notare ieri, è stata, nonostante l’uso di un gergo da g8 genovese, zona rossa e black block, la facilità con la quale mi sono avvicinato ai nodi nevralgici degli avvenimenti politici di ieri. Segno di una “civiltà nel diritto” alla libera circolazione? Non credo proprio. Più verosimile è l’ipotesi del creare più possibilità di acutizzazione del confronto tra manifestanti e forze dell’ordine con possibilità, purtroppo come è stato di degenerazione con gravi conseguenze. Se poi, con un attento dosaggio, facilitatori (questo lo ha ampliamente insegnato Cossiga con i suoi infiltrati), accendono le micce nei momenti e nei posti giusti, qualcuno disponibile a salire agli onori delle cronache a spese di un intero movimento lo si trova facilmente. Credo fortemente che ieri si sia utilizzato il paradigma Genova 2001. La sollecitazione allo scontro, l’abboccamento da parte di chi ritiene che attraverso lo scontro fisico e violento possa passare il riscatto politico e sociale ed infine a seconda del risultato politico parlamentare come ieri, una gestione della repressione commisurata alle esigenze politiche del momento. A Genova fu l’assalto e la macelleria messicana della scuola “Diaz”, alla ricerca delle armi (molotov) che gli stessi poliziotti avevano avuto cura di portarci.
accesso a via del Plebiscito e palazzo Grazioli
non prettamente istituzionale ma residenza del Premier
Via del Corso ore 15.30 circa
Montecitorio
"Infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città...Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.
Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì"."l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita""Io aspetterei ancora un po', e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti".. (F. Cossiga)