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Roma 15 ottobre 2011, un inferno

Creato il 17 ottobre 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire

Roma 15 ottobre 2011, un inferno

Mi sembrava di esserci dentro, di respirare quel fumo, il terrore.

Ho passato il pomeriggio a guardare in tv le immagini degli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti a Roma. Avevo voglia di piangere, perché la violenza gratuita e insensata e ingiustificata mi fa sempre venir voglia di piangere. Quello che ho visto era un inferno.

Mi sembrava di esserci dentro, di respirare quel fumo, il terrore. I sampietrini divelti e lanciati contro le camionette della polizia mi facevano venire i brividi. Le mazze, le catene, i caschi, le bombe carta erano l’espressione di una violenza senza confini, cieca, rognosa e infetta, che non dorme mai, ma nutre continuamente di rancore il suo rancore, di odio il suo odio, di male puro e semplice la sua follia.

E’ una violenza che bolle dentro la pancia di una bestia e che aspetta di esplodere per travolgere tutto, spazzare ogni residuo di umanità. Un’immensa energia distruttiva che scappa dal vaso di Pandora. Ma sul fondo del vaso non rimane nemmeno una piccola traccia di speranza.

A vent’anni si dovrebbe immaginare sé stessi proiettati nel futuro, con un progetto di realizzazione, lavorare a un percorso di opportunità per sé stessi, per gli altri e per quelli che verranno dopo di noi. La violenza riversata oggi nelle strade della capitale è la morte di un percorso, della speranza. A vent’anni mi chiedo: che fine faremo tutti? E’ deprimente. Deprimente come quello che è successo a Roma.

Guardavo le immagini di piazza San Giovanni, riconoscevo le strade di un percorso che mi è familiare. Ricordo quando nel dicembre di due anni fa ero al No Berlusconi Day, una piccola infiltrata finita per caso in testa ad un corteo sterminato, colorato, festoso, ironico, danzante, pacifico, di persone unite da un medesimo sentimento comune, apartitico, umano. Fu una giornata produttiva in cui mi sembrava di essere al centro di tutto, pervasa da un’energia nuova, pulita, migliore che abbracciava e contagiava una piazza San Giovanni straripante di persone. Quel giorno sentì che le cose potevano cambiare, in quel modo, tutti noi, potevamo cambiare le cose. La gente dai balconi mandava baci al corteo, ci incoraggiava, si infilava il cappotto e si univa a quelle persone vestite non solo di viola, ma di tutti i colori della pace.

Quello che è successo il 15 ottobre 2011 a Roma è regressione allo stato disumano delle cose. La violenza è la mano del potere. L’opinione pubblica ricorderà poco e male di questa giornata. ‘I manifestanti sono il male’ diranno ‘hanno sconvolto Roma, non manifestate, fermate i manifestanti’. Senza alcun distinguo tra chi voleva protestare e chi voleva distruggere. Le belve e la gente comune diventeranno la stessa cosa nell’immaginario collettivo. E ancora una volta, il potere, quello vero, resterà a guardare dall’alto mentre ci scanniamo, ridendo, ghignando.

serena rosati


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