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Roma 1957…e oggi?

Creato il 31 maggio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

logo-fuori-tgCostruire un’unione politica d’Europa è possibile? Se lo domanda Margherita Ferrandino, conduttrice del programma di approfondimento del Tg3, Fuori Tg. Necessaria, è la risposta.

Negli anni ’50 i paesi europei si accinsero a sanzionare l’atto di nascita di quei fondamentali strumenti di una nuova unione d’Europa, concorde e laboriosa.  E fondarono il mercato comune e l’Euratom. Giorni di grandi speranze che fu compito dei figli della vecchia Europa tradurre in realtà. La firma dei due trattati che costituirono una tappa decisiva dell’Unione avvenen a Roma. Per l’Italia la sigla sui documenti venne posta dal capo dle governo, Segni e dal ministro degli esteri, Martino.

Correva l’anno 1957. Una data che aprì un  nuovo fecondo capitolo della storia d’Europa.

E oggi? Il progetto di un’ Europa federale è importante per il futuro dei giovani. Grazie ai fondi europei, da anni, le scuole hanno potuto organizzare stage, incontri, viaggi, spettacoli e progetti vari, tutti con lo scopo di avvicinare l’Europa ai ragazzi. Percorsi che concorrono alla strutturazione del divenire “cittadini europei” e che incidono su quel senso di appartenenza e su quel sentirsi parte di qualcosa di più grande. Quando siamo entrati nell’euro si respirava un grande entusiasmo collettivo ora, purtroppo, assistiamo ad una battuta di arresto.

“L’Europa non è un sogno, afferma l’ospite, Adriana Cerretelli, corrispondente da Bruxelles per il Sole 24h, non lo è più, ha garantito la pace ma, è diventata una sorta di grande mercato, do

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ve si ragiona sempre più con la mentalità del mercato e  dei mercanti. Si è perso l’afflato ideale che ha portato alla costruzione europea. È successo perché l’Europa  si è fatta senza avere una politica coerente, solo unione monetaria e non economica. Questo, naturalmente ha permesso ad alcuni paesi di peggiorare la loro situazione, invece di migliorarla, dal punto di vista degli equilibri di bilancio e riforme strutturali che l’unione monetaria imponeva e questo ha portato a effetti boomerang, meno consenso all’Europa che viene identificata solo come  sacrificio, punizione, riforma  e rigore”.

Fattori che non fanno amare l’Europa ma, come uscirne è la grande domanda.

Magari riscoprendo la  solidarietà che una volta è stata la caratteristica che fa portato alla costruzione di un’ unione di stati diversi ma uniti nell’affrontare le difficoltà del dopoguerra. Ora dobbiamo credere e investire su un’Europa federale. Jacopo Zanchini, direttore “internazionale”: ” Un’Europa federale, è un concetto ideale a cui tendere, quello che serve è un’Europa politicamente, giuridicamente ed economicamente molto più integrarta e capace di muoversi come un unico soggetto”.

Nel mondo globale paesi piccoli difficilmente potranno, da soli, essere protagonisti. L’Europa unita, può al contrario dialogare con Cina, Russia  e Stati Uniti. Oggi, l’Unione Europea sta tessendo una densa rete di relazioni e contatti lungo i suoi confini. I Governi comunicano ogni giorno e a vari livelli. I funzionari hanno ruolo di coordinamento e  cooperazione con Bruxelles e gli altri Stati membri. Le aziende operano in un unico grande mercato. Le persone viaggiano, si spostano con una facilità senza precedenti. È emersa un’élite cosmopolita profondamente legata all’Unione Europea. E i confini non sono oramai più delle barriere.

Ma nello stesso tempo assistiamo allo scricchiolio dell’Europa per mancanza di coraggio degli attuali  leader politici di tutti i paesi che con le politiche attuate rischiano di  tornare indietro.  L’UE è molto più di un mercato o di

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un’unione monetaria. È il fondamento della sicurezza, della  libertà e della prosperità dell’Europa. Questo fondamento è ora minacciato da miopia e incomprensioni.

 L’unificazione europea ha creato anche, seppure in modo parziale, una società europea integrata ma, non ha le istutuzioni adatte per funzionare a 27 e non trova la forza politica nei propri leader di credere veramente in questo percorso difficile ma, non impossibile. Parlamento, Commissione e Consiglio sono le tre istituzioni su cui si fonda la complessa architettura europea, ancora in via di costruzione ma, incompiuta, fino a quando non si arriverà ad un’unione politica. È pur vero che queste istituzioni presiedono alle leggi che riguardano direttamente famiglie  e imprese ma, è anche vero che, spesso i capi di stato vogliono l’ultima parola e questo,  porta a privilegiare gruppi di paesi invece che l’interesse di tutti.

Cercare di assumere un ‘ottica molto più europeistica è l’obiettivo futuro. Il problema è tutto qui, in questi difficili equilibri. La gestione della crisi, non accompagnata da scelte importanti per la crescita stanno facendo nascere, ovunque, populismo e nazionalismi che hanno in comune un radicato scetticismo.

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Dalle decisioni di giugno a sotegno dell’economia dipenderanno le sorti del vecchio continente e la credibilità della futura Europa. Dal coraggio con cui i governi apriranno alla nuova fase di rafforzamento politico comune, dipenderà la vita del progetto europeo che ha garantito pace e benessere a questo continente. Percorso difficile ma, tornare indietro non è conveniente, visto che dobbbiamo competere con la globalità del mondo economico. Più piccoli siamo, più difficoltà incontriamo. Abbiamo bisogno della massa europea per recuperare competitività e contare nel mondo. I leader politici stanno giocando con il fuoco. Le differenze culturali non sono il vero problema ma una risorsa. L’Europa non è solo un concetto economico. Il futuro è nella direzione della cooperazione, nell’integrazione e solidarietà sociale.

Si riusciranno a fare entrambe le cose, mantenere intatta l’UE e trasformarla in un attore globale?

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Una speranza, una possibilità, speriamo non un’illusione!


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