Roma 2014 – Giorno 6: Risi, Chaplin e un Kevin Smith da culto

Il Festival di Roma comincia un po’ a perdere i colpi. Pochi i film in prima proiezione, tanti quelli in replica, di star di richiamo neanche l’ombra. Probabilmente ciò è frutto della stessa natura del festival, che dovendo riavvicinarsi alla dimensione festa e quindi al pubblico, ha concentrato tanti, troppi eventi nei due weekend. Lunedì fortunatamente c’era stata la presentazione dell’incredibile Gone Girl a mettere le cose a posto e a non farci accorgere della pochezza del resto del programma. Ieri invece solo qualche sprazzo di buon cinema e niente di più.

Arrivati a metà Festival, il giudizio sulla kermesse non può essere negativo, anzi. Di film buoni o ottimi se ne sono visti – anche di poco convincenti, bisogna dirlo, ma è inevitabile in una manifestazione del genere -, e incontri interessanti, sia di stampo cinefilo che popolare, non sono mancati. Da rivedere però, a questo punto, è forse la pianificazione e l’organizzazione degli eventi, da spargere più saggiamente in tutte le giornate del Festival.

In ogni caso, ieri all’Auditorium qualcosa di buono si è visto. Per primo, il film Tusk del regista cult Kevin Smith (ricordate Clerks?). Un film di genere in bilico tra thriller, horror e splatter movie, che vede tra i protagonisti Michael Parks, Justin Long, Genesis Rodriguez, ma soprattutto l’ex enfant prodige del Sesto senso Haley Joel Hosment e un irriconoscibile e sempre geniale Johnny Depp. Non erano presenti né regista né cast, peccato, ma il film ci ha comunque convinto e divertito, con il suo perfetto senso dello spettacolo e la sua inquietante estetica della violenza smorzata continuamente da una geniale ironia. Smith dopo aver girato Red State, tre anni fa, aveva annunciato il suo ritiro dal cinema. Fortunatamente ci ha ripensato.

Chi non sembra voler in nessun modo lasciare le scene e continua con disinvoltura ed eleganza a fare cinema, è l’eterna Geraldine Chaplin, arrivata a Roma per presentare l’ultimo film che la vede protagonista, il dominicano Dòlares de Arena. Concedendo un’interpretazione molto fisica e parlando ben tre lingue, l’attrice ci regala un ritratto malinconico ed emozionante alla ricerca di se stessa e dell’amore. La Chaplin però è modesto e non vuole prendersi nessun merito per questa splendida performance: “E’ tutto frutto della direzione dei registi Laura Amelia Guzman e Israel Càrdenas, dai quali mi sono fatta guidare per il bene del film”.

A riscaldare il clima di questa giornata priva di red carpet di rilievo – da segnalare quello de I guardiani della galassia, presentato nella sezione Alice nella città, che senza nessun ospite ha visto protagonista una torta –  sono state le polemiche in conferenza stampa per Marco Risi e il suo Tre tocchi. La pellicola, che racconta le storie di sei attori-calciatori alle prese con i loro sogni e le loro delusioni, vede le donne in ruoli marginali ed è pieno di nudi integrali maschili. Per questo, qualcuno ha accusato il regista di maschilismo durante la conferenza, ma lui ha così risposto: “se racconto un punto vista, non vuol dire che sia il mio. Don Siegel diceva: nei miei film ci sono personaggi un po’ fascisti, ma ciò non significa che sia fascista anche io”. Sono state accuse un po’ esagerate per l’autore di Mery per sempre e Il muro di gomma, e Tre tocchi, sebbene non sia uno dei suoi migliori lavori, rimane un’opera coraggiosa e a suo modo originale.  

A cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net