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Roma: il ragazzo suicida non era gay, strumentalizzata la tragedia

Creato il 28 novembre 2012 da Uccronline

Roma: il ragazzo suicida non era gay, strumentalizzata la tragediaUna tragedia è accaduta recentemente a Roma: un ragazzo 15enne si è suicidato impiccandosi a casa sua. Alcuni quotidiani hanno approfittato della vicenda per diffondere la notizia che sarebbe stato indotto al suicidio a causa degli insulti che riceveva dai suoi compagni di scuola, che lo prendevano in giro per la sua omosessualità.

Notiamo il titolo de Il Messaggero, di Lettera43, di Repubblica e la noiosa predica di Michela Marzano. Immediatamente l’associazione omosessuale Gay Center, attraverso il portavoce  Fabrizio Marrazzo, ha affermato: «si è ucciso perché veniva vessato in quanto omosessuale». Addirittura a Milano è subito partita una fiaccolata per «ricordare il ragazzino romano morto suicida a causa delle vessazioni “perchè omosessuale”».

Peccato che il ragazzo non fosse affatto omosessuale. Lo scrivono i compagni ai direttori dei giornali: «Scriviamo questa lettera di formale protesta per smentire ciò che è stato pubblicato nell’edizione dei quotidiani nel giorno 22/11/2012 riguardo al suicidio di un nostro compagno di classe. Noi, gli amici, abbiamo sempre rispettato e stimato la personalità e l’originalità che erano il suo punto di forza. Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo».

Anche alcuni insegnanti e genitori hanno preso posizione: «vogliamo dire che, all’irreparabile dolore per la sua morte tragica, si unisce un ulteriore motivo di sofferenza, legato al modo in cui la tragedia viene ricostruita, stravolgendo l’immagine di A. A. era un ragazzo molto più complesso e sfaccettato del profilo che ne viene dipinto: era ironico e autoironico, quindi capace di dare le giuste dimensioni anche alle prese in giro alle quali lo esponeva il suo carattere estroso e originale (e anche il suo gusto per il paradosso e il travestimento, che nelle ricostruzioni giornalistiche è stato confuso con una inesistente omosessualità). Per questo crediamo che il modo migliore e più rispettoso per ricordarlo e continuare a volergli bene sia quello di lasciare la sua morte al silenzio, alla riflessione e all’affetto di chi gli è stato vicino». Oltretutto, il famoso profilo Facebook tanto citato dai quotidiani da cui sarebbero arrivati gli insulti al ragazzo, «era una pagina costruita con lui», come ha detto Paola Concia, citata nell’editoriale de Il Foglio.

Rimane la tragedia di questo suicidio e la vergogna per un’ennesima strumentalizzazione da parte della lobby LGBT per mistificare la realtà per potersi mettere al centro dell’attenzione, così come è stato fatto per le numerose finte aggressioni omofobiche inscenate. Un plauso invece ad alcuni portali omosessuali, come Queerblog, che hanno correttamente subito rettificato la notizia, sottolineando che il ragazzo «non era gay», riportando le due lettere sopra citate.


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